Jaime D’Alessandro, la Repubblica 3/3/2013, 3 marzo 2013
PRONTI AD ATTRAVERSARE LO SCHERMO
Il futuro ha una data e un prezzo: 13 maggio 2013, 79,99 dollari.
Leap Motion,
la scatoletta da mettere sotto lo schermo del pc o del Mac che promette di mandare in pensione mouse e tastiera, sta per arrivare nei negozi. La notizia, apparsa giovedì, ha fatto il giro del mondo. È un frammento di immaginario collettivo, stavolta per le masse, che potrebbe riuscire dove nessun altro è riuscito prima. E per un motivo semplice: funziona. A tal punto che il progetto ha raccolto oltre trenta milioni di dollari di finanziamenti e quarantamila sviluppatori si sono registrati sul sito per iniziare a creare le prime applicazioni. L’idea vagheggiata da decenni, quella cioè di “entrare” fisicamente nel mondo virtuale, non è più solo un’idea: adesso una porta esiste davvero. La rivoluzione è a un passo. «Si tratta di una trasformazione fondamentale del rapporto fra noi e i computer», spiega Michael Buckwald, fondatore con David Holz dell’azienda che dà il nome al dispositivo, in un’intervista a
C/Net.
Buckwald ha studiato filosofia e scienze politiche. Non ha nemmeno trent’anni e dopo un paio di peregrinazioni fra startup poco fortunate si è buttato quattro anni fa in quest’impresa. Partendo da una frustrazione:
dover lavorare a modelli in grafica tridimensionale faticando con il mouse. I due hanno capito che se fossero riusciti a mettere le mani
dentro
il programma, modellando direttamente con le dita i progetti, la cosa sarebbe stata più semplice.
Il Leap Motion funziona grosso modo come Kinect, il sistema di webcam per la console Xbox 360 della
Microsoft. Grazie a un campo di raggi infrarossi che proietta verso l’alto traduce i gesti in comandi interpretabili dal computer. Il risultato? La possibilità di spostare documenti, aprire file, ingrandire una mappa o una fotografia, agitando le dita davanti lo schermo e sopra il piccolo dispositivo di Buckwald&Holz. Non solo. Volendo può riprodurre le
nostre stesse mani all’interno di uno spazio digitale. Ed è qui che sta la rivoluzione. Bruce Sterling, uno dei “padri” della letteratura cyberpunk con William Gibson, appena un mese fa l’ha indicata come una delle tecnologie più promettenti del 2013. «Qualcosa che ti fa sentire davvero connesso, a differenza della testiera », conferma David Holz.
Si può tirare in ballo
Minority Report,
divenuta l’icona del superamento dei sistemi tradizionali di dialogo fra noi e le macchine. Ma è una rappresentazione parziale di quel che ci aspetta. Ha più a che fare con certi film d’animazione giapponesi: da
Serial Experiments Lain
a
Ghost in the Shell.
Tutti hanno al loro centro l’idea di un mondo virtuale capace di influenzare una realtà nella quale le persone, usando un sistema o l’altro, entrano letteralmente. Sogno antico di un settore sempre e solo proiettato in avanti, che ora si sta realizzando grazie all’abbattimento dello schermo. Anzi no: grazie a semplici sensori di movimento e tecnologie sempre più precise e a basso costo.
«Tutto ciò che è traduzione del gesto in digitale ormai sta diventando facile da mettere in pratica», racconta Matteo Sorci, trentottenne emigrato nel 2000 in Svizzera, dove ha fondato un’azienda all’avanguardia, la nViso, che lavora sul riconoscimento delle espressioni del volto. «Un po’ meno sui movimenti degli occhi, benché pure in quel settore si stiano facendo grossi passi aventi soprattutto per quei servizi destinati ai disabili». La svedese Tobii per esempio sta per lanciare la sua Rex. Anche in questo caso è una barra nera, che consente però di gestire un computer con lo sguardo. E, stando
alle dimostrazioni fatte fino ad ora, sembra ci riesca bene.
Ma è sul movimento che si concentra l’attenzione di tutti. Mentre la Leap Motion discute con i colossi dell’elettronica di consumo per integrare il loro dispositivo nei pc portatili, al Mit di Boston il neolaureato Jinha Lee ha realizzato un sistema chiamato SpaceTop 3d. Un computer
portatile al contrario: lo schermo led è davanti, la tastiera dietro. Le mani si fanno passare attorno al primo, che è trasparente, per maneggiare gli oggetti virtuali o le pagine Web. Un prototipo, a differenza della nuova idea della Sony presentata a New York la settimana corsa. Si tratta del nuovo Eye Toy da collegare alla PlayStation 4, che uscirà entro fine
anno e rappresenta un ulteriore passo in avanti adoperando una doppia telecamera hd. «La nuova, vera, frontiera è la stereovisione» conferma Sorci. «L’elaborazione in tempo reale dei dati provenienti da due telecamere, che permette di stabilire la posizione esatta di chi viene ripreso, come quella del nuovo Eye Toy. Richiede computer relativamente potenti,
ma è molto più precisa di un controller della Wii o di un semplice telecomando dotato di sensori di movimento. E con più precisione e maggiori risorse arrivano nuove esperienze». Quali? Vedere riprodotto il proprio corpo in alta definizione dentro uno spazio digitale, per entrare in contatto con degli avatar o con i personaggi di un gioco di ruolo di massa alla World of Warcraft. Cosa che fino a oggi non è stata possibile per i limiti tecnici dei dispositivi in commercio, dall’attuale Eye Toy a Kinect della Microsoft, che consentono solo alcune forme di interazioni con i gesti e l’uso di un numero limitato di comandi vocali.
E allora più che a
Minority Report
bisogna pensare alla realtà virtuale e a Second Life. Ve lo ricordate? Era quel mondo online lanciato dalla Linden Lab dieci anni fa del quale tutti hanno parlato ma che si è rivelato una bolla mediatica. Ecco, Leap Motion fa parte di una famiglia di dispositivi che potrebbe riportarlo in vita. Perché il sogno di essere fatti di pixel era così forte da suggestionare milioni di persone, ma i limiti tecnici di Second Life così tanti da scoraggiare la maggior parte di loro. Tolte le barriere, rimane il sogno. A portata di mano, appena oltre lo schermo
del nostro pc: una Third Life.