Vittorio Macioce, Il Giornale 4/3/2013 (Dagospia), 4 marzo 2013
L’unica cosa certa è che Giorgio Napolitano ci sta mettendo la faccia fino in fondo, il resto è un gioco a perdere
L’unica cosa certa è che Giorgio Napolitano ci sta mettendo la faccia fino in fondo, il resto è un gioco a perdere. È lì, nella sua ultima stagione al Quirinale, e da quando il voto ha ingarbugliato il futuro dell’Italia lui osserva la politica come se fosse davanti a una scacchiera. Sono giorni che ci pensa e ripensa, ma tutte le possibilità sembrano portare allo scacco matto. Non è che non ci siano mosse possibili, e qualcuna sta anche cercando di immaginarla, ma il costo per il mondo in cui è vissuto da sempre, e anche per il Paese, sembra comunque altissimo. L’obiettivo adesso è cercare un governo. I pontieri sono al lavoro, il nome su cui far convergere Pd, Pdl e Monti lo stanno cercando, per arrivare a qualcosa di concreto serve ancora tanta pazienza. Giorgio NapolitanoGiorgio Napolitano Un vecchio campione di scacchi degli anni ’30, Eugene Znosko-Borovsky, sosteneva: «Non è una mossa, anche la migliore, che tu devi ricercare, ma un piano realizzabile». Il dilemma di Napolitano è tutto qui. Una mossa in testa lui ce l’ha. Chiamatelo come volete: governo del presidente, o per le riforme, o per non tornare al voto, per tirare a campare, governissimo, o come sta aspettando di gridare al mondo Grillo grande inciucio. Il problema adesso è capire se ci sono le pedine e lo spazio per farlo. Finora ha fatto questo. Primo passo: sacrificare Bersani. L’uomo della più inutile vittoria di Pirro sta bloccando tutto. È un ostacolo a ogni possibile e disperata sortita. UN PO D ACQUA PER MASSIMO D ALEMA FOTO ANDREA ARRIGAUN PO D ACQUA PER MASSIMO D ALEMA FOTO ANDREA ARRIGA Napolitano gli ha detto in faccia che non vuole un governo di minoranza e al di là dei numeri risicati di fatto oggi Bersani è minoranza. È un uomo solo a cui tutti vogliono fare la festa, avversari e compagni di partito. La seconda considerazione è aver preso atto del fattore Grillo e del suo costo. Napolitano sa che il primo a brindare alla vittoria del governo del presidente è proprio il signor cinque stelle. Le possibilità che tutto questo sia un favore a lui sono altissime. E così sia. Poi si arriva a questioni tattiche centrali. Il Quirinale da giorni ha mosso i pontieri, quelli che nel Palazzo costruiscono intese. I due attori principali, si sa, sono Gianni Letta e Massimo D’Alema. La difficoltà è mettere in piedi un governissimo con la speranza che assomigli a un governo per le grandi riforme. Quasi impossibile. L’obiettivo è farlo durare almeno due anni, ma molti ritengono che se arriva a ottobre è già un miracolo. Si ritiene che soprattutto il Pd alla fine imploda sotto questo peso. Non regge un’altra stagione di tecnici. Non regge gli sputi della base e il gioco facile dei vaffa di Grillo. PIERLUIGI BERSANIPIERLUIGI BERSANI L’aver messo in campo D’Alema forse non aiuta, lui è quello del patto della crostata, è l’anima (nera?) dei vecchi eredi del Pci. Non a caso nel suo partito ci sono tre tipi di risposte. C’è chi dice: è una medicina amara ma è l’unica cosa che possiamo fare. Chi spinge come i «giovani turchi» alla Fassina per andare subito al voto, con la speranza di non vedere Grillo alle stelle. E chi come Renzi pensa che la cosa più saggia da fare è starsene a Firenze e giocarsi la partita quando la tempesta sarà passata. In questa partita i montiani contano poco. A loro tocca dire di sì, ma servono solo al Pd a evitare l’ulteriore vergogna, per loro, di un governo da soli con Berlusconi. È una coperta troppo corta che non nasconde nulla. Vendola continua a sperare in una conversione di Grillo, per fare un governo con lui. Il Pdl, sotto un certo punto di vista, sta messo meglio. Non ha il pallino in mano. È pronto a dare il suo sostegno per salvare il salvabile e può giocarsi la carta delle grandi riforme. Il costo è che Napolitano potrebbe chiedere a Berlusconi, come una sorta di par condicio con il siluramento di Bersani, di fare due passi indietro. Ma da che? Non ha cariche di partito, il segretario è Alfano e convincerlo all’obbligo del silenzio sembra un po’ difficile, soprattutto quando si sente sotto l’attacco concentrico delle procure. IGNAZIO VISCOIGNAZIO VISCO Napolitano spera di salvarsi da questo scenario scegliendo il pedone giusto da portare a Palazzo Chigi. Pensava a un uomo di Bankitalia, ma Visco ha fatto sapere che non si muove per un governo ballerino. A destra hanno interpellato Amato e lo sciagurato rispose: preferirei il Colle. Qualcuno ha fatto il nome di Passera. Il Pdl è poco convinto e poi sembra l’assist giusto per far gridare tutti: ecco il nuovo governo delle banche. Quindi? Ancora gli scacchi. Quando un giocatore riesce a portare, con estrema difficoltà, il pedone alla traversa, cioè alla prima fila avversaria, puoi cambiarlo con un pezzo più potente. E di solito si sceglie la regina. La soluzione è donna. Dicono si chiami Anna Maria Cancellieri.