Filippo Ceccarelli, la Repubblica 2/3/2013, 2 marzo 2013
IL PARADOSSO DEL COMICO-LEADER UN FUSTIGATORE DI BANCHIERI CHE ENTUSIASMA GOLDMAN SACHS
CERTO che è curiosa, la vita: e l’economia dopo le elezioni politiche lo è ancora
di più.
Così ieri il signor Jim O’Neill, che negli ambienti finanziari gode di un certo credito e di suo ha una bella faccia da attore americano, si è prodotto in un singolare commentino e controcorrente spezzando una lancia per il MoVimento 5 Stelle e per giunta arrischiando una scommessa su questa Italia che a quasi tutti, specie al di qua dell’Atlantico, pare sconquassata e sull’orlo del disastro.
Scrive invece O’Neill che il risultato elettorale è «piuttosto entusiasmante » e proprio per via della «particolare attrazione» esercitata dalle liste grilline. E da buon analista si chiede: può questo esito «rappresentare qualcosa
di nuovo?». Posto che il vero problema italiano è l’assenza di crescita, si interroga anche sulle severe politiche che puntano tutto sulla riduzione del debito, ma non solo non lo riducono, ma allontanano anche il sostegno politico da chi le propone.
Al professor Monti, che al mondo finanziario è tut’altro che estraneo e che conosce benissimo O’Neill, saranno fischiate le orecchie. E tuttavia, prosegue la nota, dal punto di vista strategico insistere con le politiche di bilancio non sembra molto intelligente. All’indomani del voto esistono le condizioni per aprire in Italia una fase di novità, e anche di riforme. Valutazione che può sembrare al tempo stesso «strana», come ammette, ed «eccitante».
Non è dato sapere come tale analisi sia stata accolta nel paesino di Sant’Ilario, dove Beppe Gril-
lo vive ormai asserragliato da nugoli di giornalisti, o nella villa toscana dove si è rifugiato. Tutto lascia credere che sia stato contento dell’uscita beneaugurante per il M5S di cui si fatto parte l’industriale della Luxottica Del Vecchio: «Mi sono svegliato - ha detto - e mi sono detto che forse va
bene per l’Italia». Anche sull’ipotesi di una presidenza Grillo è risuonato l’ottimismo imprenditoriale rispetto alla necessità di un cambiamento: «Perché no? Non credo che sia più stupido di quelli che abbiamo avuto fino adesso...».
Ma un conto è Del Vecchio, il
primo ricco che si avvicina al soggetto politico che ha scombussolato i piani dei partiti - e per la verità anche i progetti degli altri suoi ricchi colleghi. Altro conto è il suddetto O’Neill, il quale risulta essere, oltre che l’autore di un saggio sulle opportunità economiche dei paesi emergenti, nientemeno
che il presidente dell’Unità di Gestione (Asset Manager) di Goldman Sachs. O, se si preferisce, di «quell’opera caritatevole - come la definiva con puntuto sarcasmo Grillo qualche tempo fa - di Goldman Sachs».
E a questo punto non si commetterà
l’imprudenza, né l’impudenza,
di lasciar intendere che la potentissima banca d’investimenti americana, la più grande del mondo, sia dietro l’universo grillino. Non è questo, anche se nel braciere del web si sprecano i tizzoni dietrologici che presentano il M5S come un prodotto o un’emanazione di poteri forti, fortissimi, misteriosi, segreti e segretissimi.
La singolarità sta proprio nella circostanza che la Goldman Sachs e più in generale il mondo delle banche è nell’immaginario grillesco un mostro minaccioso che ha prestato i soldi alla Grecia consigliando ai suoi governanti di falsificare i bilanci. «La banca - si legge in un post che Grillo emanò un anno fa - è l’attrice protagonista dei film horror del nuovo millennio. Ha preso il posto di
Alien.
La crisi bancaria del 2008 è esplosa
come un mostro incubato da anni nella società. I veleni tossici» eccetera.
Non che dietro a questa prosa, e a tutta un’iconografia terrificante che campeggia sul blog del M5S, manchino ragionamenti di anche veritieri. Grillo oltretutto, in certi casi, chiede la nazionalizzazione delle banche e non si è mai privato del compito di indicare come tutti i massimi responsabili politici e finanziari di GS, da Monti a Draghi ai presidenti greci, hanno avuto incarichi in quella banca, che si configura dunque come un autonomo potere sovranazionale. Ma il fatto che oggi sia proprio Goldman Sachs a guardare ai nuovi arrivati con simpatia e incoraggiamento, ecco, è una di quelle sorprese che rendono la vita pubblica al tempo stesso ambigua e interessante - e che fa sentire chi la osserva un po’ ingenuo e insieme anche un po’ diffidente.