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 2013  marzo 04 Lunedì calendario

IL BUSINESS ERA CON WOJTYLA

Giovanni Paolo II era un’altra cosa. Altro carisma, altro appeal, altra partecipazione. Soprattutto: “Altri affari!”. Sì, il momento è delicato, i pellegrini si sentono spiazzati, dentro le mura si prepara il Conclave. Ma fuori, quelle mura, è un continuo lamento tra commercianti e ambulanti sul mancato incasso. “Quando è morto Wojtyla si vendevano decine di calendari al giorno. Decine. Ora solo qualcuno, a volte sono anche costretto ad abbassare il prezzo per non perdere il cliente”, spiega un ragazzo accanto a una bancarella. Cifra richiesta: 12 euro per quindici mesi. Ottenuta: otto. Dieci euro per sei rosari. Non solo “Rispetto ai funerali di Giovanni Paolo sono arrivati gli stranieri, in particolare i cinesi a fare i soldi. Guardi lì”. Uno, due, tre negozi di seguito, sono gestiti da stranieri. Tutti e tre a due passi dall’entrata del Vaticano. “Fino a cinque anni fa non c’erano – racconta un altro negoziante –. Poi si sono presentati con delle offerte importanti. Chi c’era prima ha ceduto. Io? Gli ho sparato tre milioni di euro (per circa 50 metri quadri), vediamo. E comunque quelli non entrano dentro i palazzi di proprietà del Vaticano. La Chiesa non li vuole...”. Passeggiate. Qualche turista, poi un gruppo di suore. Di preti. Quasi tutto sono con le spalle alla Basilica di San Pietro, prendono il sole o si mettono in posa per uno scatto. Tanto, dal balcone, non deve spuntare nessuno.

Un avviso attaccato a un palo: affitto attico con terrazzo per seguire il conclave. Tradotto: posti in prima fila per chi vuole vedere la fumata scura o bianca. Il prezzo è semi-segreto , in questi casi la formula recita “a trattativa privata”. Ufficiosamente parlano di qualche migliaio di euro, magari da chiedere a una delle 600 testate giornalistiche che intendono accreditarsi. “Macché, non c’è nessuno! Qui a Borgo è un pianto, chiudono negozi, botteghe, lì all’angolo in poche settimane in tre hanno buttato giù la serranda. Turisti? Ancora con questa favola! Arrivano, guardano, e se ne vanno al volo”, racconta il proprietario di un piccolo mobilificio. “Nel 2005 abbiamo sorriso tutti – continua –. Soprattutto chi affittava posti letto a 500 euro al giorno. Ora sono tutti, o quasi liberi”. “Ratzinger? Senta, ho ordinato magneti, poster, fotografie. Addirittura le piccole teche tonde, quelle che se le rivolti cade la neve. Niente da fare, non so come smaltirle. Si vendono ancora gli oggetti di Giovanni Paolo, poco di Benedetto. Speriamo nel prossimo”. Il coro è quasi unico: vogliono un Papa di colore, per smuovere tutto. Dalla fede agli affari. E alla faccia della profezia di Malachia che dice che il prossimo sarà l’ultimo. Poi solo la fine del mondo.