Francesco Grignetti, La Stampa 4/3/2012, 4 marzo 2012
«IL PROFESSORE NON PUO’ RESTARE A LUNGO»
Inutile illudersi, la Seconda Repubblica è davvero morta. Nel senso che mai come questa volta emerge il ruolo che la Costituzione riserva al Capo dello Stato. L’annuncia al «suo» mondo anche il costituzionalista Stefano Ceccanti, senatore Pd ancora per due settimane: «Fassina - scrive su Twitter - crede di essere il presidente della Repubblica con diktat su incarichi e scioglimenti. Fino a prova contraria l’art 92 esiste ancora, incarichi e nomine li fa Napolitano».
«Forse non era mai successo prima - osserva Valerio Onida, presidente emerito della Corte costituzionale che un risultato elettorale non netto coincidesse con la scadenza del mandato del Quirinale, ma sono due problemi diversi». E adesso? «Il Presidente può e deve dare l’incarico al più presto e dopo ci può essere una fase più o meno lunga di ricerca di accordi politici». «Premesso che è saggio - ragiona ad alta voce un altro ex presidente della Corte quale Antonio Baldassarre - concedere ai partiti un periodo di riflessione, questo non può essere infinito. Gli affari correnti sono un tale limite all’esercizio di governo, che prima si fa e meglio è. Anche perché incombe la crisi economica».
E’ l’opinione anche di Cesare Mirabelli, anch’egli ex presidente della Consulta: «L’attuale situazione è transitoria, non solo temporanea. Non si può restare a lungo con un governo senza la pienezza dei poteri. Oltretutto, con l’insediamento delle nuove Camere, sarebbe evidente il «disallineamento» con chi ha avuto la fiducia da un Parlamento che non c’è più».
Per quanto tempo Monti può dunque restare a palazzo Chigi? «Nella Costituzione non c’è nessun vincolo - risponde Mirabelli - ma i pochi precedenti sono di due-tre mesi. Dopo di che, se non c’è un governo, si deve andare di nuovo ad elezioni perchè la fisiologia del sistema implica un rapporto di fiducia tra governo e parlamento». Gli fa eco un altro ex presidente della Consulta quale Alberto Capotosti: «Non è previsto che ci sia un vuoto di governo. Infatti Mario Monti è ancora in carica per disbrigare gli affari correnti e così sarà fin quando non ci sarà un altro presidente del Consiglio. Poi può anche accadere che il presidente designato sia battuto al voto di fiducia, ma il Capo dello Stato avrebbe già firmato il decreto con cui si accettano le dimissioni dell’uscente e si nomina l’entrante». E Baldassarre: «La differenza sostanziale con le alchimie della Prima Repubblica è che qui non si vede neanche la coalizione potenziale. D’altra parte non avrebbe senso tornare a votare con questa legge elettorale. Pd e Pdl non hanno voluto fare la riforma; ora si accorgeranno della miopia di quella scelta». Questa volta il ricambio di Parlamento si sovrappone al ricambio del Quirinale. E il cosiddetto “semestre bianco” impedisce di tornare a votare negli ultimi sei mesi di mandato presidenziale. «Ma al più tardi ai primi di maggio - avverte Capotosti - avremo un nuovo Presidente. Per l’elezione di Giovanni Leone, che fu la più laboriosa, non s’è andati oltre i dieci-quindici giorni».
Il professor Onida vede una sola possibilità: «Un accordo tra Bersani e Grillo. Se quest’ultimo ci sta, Bersani alla Camera non avrebbe problemi e al Senato sarebbe sufficiente che i grillini si astenessero. In questo modo non voterebbero la fiducia, ma permetterebbero al nuovo governo d’insediarsi per poi valutare volta a volta i suoi provvedimenti. Per avere la fiducia, un governo deve avere il via libera della maggioranza dei presenti. Accadde già nel ‘76 con ungoverno Andreotti». Il Pdl potrebbe però opporsi facendo uscire dall’Aula i suoi senatori e così far mancare il numero legale. «Anche questa ipotesi - replica Onida - non è assoluta. Se Grillo ci sta, è sufficiente che 17 o 18 dei suoi senatori restino in Aula, anche votando contro, purché garantiscano il numero legale».