Isabella Bufacchi, il Sole 24 Ore 3/3/2013, 3 marzo 2013
LO «SCUDO» NON SI ALZA SE IL GOVERNO È A TEMPO
Lo scudo anti-spread dell’Esm non è alla portata di Governi deboli, senza maggioranza e a tempo. La condizionalità e gli impegni nel Memorandum of Understanding non possono rischiare di essere compromessi subito dopo la firma dall’insediamento di un nuovo Esecutivo. In aprile, con o senza governo, l’Italia sarà chiamata a versare la sua quota della terza tranche di capitale paid-in del meccanismo di stabilità ESM, un intervento dei 17 che ne innalza la potenza di fuoco da 200 a 300 miliardi. L’esborso di aprile, per le casse dello Stato italiano, è di 2,8 miliardi sul totale di 14 miliardi (di cui 5,6 versati nel 2012). Questa operazione in tempi tranquilli sarebbe passata inosservata perchè di pura routine: ora assume un significato particolare. Il fatto che l’Italia abbia o non abbia un governo stabile, duraturo e con una solida maggioranza alla Camera e al Senato non compromette il versamento puntuale del capitale paid-in ma pregiudica un ipotetico percorso di richiesta di aiuto. Stando a fonti bene informate, le istituzioni coinvolte nell’avvio dello scudo anti-spread e alcuni dei Paesi membri dell’euro (prevedibilmente i «core») richiedono che il negoziato per la stesura del Memorandum of Understanding (documento contenente la condizionalità, gli impegni su riforme strutturali e rigore di bilancio sottoscritti dagli Stati che chiedono assistenza) debba essere condotto da una controparte "adeguata": un Governo che sulla base di un mandato democratico sia in grado di concordare per poi implementare e rispettare gli impegni presi. «Quello che si vuole evitare - ha spiegato la fonte - è che poco dopo la firma dell’MoU venga eletto o istituito un nuovo Governo, con una maggioranza diversa dal precedente, che non si senta vincolato dagli impegni presi dall’ Esecutivo uscito di scena». Lo scudo anti-spread dell’Esm, quindi, non sembra alla portata di Governi ad interim, a tempo, di minoranza o di transizione. Questo, almeno in teoria. Nella pratica, nell’emergenza, verrebbe da aspettarsi che, come ha dichiarato il presidente della Bce Mario Draghi, l’Eurozona faccia tutto il possibile («whatever it takes») per difendere il principio dell’irreversibilità dell’euro. Quindi, salvare l’Italia dagli attacchi della speculazione mentre l’Italia, conservando l’accesso ai mercati, risolve l’impasse politico risultato comunque dal processo democratico delle elezioni. Che lo spread tra BTp e Bund schizzi velocemente ai livelli del novembre 2011, portando i rendimenti dei titoli di Stato italiani su tassi insostebili in assenza di ritorno alla crescita, al momento è ancora uno degli scenari meno probabili di trader, strategist e investitori, italiani e non. La situazione è cambiata da allora e all’Italia, grazie ai sacrifici enormi sopportati dai cittadini, è dato atto che sono stati fatti progressi importanti sul fronte del consolidamento fiscale. Lo stesso non può dirsi però per le riforme strutturali a sostegno della crescita, dove c’è ancora molto lavoro da fare. Il voto di protesta degli italiani è concentrato sull’austerity e non è detto che la condizionalità del MoU, nel caso di richiesta di assistenza, contenga ulteriori misure restrittive di disciplina dei conti pubblici. L’enfasi potrebbe essere posta su un’accelerazione vigorosa per migliorare competitività e produttività . Un MoU di questo tenore potrebbe trovare ampi consensi anche nel nuovo Parlamento italiano: ma il problema è un altro. Il problema sta nel "peso" della firma della controparte italiana. Un Governo di transizione, con un arco di vita limitato a pochi mesi e senza il sostegno di una larga maggioranza in Parlamento, esporrebbe i partners europei al rischio dell’arrivo di un nuovo Esecutivo, forte, con maggioranza alla Camera e al Senato ma non allineato ai requisiti dell’ MoU. Le linee precauzionali tengono lo Stato assistito sotto stretto monitoraggio perchè gli impegni presi devono essere rispettati nel tempo. Dare una mano all’Italia non è uno scherzo. Nel caso di crisi di liquidità, lo scudo anti-spread Esm può azionare una linea precauzionale con acquisto di titoli di Stato in asta fino al 50% degli importi raccolti: questo mese per esempio, se lo scudo fosse attivo, l’Esm potrebbe sottoscrivere fino a metà dei titoli in aste a medio-lungo termine da 15-20 miliardi. L’Esm non dispone di questa maxi-liquidità per parare l’emergenza: deve emette bond per raccogliere i fondi da impiegare. L’unica in grado di intervenire tempestivamente è la Bce con le OMTs e acquisti sul secondario dei titoli di Stato, non automatici ma anzi soggetti a sospensione nel caso di mancato rispetto degliimpegni: anche le OMTs dipendono dalla condizionalità dell’MoU.