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 2013  marzo 01 Venerdì calendario

“MI MISERO ADDOSSO MASTELLA”

È il 28 dicembre 2012 i pm di Napoli interrogano Sergio De Gregorio, ecco il racconto di come cadde il governo Prodi II all’inizio del 2008.

Sergio De Gregorio: Non voglio giustificare né a voi, né a me stesso di aver ricevuto 2 milioni in nero, ho commesso un reato, non sto... li ho ricevuti... non mi domando perché Berlusconi affidasse al dottor Lavitola la pratica di consegnarmi le tranche di denaro... Io avevo detto al presidente che mi sarebbero serviti tre milioni. (...) Io vedo arrestata la mia segretaria, poverina, non c’entra un cavolo, vedo arrestato l’amministratore delle mie società, mi rivolgo a Ghedini e gli dico: Nicolò, nonostante tu possa pensare che io possa nascondermi dietro all’immunità parlamentare, già adesso ti dico che non voglio candidarmi, perché altrimenti questa storia non finisce, io devo in qualche modo organizzarmi la vita. (...) Vuoi chiedere al presidente se posso avere un aiuto per evitare il fallimento della società “Italiani nel mondo”? E lui mi disse che l’unico aiuto lo avrei potuto avere come partito, e che se avessi pensato di fare la campagna elettorale del 2012 col movimento politico “Italiani nel mondo”, si poteva pensare di rifinanziare il movimento... pm: Che campagna elettorale è? Questa?

Sergio De Gregorio: Questa del 2013, scusi. Perché ad un certo punto, l’idea di finanziare il partito, l’idea di accreditarmi a Medusa come futuro produttore cinematografico, ad un certo punto ... i destinatari delle mie attenzioni (Berlusconi, Ghedini, Verdini, ndr) staccano ogni contatto.

pm: Eh, dico, al di là dello spirito caricatevole, diciamo, che poteva animare Berlusconi, Ghedini e, insomma, i destina-tari delle sue attenzioni, perché avrebbero dovuto accedere a queste sue richieste? Cioè. dico, uno chiede un milione e mezzo di euro... Sergio De Gregorio: Noi abbiamo combattuto insieme una guerra. E di guerra vera si trattava, perché il problema di Berlusconi era immaginare che Prodi, che aveva prevalso per una manciata di voti, dovesse ritornare a casa sua. Prefigurare dal punto di vista politico la ritirata di Prodi, o la possibilità di una caduta del suo governo non era molto difficile, però Berlusconi volle lanciare una cosiddetta operazione libertà. Nel senso che, essendo l’unico a credere che il governo Prodi potesse cadere, voleva individuare il malessere di alcuni senatori che potessero determinare l’evento finale. Cioè, si viaggiava sul voto dei senatori a vita, parlo del Senato, erano costretti a portare a votare gli anziani senatori a vita, compresa la, la, la... la Rita Levi Montalcini. (...) Posso dirivi cosa ho fatto io: a me è stato chiesto se all’Italia dei valori avessi potuto contattare qualcuno e io dissi a Berlusconi che forse il senatore Caforio poteva ascriversi al ruolo degli indecisi e lui: cosa gli puoi offrire? Gli posso offrire di rendersi autonomo e magari gli date un finanziamento alla forza politica di sua espressione. Lui disse: puoi proporgli fino a 5 milioni di euro di finanziamento. (...) Cosa facemmo noi per far cadere il governo Prodi? Ci attivammo intanto. (...) Nel 2007, Prodi mi aveva messo addosso per gestire la mia, il mio carattere difficile, il ministro Mastella. (...) Sottoscritto il contratto con Berlusconi, nel 2006 mi evidenziai come uno capace di gestire la commissione Difesa, fino al punto che Gianfranco Fini che non aveva mai creduto che il governo Prodi potesse cadere, mi telefono e mi disse: alla prossima ti facciamo ministro della Difesa. (...) Io insistetti molto: scusate che senso ha questa roba del nero? Mi venne spiegato dallo stesso Lavitola, che la cifra di 700 mila euro fu indicata per non far irritare Rotondi, la Mussolini e gli altri che avevano avuto sostegni dal partito più o meno equivalente a questo contratto.

pm: Ma l’oggetto vero del patto qual era?

Sergio De Gregorio: Sabotaggio del governo Prodi. Berlusconi aveva promosso una “operazione libertà” per determinare con ogni modo la fine del governo Prodi.

Milita e Fabrizio Vanorio, recapitano alla Camera una richiesta di autorizzazione a procedere di 98 pagine contro Berlusconi che dovrebbe rappresentare la pietra tombale su qualsiasi ipotesi di accordo con un leader politico accusato di corruzione parlamentare.

I pm hanno chiesto l’autorizzazione per perquisire la cassetta di sicurezza - già oggetto di sequestro - presso il Monte dei Paschi di Siena “intestata e in uso all’Onorevole Berlusconi”. I pm chiedono anche di visionare “i tabulati dell’utenza milanese 02...10 riferibile all’onorevole Silvio Berlusconi limitatamente al periodo 23 dicembre 2011-31 gennaio 2012”. È il periodo della visita italiana di Carmelo Pintabona, un imprenditore italoargentino spedito ad Arcore da Valter Lavitola per chiedere 5 milioni di euro al Cavaliere.

L’INDAGINE è iniziata per caso analizzando i flussi dei conti di De Gregorio. La Finanza trova “disponibilità finanziarie riferibili a soggetti vicini alla criminalità organizzata, terminali economici di associazioni di stampo camorristico operanti nella città di Napoli (...) fra le numerose operazioni finanziarie ne emergevano alcune singolari e significative: all’origine e alla fine di alcuni flussi economici che passavano attraverso le società e i conti di De Gregorio si ponevano da una parte, quella iniziale di origine, l’allora capo dell’opposizione Berlusconi ovvero la sua formazione politica e, dall’altro lato, cioé quello di destinazione ultima, soggetti vicini a un’associazione camorristica dell’area napoletana”.