Marco Belpoliti, La Stampa 3/3/2013, 3 marzo 2013
I 5 STELLE? GENERAZIONE DI NARCISISTI RIFIUTANO CHI LI INVITA AL SACRIFICIO"
Grillo si mostra ai giornalisti indossando uno scafandro da sciatore: un extraterrestre. Parlo con Gustavo Pietropolli Charmet che da quarant’anni ascolta quegli extraterrestri che sono i giovani, oggi grandi elettori del Movimento 5 Stelle. Psicoterapeuta, ha diretto servizi psichiatrici, insegnato all’università. I suoi ultimi libri s’intitolano: Fragile e spavaldo. Ritratto dell’adolescente di oggi e Cosa farò da grande? Il futuro come lo vedono i nostri figli, editi da Laterza. Il futuro dell’Italia appare incerto; c’è un evidente conflitto tra le generazioni reso manifesto dall’esito delle votazioni.
Professore, Grillo e i suoi elettori hanno mostrato la vera spaccatura che attraversa il paese?
«Vorrei premettere che le mie sono delle considerazioni di uno scienziato sociale, e non è detto che si applichino pari pari ai risultati elettorali. Ma è evidente che è urgente un ricambio generazionale. La gerontocrazia al potere non si è resa conto che le ultime generazioni sono cresciute in un contesto che non guarda più al Padre come una presenza persecutoria, da abbattere e contestare. Non lo vedono più come minaccioso e castrante. Questa era la vecchia autorità. Perciò quando compare un potere che invita al sacrificio, alla rinuncia, Monti con il suo messaggio masochistico, Bersani con il sol dell’avvenir, i giovani non sono molto propensi a dare loro la delega».
Lei ha descritto questa generazione come dei narcisisti?
«Sì, ma non è necessariamente un elemento negativo. Nessuno ha detto loro, come accadeva alle generazioni precedenti, che dovevano versare il loro sangue per la Patria, che dovevano aver fede nelle ideologie, e i ragazzi ci hanno creduto. Oggi in cima ai valori personali e di gruppo sta la realizzazione di se stessi. Hanno in mente un potere accuditivo, attento alla realizzazione della loro felicità. Per questo rispondono non con la rivolta, bensì con il disprezzo e il disinteresse. Reagiscono con il sarcasmo e la presa in giro».
La sera del risultato elettorale gli aderenti del Movimento 5 Stelle si sono trovati in una pizzeria a Roma per festeggiare la vittoria.
«Certo, ma la richiesta di piena realizzazione di sé non esclude grandi ideali. Molti dei valori ecologisti si ritrovano nel M5S, che interpreta in modo nuovo l’etica della responsabilità. Lavorano in piccoli gruppi, legati a realtà locali, a zone di scambio e di discussione nel web; gli anziani utilizzano ancora un modello generalista: finiscono per irridere le nuove generazioni che si affacciano alla politica nazionale».
Ma questo non è il narcisismo che trionfa?
«C’è la realizzazione del proprio sé, ma anche il gruppo, la fratellanza; si chiamano i fratelli a gestire insieme il potere. Se si è vecchi non si riesce a comprendere che bisogna guardare all’agorà, allo spazio collettivo, e contemporaneamente alla realizzazione del sé».
Questo è il risultato del cambiamento prodotto da Internet, dal web?
«Certo. Per quelli che hanno 20 e 30 anni lo scambio cognitivo e affettivo, che avviene nel virtuale, è vero e reale. Nel web si può avere una relazione autentica; può nascere l’amicizia e l’amore. Per chi ha sessant’anni sembra invece una moda, qualcosa di passeggero; non capisce che i corpi lontani gli uni dagli altri riescono ad avere un rapporto come accadeva nello spazio fisico comune. Le relazioni di gruppo, di solidarietà, di lotta, di condivisione, sono nate così, e si sono proiettate dal web al campo elettorale».
Insomma, lei vede dei grandi rischi in tutto questo, ma è sostanzialmente ottimista sulle nuove generazioni?
«Le nuove generazioni sono post-consumiste, più sobrie. Si sono emancipate dalla televisione, che è stata una delle fonti del consumismo. I giovani si fanno la loro televisione, la loro musica, le loro immagini, non aspettano che la rete pubblicitaria le produca per loro. Hanno generato forme affettive e simboliche che prescindono dal passato».
Chi ha il potere cosa dovrebbero fare?
«Ascoltare e capire che c’è un nuovo modo di vivere, di amare, di considerare se stessi e l’altro, di guardare ai bisogni collettivi. Se non lo fanno accentueranno l’impressione dei giovani che il potere attuale è morto. Che non serve dialogare con lui. Ci vuole al più presto un ricambio generazionale, una cooptazione nell’area delle decisioni. Prima che sia tardi».