Conchita Sannino, la Repubblica 3/3/2013, 3 marzo 2013
QUESTO È SOLO L’INIZIO DELLA VALANGA ORA DEVONO PARLARE LAVITOLA E GLI ALTRI
A chi diffida della sua verità, o ne teme il peso, consegna una promessa. «Non sono stato reticente con i magistrati. E non lo sarò in futuro. Se uno fa una scelta, va fino in fondo».
Sergio De Gregorio, il senatore che ha confessato di essersi fatto “comprare” da Silvio Berlusconi per tre milioni, vuole riscrivere la propria storia. «Mi sottovalutavano in tanti. Errore». Comincia dal suo corpo. «Io non sono l’omino Michelin della barzelletta che raccontava il senatore Pasquale Giuliano, il puffetto grasso che aveva avuto una fortuna spaziale». Il Cavaliere lo ha «deluso, amareggiato, ma non ho rancore». Solo una nuova visione. Così lancia un’esortazione agli “altri”: parlate anche voi. «Il mondo è cambiato, la valanga è solo agli inizi. Mi auguro che altri facciano la loro operazione di verità». Chi? «Lavitola. Il suo sacrificio, il suo silenzio sono inutili».
Senatore De Gregorio, sta consumando la sua vendetta contro Berlusconi?
«No. Sto portando il mio contributo al rinnovamento, da reo confesso. Berlusconi non ha capito che il mondo sta cambiando. Oddio, non nego che, stando alle urne italiane, per ora ha avuto ragione lui. E se si torna alle elezioni, non credo vincerà Grillo».
Dall’inchiesta che la vede “pentito”, emerge che lei non era l’unico da comprare. Quanti erano gli altri? Chi?
«Parlo di quello che riguarda me. Ma certo vedevo un attivismo enorme. Berlusconi in quel periodo si occupava solo di quello».
Della “campagna acquisti” di deputati e senatori?
«Di quello. L’Operazione Libertà. Tutte le riunioni a palazzo Grazioli erano finalizzate all’obiettivo. Se ne occupavano
in tanti. E Lavitola ha guadagnato le sue buone referenze nell’Operazione. Devo anche dire che l’unico a crederci era Berlusconi. Mi colpì Fini, rassegnato: “Ma facciamoceli questi anni di opposizione. Io e Pier Ferdi, cinque anni, anagraficamente, li possiamo reggere”».
Era alcune Repubbliche fa. Torniamo alla compravendita. Lei parla, tra l’altro, del senatore
Pallaro...
«La situazione di Pallaro non l’ho vissuta personalmente, ma so che era di grande interesse: il suo voto oscillava continuamente. Ecco, mi
auguro che la mia scelta porti altri a fare chiarezza».
É reticente?
«No. Non sono stato reticente e non lo sarò in futuro. Sono un uomo pericoloso, ma perché motivato. Come i crociati ».
Chi potrebbe parlare, e non lo fa?
«Lavitola. E’ in carcere da quasi un anno. Il suo silenzio è inutile e inopportuno».
Magari, dopo le estorsioni di cui è accusato a danno del Cavaliere, l’amico Valter ha spuntato dei vantaggi.
«Ma il sacrificio di sapere che la tua famiglia soffre, e tuo
figlio cresce senza di te, non ha prezzo. Non c’è denaro che tenga».
Il rischio compravendita è in agguato anche oggi?
«E chi può escluderlo, quando si è alla caccia disperata di un voto per andare sopra o sotto? Ma perché: qualcuno può giurare che quanto accaduto in senso inverso nel 2011, parlamentari che lasciavano Berlusconi, non sia stato favorito da promesse di incarichi, nomine? Sa, a volte si è vittima di ciò che si è fatto».
Getta ombre: se tutti sono corrotti, nessuno lo è?
« «Io non sono Al Capone».
Lei è De Gregorio, che ha venduto la sua funzione per 3 milioni. Non basta?
« «Se io non avessi avuto debiti fino al collo, non mi prendevo i soldi a nero da Berlusconi. Ho commesso sicuramente un reato. Ed è una delle cose che ho fatto per evidenziarmi ad un uomo, Berlusconi, nel quale credevo di potermi rispecchiare. Ma sono rimasto profondamente deluso».
Lei è stato anche amico della Cia. La sua prossima vita?
« «Sì certo, ho avuto rapporti importanti con gli americani, ma anche con Capi di Stato del Mediterraneo. Ora devo disintossicarmi. La politica è una droga».
Appena si insedia il nuovo Parlamento e perde l’immunità, per lei scattano gli arresti domiciliari.
«Sono sereno. E non ho chiesto la revoca del provvedimento».
É pronto a pagare, dal tinello di casa.
« «Prontissimo».
Resta un dubbio. Nei suoi recenti incontri con Ghedini, con Verdini e Dell’Utri, lei chiedeva aiuti concreti.
«E solidarietà. Alla fine sono felice per come è andata. Ero andato da Verdini, il 19 dicembre, dopo che avevo già scritto la lettera ai magistrati: ero deciso a lasciare la politica».
Mi lasci indovinare: ha mostrato quella lettera a Verdini.
«Eh be’. Sì».
Non era una pressione. Era una confidenza.
«Volevo che sapessero che facevo un passo indietro».
Traduciamo meglio. Se avesse avuto il denaro, la “solidarietà”, oggi non saremmo qui a parlare della compravendita,
forse.
«Chissà. Forse ha ragione, poteva cambiare qualcosa. Ma, evidentemente, il destino aveva scritto per me un’altra strada».