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 2013  marzo 03 Domenica calendario

IMU, QUELLA PROMESSA A PREZZO SCONTATO

on ho mai speso tanti soldi di bollo nemmeno per le lettere spedite alle fidanzate, scherzava Silvio Berlusconi in televisione durante una delle ultime trasmissioni della sua campagna elettorale. E certo 360 mila euro sono una bella cifra. Perché se davvero il Cavaliere ha mandato agli italiani 9 milioni di lettere con su scritto «Avviso importante - Rimborso Imu 2012», è quello il conto dei francobolli. O di quello che c’è al loro posto. Dove si legge: «Posta prioritaria Pro - Poste italiane - Tar. Rid. L. 515/93». Significa che è stata pagata la tariffa ridotta prevista per la propaganda elettorale dalla legge del dicembre 1993, per capirci quella approvata per parare il colpo del referendum radicale dello stesso anno contro il finanziamento pubblico dei partiti. Grazie a quel provvedimento, spedire una busta contenente materiale propagandistico costa 4 centesimi anziché i 70 della normale posta prioritaria. Per inciso, i 4 centesimi corrispondono, con un lieve arrotondamento, alle 70 lire fissate come tariffa agevolata per la politica vent’anni fa. In un Paese nel quale il finanziamento pubblico dei partiti, alla faccia del referendum di cui sopra, è lievitato in quel periodo di ben 11 volte, non si è sentito nemmeno il bisogno di allineare quel privilegio postale, peraltro ingiustificato, al costo della vita. Pensate un po’...
Se soltanto si fosse adeguato all’inflazione, il prezzo dell’affrancatura «politica» non dovrebbe essere inferiore a 6 centesimi. Sempre una miseria, d’accordo, ma non è una differenza da poco. Perché in questo caso chi ha spedito quei 9 milioni di avvisi propagandistici avrebbe dovuto spendere per i francobolli 540 mila euro invece di 360 mila. Tanti soldi davvero, anche se è un bel risparmio rispetto ai 2 milioni 520 mila euro che in teoria un privato cittadino non impegnato in campagna elettorale dovrebbe spendere per inviare tutte quelle lettere con lo sconto normale previsto per le spedizioni «massive».
Vi chiederete: i 2 milioni 160 mila euro di differenza chi ce li mette? Ce li mette lo Stato, naturalmente, che in occasione delle elezioni stanzia una certa cifra per compensare le Poste delle agevolazioni fatte per legge ai partiti. Cioè gli stessi contribuenti cui è stato promesso il rimborso dell’Imu hanno pagato per avere quella promessa. E magari gli è capitato di presentarsi agli sportelli credendo di poter riscuotere subito, dopo aver letto la frase in neretto e perfetto stile ministeriale con la quale si apre la lettera: «Modalità e tempi per accedere nel 2013 al rimborso dell’Imu pagata nel 2012 sulla prima casa e su terreni e fabbricati agricoli». Quanti poi hanno letto quello che era scritto in corpo minuscolo in fondo alla lettera? «I suoi dati sono presenti nella banca dati di Cemit interactive media spa». E’ una società con sede a Torino che gestisce una grande banca dati di indirizzi dei cittadini italiani e si occupa di «direct marketing»: tecnica che prevede invio di comunicazioni commerciali per posta cartacea ed elettronica, o anche per telefono, televendite, telemarketing, l’inserimento di coupon nelle riviste… Fattura una ventina di milioni l’anno, ed è di proprietà della Mondadori, la casa editrice del Cavaliere. Sorpresa!
Sergio Rizzo