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 2013  marzo 04 Lunedì calendario

NELL’HOTEL DEI GRILLINI “IL VERBO È CASALEGGIO”


LA CARICA dei grillini conquista Roma in una magnifica domenica di sole. Sono armati di iPad, smartphone, discutono di Facebook e Google+. Alcuni sorridono ( gli uomini), altri hanno il broncio ( le donne).

ALCUNI sorridono (soprattutto gli uomini), altri hanno il broncio (soprattutto le donne). Al piano interrato dell’hotel Saint John, che si chiama così per la vicinanza a San Giovanni in Laterano, i neoeletti del Movimento 5stelle celebrano la loro prima riunione. Seduti in circolo, si scambiano i numeri dei cellulari, scattano foto, si presentano e cominciano a discutere, ma sempre in febbrile attesa dell’arrivo di “Beppe” e dello “staff” che nel loro gergo significa Casaleggio, con il figlio Davide e l’altro collaboratore Filippo Pittarello. «Il Verbo è Gianroberto, decide lui».
Sono 163 deputati e senatori, frutto di una lunga traversata e di una straordinaria vittoria. Tanti giovani, tantissime le donne. All’esterno li attendono decine di giornalisti. Le tv hanno piazzato le telecamere per la diretta, i fotografi non si contano. Nella stretta via Matteo Boiardo, parallela di Via Tasso, dov’era il quartier generale delle SS, le auto in doppia fila bloccano il traffico. L’ingresso in albergo è vietato. La direzione ha piazzato fuori un addetto della Security e un dipendente della reception. Si entra solo con una scusa: mostrando il blister del Moment e mendicando un bicchiere d’acqua, chiedendo informazioni sui prezzi delle camere. Ai grillini l’assedio dei cronisti piace molto. «Dobbiamo prenderli per il culo», propone qualcuno nella sala al -1. La senatrice toscana Laura Bottici risponde ai flash fotografando lei con il tablet la marea umana dell’informazione. La imitano in molti, per poi postare le immagini su Facebook. Il primo punto programmatico di questa riunione sembra sia quello di giocare con la stampa, spiazzarla, opporre il silenzio alle domande, la riservatezza al bisogno di informare. Il depistaggio è uno spasso. «Oggi con Beppe ci vediamo in un casale a Frosinone», scherza un deputato ad alta voce quando si ritrovano in una pizzeria poco lontana dall’hotel. Un’altra deputata propone: «La prossima volta usciamo tutti mano nella mano formando un circolo per sfondare il muro delle telecamere ». Oppure: «Guarda, c’è un giornalista. Gliel’offriamo un bicchiere di vino?».
È una festa e in effetti qualcosa da festeggiare c’è. Cambia la politica italiana con Grillo e i suoi seguaci. La rivoluzione parte da qui, Hotel Saint John, quattro stelle della catena spagnola Eurostars, un edificio moderno con le mura in cortina. Nelle voci che si rincorrono su Twitter apparterebbe al Vaticano e sarebbe esente dall’Imu. Piccolezze. Comunque, i giornalisti entrano, superano i controlli, postano anche loro le foto sui social (vendetta?) e nella sala dei grillini creano un po’ di scompiglio. Diciamo che la partita finisce in sostanziale pareggio.
Oggi non si parla di politica, ma di organizzazione. Solo una voce si alza per indicare un orizzonte, il vero tema di confronto, in attesa del Verbo di “Beppe” e dello “staff”. È quella di Paola Traversa: «La chiusura agli altri partiti non mi piace. Siamo un modello di apertura e la gente vuole sapere che intenzioni abbiamo per il futuro. Altrimenti in 3 mesi svanisce tutto il credito che abbiamo conquistato». Il dibattito è libero. Tre minuti a testa, possono parlare tutti. L’ordine del giorno però viene gestito da Roberta Lombardi e Alessandro Di Battista, grillini romani. Bisogna votare alcuni punti: i forum tematici, la mailing list riservata che viaggerà su Google+, la riunione congiunta dei gruppi parlamentari di Camera e Senato che sarà convocata una volta a settimana. Non c’è un capo. Chi comanda è lontano, arriverà stamattina. «Ma non fate quei musi lunghi quando vi inquadrano in tv — si raccomanda un senatore —. Lavorare al Sulcis è peggio».
La discussione sugli strumenti della comunicazione interna è molto lunga. Come può insegnare agli adulti un ragazzino qualunque, gli sms vengono subito esclusi: roba vecchia e soprattutto costosa. Meglio altre applicazioni, quelle che viaggiano sulla rete. La comunicazione quella vera, però, ossia cosa succede al momento della fiducia, da che parte starà il Movi-
mento, qual è la risposta a Bersani, nell’assemblea dei 163 riuniti al Saint John è un’eco lontanissima. «Aspettiamo Casaleggio ». È lui dalla sua società a gestire il blog che per i 5stelle è sinonimo della linea politica. «Casaleggio ne sa più di noi, ha costruito un impero. Parliamone con Gianroberto e con Beppe », dicono nella sala. Disposti in circolo, votano per alzata di mano. A tratti, la riunione assomiglia ai seminari di Allen Carr per smettere di fumare dove ognuno racconta di sé e alla fine si getta il pacchetto di sigarette al centro della stanza. Nella hall staziona il papà di una deputata neomamma con un bellissimo bimbo tra le braccia che non avrà più di 15 giorni. Un ragazzo
con il computer acceso scrive sul tavolino vicino al bar: o è un turista o un militante autorizzato. I giornalisti infiltrati si nascondono in qualche angolo e fanno finta di non conoscersi perché i capannelli sono sospetti. Si corre il rischio di essere ricacciati in strada. Non entrano telecamere. Non c’è la sfilata delle dichiarazioni all’uscita e questa è una bella novità. Porte sbarrate anche per le tv straniere, anche questa è una novità per Grillo. Per i 5stelle contano davvero, nell’ordine, gli attivisti «che devono sapere tutto di noi», gli elettori «ai quali dobbiamo rispondere». Occhio a «quelli che vogliono avvicinarsi per approfittare del momento», diffidare dei giornalisti «sempre » e semmai non dire la verità. Ma al ristorante la tensione con la stampa si scioglie. I neoeletti brindano a se stessi chiamandosi «cittadini», mangiano una pizza e sorridono, osservano il tavolo dei cronisti e rompono il ghiaccio offrendo un bicchiere. Comincia così una nuova stagione e poi si parlerà anche di come è messo male il Paese, di come uscirne tutti insieme.