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 2013  marzo 04 Lunedì calendario

GOOGLE ADESSO VUOLE FARE TUTTO CON I PC ALL’INSEGUIMENTO DI APPLE


L’interno del campus di Roma I l nome, Pixel, è un riferimento ai microscopici quadratini che compongono gli schermi. L’obiettivo, però, è grande: Pixel è il primo laptop costruito interamente da Google che segna l’ingresso del motore di ricerca nel settore dell’hardware. Una mossa che alza il livello di sfida con l’eterna rivale Apple e che punta a monetizzare il grande successo ottenuto dai sistemi operativi della casa di Mountain View, Chrome e Android. Presentato attraverso il blog di Chrome - il sistema operativo/browser di Google - dovrebbe essere in vendita da aprile, anche se finora pochissimi l’hanno visto e nessuno l’ha fotografato. Pixel, a quanto è dato sapere, sembra avere tutte le caratteristiche del laptop anti-MacBook. Innanzitutto nel design: la livrea metallica dell’involucro ultrasottile richiama gli ultimi modelli della mela, così come la sobrietà delle linee. A livello di specifiche il dispositivo Google non ha niente da invidiare ai rivali. A partire dallo schermo: Pixel monta un monitor da poco meno di 13 pollici ma dalla risoluzione altissima, 239 pixel per “pollice”. Una densità superiore persino a quella dei famosi schermi Retina di Apple (fermi a 220), da tempo punto di vendita irrinunciabile dei computer della mela.
Google non fa mistero di voler seguire Apple anche in un altro campo: quello della clientela premium, disposta a pagare un poco di più per avere il meglio. «L’obiettivo di Pixel – spiegano dal motore di ricerca - è dare agli utenti la migliore esperienza d’uso ». All’alta risoluzione si aggiungono le capacità touch dello schermo, assenti invece dai portatili di Apple, che non vuole cannibalizzare le vendite della fascia alta di iPad. Per il resto, il primo computer di Google presenta una dotazione da primo della classe: processore Intel core i5, connettività wi-fi e 4g, disco fisso a stato solido da 32 o 64 gigabyte, cui va sommato un terabyte di spazio sulla nuvola regalato per tre anni dal motore di ricerca. Il sistema operativo, invece, è quello di casa: Chrome OS. Anche il prezzo è in linea con Apple: Pixel costerà 1300 dollari nella versione base, per salire fino a 1450 nel modello dotato di connettività 4G.
La scelta di aggredire la fascia alta del mercato è una sterzata nella strategia del gruppo di Mountain View, che si era inizialmente avventurato nel mondo dell’hardware con modelli dal costo contenuto prodotti in joint-venture. Soprattutto Netbook di fascia bassa da 300 euro, e smartphone più convenienti della concorrenza. I Chromebook, portatili basati su sistema operativo Chrome, erano in precedenza prodotti dai partner specializzati: Acer, Lenovo, Hp, Htc. Ma soprattutto Samsung: proprio il successo della coreana ha spinto Google ad inseguire perché i prodotti della casa sono tutti basati su Android o Chrome che sono creature di Mountain View. Un successo per il motore di ricerca, che adesso però vuole monetizzare, come dimostra quanto dichiarato sul blog. «Siamo grati ai nostri partner Samsung, Acer, Lenovo e Hp per il loro impegno», si legge. «Grazie a loro i computer basati su Chrome hanno vissuto un momento eccezionale: il Samsung Chromebook è rimasto ogni giorno al primo posto della lista di laptop bestseller su Amazon, fin dal suo lancio 125 giorni fa, e i Chromebook adesso rappresentano il 10% delle vendite di notebook».
Per Google, riuscire a creare un ecosistema sul modello Apple, in cui ogni dispositivo, dalle smartTv ai tablet passando per i computer, sia in qualche modo collegato, è l’occasione di aumentare le proprie entrate e diversificare il business. Non che Google sia in crisi: però nell’ultimo anno ha vissuto momenti alterni, con una debacle nel terzo trimestre del 2012 recuperata poi a fine anno. Un fase di transizione inevitabile, causata dal fatto che il modello Google sta iniziando a perdere colpi. Proprio a partire dal settore chiave del motore fin dagli inizi: la pubblicità online. Che, a causa dei cambiamenti delle abitudini degli utenti innescato dalla rivoluzione degli smartphone, di cui Google è stata volano, genera ormai margini sempre più ristretti. Il motore peraltro domina ancora, con una quota oltre il 65%, il settore dell’advertising.
Durante il terzo trimestre il numero di clic degli utenti sugli “ads” della compagnia è salito del 33% rispetto allo stesso anno. Sono scesi però gli introiti pubblicitari per ogni singolo clic, che scivolano del 15% confermando un cambiamento di mercato che si sta già facendo sentire nel settore del mobile e ha avuto conseguenze negative anche sui bilanci di Facebook. In sostanza, seppure il numero di ricerche online continua ad aumentare grazie al boom di smartphone e tablet, i margini derivati dalle pubblicità legate alle queries di ricerca sta diminuendo costantemente, ponendo per la prima volta il colosso davanti alla necessità di affrontare il progressivo prosciugamento della fonte principale dei suoi introiti: nel 2011 la pubblicità ha costituito oltre il 90% dei ricavi. Per il 2013, invece, il motore stima che la quota si attesti sul 65%, con il restante 35% legato ad altre attività. Che sono molte: oltre al social network Google Plus, anche l’app Store di Apple e i servizi cloud per il business. I dispositivi possono essere un’importante quarta gamba: anche perché potrebbero usufruire di tutti gli altri servizi offerti dal motore di ricerca. La sfida ad Apple è appena iniziata.