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 2013  marzo 05 Martedì calendario

ROMA — Se qualcuno ancora si stesse chiedendo come mai Beppe Grillo ha vinto le elezioni politiche del 2013, potrebbe trovare le risposte che cerca facendosi un giro su Meetup

ROMA — Se qualcuno ancora si stesse chiedendo come mai Beppe Grillo ha vinto le elezioni politiche del 2013, potrebbe trovare le risposte che cerca facendosi un giro su Meetup. È il Facebook della politica, la trasformazione delle vecchie sezioni di partito al tempo delle rete. La differenza più evidente è che non esistono sedi fisiche: tramite Meetup ci si vede ogni volta dove capita, in un bar, in una sala in prestito oppure a casa di qualcuno. A costo zero o quasi. In questo momento ci sono 865 gruppi di “amici di Beppe Grillo” in 711 città di tutto il mondo, comprese Londra, Parigi, Ginevra, San Francisco e Perth, in Australia, dove ci sono «tre cittadini in autoesilio volontario». Alcuni meetup sono vecchi di otto anni, gli ultimi dieci sono appena nati, fra il 1 e il 2 marzo. Complessivamente si tratta di oltre centoventimila cittadini che si impegnano sul loro territorio per quello che considerano essere il bene comune: acqua, rifiuti, ambiente, trasparenza della politica. La seconda differenza con molte sezioni di partito è che i meetup sono attivi davvero. Solo nello scorso weekend attraverso questa piattaforma sono state organizzate riunioni fisiche in oltre 250 luoghi. L’elenco completo è impressionante: ci sono tutte le grandi città, ma anche decine di comuni minuscoli, aree rurali, zone montane. Una capillarità che ricorda quella che i partiti avevano una vita fa. Se poi uno volesse farsi una idea sulla cultura dominante nei meetup, sulla famosa antipolitica, potrebbe restare stupito di trovare fra le icone anche quella del presidente della Repubblica Sandro Pertini che agita il pugno in un momento d’ira. Sono passati trent’anni da quella foto: probabilmente sferzava i partiti. Senza i Meetup non ci sarebbe stato il moVimento 5 Stelle e senza l’attentato alle Torri Gemelle dell’11 settembre 2001, non ci sarebbe stato Meetup. Il suo fondatore, Scott Heiferman, ai tempi viveva ad un paio di chilometri di distanza da quello che sarebbe diventato Ground Zero. Era uno startupper digitale della prima ora, convinto che con Internet le comunità locali non contavano più nulla. Dopo il crollo delle Torri, rimase stupefatto di scoprire che i newyorchesi sopravvissuti non si ignoravano più: adesso si salutavano e si aiutavano. Volevano incontrare i loro vicini. Lì nacque l’idea di usare Internet per far crescere le comunità locali: per far incontrare le persone con interessi comuni. Nove mesi dopo era nato Meetup che non serve solo alla politica, anzi, ma che in undici anni ha giocato un ruolo imprevedibile nella politica americana che è utile accennare per capire quello che sta capitando in Italia. Secondo Micah Sifry, presidente del New York Tech Meetup, se si fa eccezione per il forte utilizzo che ne fece il candidato democratico Howard Dean nel 2004, con il tempo Meetup ha favorito la formazione di movimenti alternativi quando non apertamente antagonisti al sistema: e quindi Occupy Wall Street e sul fronte opposto il Tea Party. Due numeri a confronto rendono l’idea: ci sono 71 meetup che fanno riferimento al presidente Barack Obama, e più di 700 che si richiamano al Tea Party mentre ben 3007 comunità sono tuttora riunite sotto la bandiera di Occupy Together. Chiosa Sifry: «È improbabile che da Meetup emerga un candidato presidenziale, ma la piattaforma sta giocando un ruolo ancora più importante: portare nuove voci nel dibattito politico. E in un paese dove spesso le differenza fra democratici e repubblicani sono difficili da individuare, questa è una cosa buona per la democrazia». In Italia i Meetup degli Amici di Beppe Grillo sono nati a partire dal 2005 quando la pressione sul blog beppegrillo.it si è fatta insostenibile: i meetup sono stati un modo per canalizzare e non disperdere le migliaia di commenti che seguivano ogni post del leader e la voglia di partecipazione attiva a livello locale. È da allora che Damien Lanfrey, un giovane ricercatore italiano di stanza alla City University di Londra, si è messo a studiare da vicino la trasformazione di un blog in un movimento civico. Il lavoro è durato sei anni, ha prodotto molte relazioni accademiche approfondite ed oggi, guardandosi indietro, Lanfrey dice che “Meetup, nonostante i difetti della piattaforma, ha permesso ai grillini di sviluppare ogni volta una agenda locale diversa che con il tempo è diventata attivismo”. La ragione del successo politico sarebbe da rintracciare quindi anche qui in quello che Lanfrey chiama l’ingaggio con la cittadinanza: «Otto anni di reale e costante ingaggio. Dalla assidua e spesso colorita presenza nelle piazze delle città ad un legame costruito fianco a fianco con il mondo dell’associazionismo che, tradizionalmente più vicino ad un ecosistema di sinistra, ha trovato nel Movimento un supporto credibile, duraturo e spesso strategico». No, lo tsunami non è arrivato a sorpresa.