Aldo Grasso, Corriere della Sera 03/03/2013, 3 marzo 2013
L’UMILIAZIONE DI ANGELA, DESTINATA A NON FINIRE PIU’
Ancora adesso, il video in cui Silvio Berlusconi chiede alla dipendente di Green Power «Quante volte viene?», è tra i più cliccati in Italia. Curiosità fra i visitatori, certo, indignazione, ci mancherebbe, ma anche una buona dose di piacere nel vedere qualcuno mortificato dal doppio senso, visto che ci rassegniamo più facilmente all’inopportuno che all’opportuno.
Così Angela Bruno è sbottata, si è accomodata nel salotto di Michele Santoro e ha ricostruito con sdegno la scena: «È normale che un nonno mi chieda quante volte vengo e poi si gira e mi guarda il c...?». Più la scena prendeva corpo, più Angela schiumava rabbia: «È stato detto che io abbia "gradito", anzi, che io fossi "onorata" di quelle attenzioni di Berlusconi e io vorrei sapere come fa un giornale a fare una notizia così falsa?». La signora ne ha anche per Giancarlo Galan che in un’altra trasmissione avrebbe dichiarato di essere in possesso di alcuni messaggi in cui Angela si dice gratificata dalle avances di Berlusconi: «Ho risposto al signor Galan che voglio vedere chi gli ha dato l’autorizzazione a diffondere messaggi privati perché questa persona ha palesemente violato la mia privacy». Poi l’accusa più pesante: «Berlusconi ha inviato Galan ad Agorà per minacciarmi, intimidirmi, tramite degli sms che doveva rendere pubblici. Questa a casa mia si chiama mafia. Sono stata calpestata. Quest’uomo mi ha messo contro qualsiasi».
Angela vorrebbe infine che Berlusconi le chiedesse pubblicamente scusa, ma le scuse tardano ad arrivare. E con i datori di lavoro i rapporti hanno preso una brutta piega.
Anche se in molti tendono a intravedere nel gesto di Berlusconi l’ennesima manifestazione di un umorismo da bar, ruvido e ammiccante, indegno di un gentiluomo ma tipico di un venditore, Angela rischia di essere umiliata una seconda volta. Da una battuta volgare e dalla sua reiterazione in Rete, non c’è dubbio, ma anche dal destino che l’aspetta: diventare vittima dell’infernale meccanismo televisivo, trasformarsi in personaggio, essere ancora chiamata a raccontare l’accaduto. Le scuse, quelle vere, non arriveranno mai: chi offende non perdona mai all’offeso.
Aldo Grasso