Marco Politi, Il Fatto Quotidiano 3/3/2013, 3 marzo 2013
SE LA FUMATA BIANCA ANNUNCIASSE UN LAICO
Salutando per l’ultima volta i cardinali, Benedetto XVI li ha esortati a essere “docili all’azione dello Spirito Santo nel-l’elezione del nuovo Papa. Che il Signore vi mostri quello che è voluto da Lui”. Poi, misurando le parole, ha soggiunto: “E tra voi, tra il collegio cardinalizio, c’è anche il futuro Papa...”.
E invece no. Non è detto. Pochi sanno che è nel potere del Conclave eleggere romano pontefice qualsiasi cattolico battezzato. Anche un non-prete. Però non deve essere una donna. E se non è vescovo, deve ricevere l’ordinazione episcopale prima di poter assumere la funzione. Di regola, però, gli eminentissimi fanno la scelta all’interno della loro cerchia. Ma – il caso di Celestino V insegna – è già accaduto che si scegliesse un semplice monaco eremita come era Pietro del Morrone.
La storia di papa Celestino è anche istruttiva riguardo alla lunghezza dei conclavi. Per eleggerlo ci vollero due anni: dalla morte di Niccolò IV, il 4 aprile 1292, alla proclamazione di Celestino V, il 29 agosto 1294. Allora i conclavi si aprivano , si chiudevano, si aggiornavano, si riaprivano a causa delle forte tensioni tra le fazioni ecclesiastiche, che facevano capo alle grandi potenze europee.
IL PERICOLO oggi non c’è più. In ogni caso, una volta iniziato il conclave bisogna portarlo a termine. Papa Wojtyla era preoccupato – o qualcuno gli aveva sussurrato all’orecchio informazioni allarmistiche – che un conclave potesse trascinarsi troppo a lungo. Per questo decise inaspettatamente (e senza nessuna previa consultazione o discussione pubblica) di modificare le regole dell’elezione. Per quasi mille anni la Chiesa aveva eletto i suoi papi con la maggioranza necessaria dei due terzi dei voti. Giovanni Paolo II, probabilmente per impedire che una minoranza riformista potesse bloccare un papabile troppo conservatore, stabilì nella Costituzione apostolica Dominici Gregis del 27 febbraio 1996 che dopo trentaquattro scrutini si potesse fare il ballottaggio dei due candidati più votati: ma con la semplice maggioranza assoluta. Lo spauracchio di un esito del genere convinse nel conclave del 2005 una parte della minoranza, che si opponeva a Ratzinger, di dare i suoi voti al cardinale tedesco. Senza l’innovazione di Giovanni Paolo II, Joseph Ratzinger non sarebbe mai stato eletto.
BENEDETTO XVI ha capito subito che era un errore affidare l’elezione papale ad un colpo di maggioranza, perciò abolì immediatamente la norma instaurata da Wojtyla. In questo conclave è necessaria di nuovo inderogabilmente la maggioranza dei due terzi, anche se i cardinali in caso di stallo prolungato possono – ma non devono – passare al ballottaggio dei due candidati più votati.
Chi entra in conclave? Paolo VI, per ringiovanire i vertici ella Chiesa cattolica, stabilì che i vescovi si devono dimettere a 75 anni e i cardinali – appena compiuti gli 80 – non possono più entrare in conclave e quindi determinare il futuro pontefice. La tagliola dell’età entra in vigore appena muore il Papa regnante O alla data della Sede vacante , annunciata da un pontefice dimissionario. Il cardinale ucraino Lubomyr Husar, che ha compiuto gli ottant’anni il 26 febbraio, è escluso.
É “SALVO”, invece, il cardinale Severino Poletto, che il 28 febbraio alle ore 20 aveva ancora 79 anni (compie gli 80 il 18 marzo), quindi può partecipare. Chi rinuncia volontariamente – come il cardinale O’Brien, dimessosi per l’accusa di relazioni indebite con quattro sacerdoti – non può più entrare in conclave. Ma se un cardinale annuncia che non verrà per malattia e poi cambia idea, può entrare in ogni momento qualora il nuovo papa non sia stato ancora eletto.
Prima i cardinali erano letteralmente prigionieri in un’ala del palazzo apostolico. Adesso vivono nella residenza
S.Marta in Vaticano e per votare vanno a piedi o in pulmino alla cappella Sistina. Niente telefonini o altri aggeggi sono permessi. La schermatura elettronica è totale. Assoluto il segreto sulle votazioni: chi lo viola è scomunicato. Ma alla fine le cose si sanno.