Silvia Fumarola, la Repubblica 4/3/2013, 4 marzo 2013
80 DA MILO
L’appuntamento è vago: un bar — scelto da lei — all’obelisco del-l’Eur, dopo il semaforo, di fronte a un locale ormai chiuso. I minuti passano, si scopre che Sandra Milo aspetta da un’altra parte, ma come nelle migliori commedie, si parte col piede sbagliato e si finisce ridendo. Tre ore di chiacchiere, tra lacrime e battute, con la signora che svetta sui tacchi a spillo, gambe bellissime, troppo rossetto fucsia, i capelli biondi un po’ spettinati come Gena Rowlands quando interpreta donne disperate e combattive. L’11 marzo la Milo compie ottanta anni, è un fiume in piena: dal cinema all’amore con Fellini, dalla politica agli anni in Argentina in cui aveva aperto un ristorante «tutto rosa» e cucinava, all’Isola dei famosi. «La gente scommetteva che sarei morta, mia figlia mi voleva far interdire » ride. «Sono una combattente, è stato bello resistere... Non lo rifarei più, ma una volta nella vita, perché no?».
Sandra, festeggia un compleanno tondo, impegnativo.
«I miei compleanni sono stati tutti meravigliosi, si figuri mi sono portata un vestito nuovo da mettere anche sull’Isola. Festeggio sempre, torta e fiori, anche se sono da sola».
Non ha paura del tempo che passa?
«No. Gli anni più belli devono ancora venire. Adesso mi vogliono tutti organizzare la festa, ma non voglio che un compleanno diventi un lavoro, se no non mi diverte più».
Ha votato?
«Da quando è finito il socialismo non ho più votato. Grillo rispecchia la rabbia di tutti, ma i suoi non sanno di politica. Uno ha detto: “Imparerò, come ho imparato a leggere e scrivere”. Ragazzi, ci vogliono anni».
Di Bersani che pensa?
«Le gente percepisce la sua onestà ma anche il suo immobilismo, se avessi uno zio così gli preparerei la colazione il pranzo e gli andrei anche a comprare le sigarette».
Monti?
«È una persona lontana da me, è dotato di un sano cinismo. Non sento mai, da parte sua, l’interesse per le persone».
E Berlusconi?
«L’ho conosciuto, è pieno di difetti, ma mi piacciono le sue qua-lità: a suo modo crede nelle cose che dice. Pensa di essere una specie di salvatore della patria, crede con la sua allegria di poter rallegrare gli altri. In tempi avari di leader ha carisma, nel bene e nel male. Sa rivolgersi alla gente».
Dispensa ottimismo, anche lei è così ottimista?
«Sì. Tante volte con i miei figli litighiamo per questo: “Mamma va tutto male e tu sorridi”. Penso che nella vita tutto abbia una soluzione. Oggi sono serena, non sono più amata e odiata come quando ero giovane e bella».
È stata molto amata?
«Molto. E ho molto amato. Sono passionale e mi sono sempre rivolta a tipi passionali peggio di me. Non ho mai creduto nella fedeltà fisica. A momenti gli uomini ti adorano, sei una dea, poi diventi l’oggetto del loro furore. Ho suscitato grandi gelosie: all’inizio ti senti gratificata poi vivi nel terrore. Non è vero che se uno ti ama ti gonfia di botte. A me è successo».
Quale degli uomini della sua vita l’ha più capita?
«Non credo che nessuno si sia mai sforzato molto di capirmi, ero bella tonta giusta così e non c’era bisogno di approfondire. Ho finito per accettarlo anch’io, ovviamente chiudendo una parte di me, riservandola solo a me e a chi voleva amarla».
Neanche un regista?
«Antonio Pietrangeli è stato uno dei pochi che ha saputo ascoltarmi e raccontare la donna, aveva una grande sensibilità. Aveva scritto per me Io la conoscevo bene e poi lo interpretò la Sandrelli. Scrivendo il film mi chiedeva: questo ti è mai successo? Non sono mai andata a vederlo».
Fellini le ha dato la patente di attrice.
«Con Giulietta degli spiriti ho avuto una specie di rivelazione, ero un’attrice vera. Mi strillava, quanto ho pianto... Una volta gli tirai una ciabattina con le piume di struzzo. Incontrarlo e innamorarmi perdutamente è stato tutt’uno. Un amore così è raro. Lo sa che quando mi ha dato il primo bacio sono svenuta?, e io di baci ne avevo già dati tanti. Federico era basito: “Una donna come te sviene per un bacio?”».
Non si è mai capito bene, per la verità, come questa passione si conciliasse col resto.
«Sapevo le sue storie, non ero gelosa, aveva una grande curiosità per le donne che esauriva subito. Siamo stati 17 anni insieme. Ah, ma lei pensava a Giulietta Masina? Non credo che fosse gelosa, era intelligentissima, molto colta. Mi chiamava “sorellina”, si è seccata solo quando i giornalisti hanno cominciato a dire che ero io “la musa ispiratrice”. Non era vero ma lei la prese male, non ci vedemmo più per mesi. Mi venne un esaurimento terribile, fui ricoverata. Poi la storia è ricominciata».
Si considera, per così dire, una seduttrice naturale?
«Credo di sì. Anche a scuola quando suonava la campanella i ragazzini si precipitavano in corridoio per mettermi il cappotto sulle spalle, mi arrivavano richieste di matrimonio. Ho tanti amici che mi adorano, perché amo le persone».
Secondo lei c’è un segreto per farsi amare?
«Solitamente le persone sono avare di se stesse, invece bisogna darsi molto, amare anche in perdita, non importa. Io sono stata generosa. Mai coltivato l’orgoglio: se un uomo mi piace dimentico i torti subiti. Questa cosa di non fare il primo passo non l’ho mai capita».
Ora è fidanzata?
«Scherza? Agli uomini della mia età piacciono le ragazzine, l’uomo oggi mi fa un po’ pena. Guardi, al massimo possono corteggiarmi i ragazzi. Non vanno bene per me».
Ha avuto una storia d’amore con Craxi.
«Era bellissimo. Amava l’Italia più di ogni altra cosa, aveva principi, valori e è morto a Tunisi, che destino. Gli uomini di potere hanno tante tentazioni, lui era passionale ma le donne lo incuriosivano. Sono socialista da quando avevo dodici anni, volevo capire perché nella mia famiglia erano tutti fascisti».
È cresciuta in una famiglia di donne.
«Papà partì volontario per la guerra d’Africa nel 36, allora abitavamo a Viareggio: io mamma nonna e mia sorella. La grande evoluzione femminile è avvenuta durante le guerre, le donne gestivano tutto».
Dice sempre che sua madre è stata un punto fermo nella sua vita.
«Darei la vita per averla ancora accanto a me. L’ho aiutata ad andarsene, soffriva così tanto. Me l’ha chiesto lei. Eutanasia vuol dire “buona morte”, io dico morte dignitosa. Non mi sono mai pentita. Ho fede, credo in Dio e la vita è incredibile. Quando mia figlia Azzurra è nata sembrava morta ma è tornata in vita grazie all’intervento di suor Maria Pia Mastena. Sta andando avanti il suo processo di canonizzazione ».
Che madre è stata?
«Madre-padre, mi sono sempre occupata dei miei figli e delle loro necessità. Poche regole: si mangia quando si ha fame, i figli vanno amati e basta. Deborah è fantastica, ha un grande senso della responsabilità, Azzurra studia, s’impegna. Ciro è il più generoso, mi assomiglia».
Le piacerebbe tornare al cinema?
«Molto. Ho girato Viva zappatore di Massimiliano Verdesca, a Lecce, un film curioso su un musicista metallaro di provincia. Sono vestita da rockstar, ho i capelli rossi. Una follia. Insomma il regista, invitato al festival del cinema indipendente a Brooklyn, ha vinto come miglior film e io come attrice. Il film è uscito in due sale a New York, e in Italia non si è visto. Che peccato».