Giornali vari, 4 febbraio 2013
Anno X – Quattrocentosessantunesima settimanaDal 28 gennaio al 4 febbraio 2013Mussari Marco Imarisio, giornalista del “Corriere della Sera”, ha colto al volo una frase di Giuseppe Mussari: «A essere sincero, se mi facessero domande tecniche sui derivati, non saprei neppure cosa rispondere»
Anno X – Quattrocentosessantunesima settimana
Dal 28 gennaio al 4 febbraio 2013
Mussari Marco Imarisio, giornalista del “Corriere della Sera”, ha colto al volo una frase di Giuseppe Mussari: «A essere sincero, se mi facessero domande tecniche sui derivati, non saprei neppure cosa rispondere». Mussari è l’ex presidente del Montepaschi che, nel 2007, comprò Antonveneta a un prezzo esorbitante. Si fanno risalire a quell’operazione i guai successivi della banca. Mussari ne rivendica in pieno l’opportunità, con l’argomentazione che le valutazioni di oggi non possono essere portate per demolire un’operazione di sei anni fa, quando il mercato era completamente diverso. Respinge invece ogni addebito relativo ai derivati, quei complicati strumenti finanziari con cui il Monte si indebitò sempre di più negli anni successivi per far fronte alla mancanza di soldi.
Magistratura I giudici indagano su tre filoni. Primo filone: Antonveneta, che pochi mesi prima era stata comprata per sei miliardi dal Banco Santander, venne acquistata dai senesi per più di 9 miliardi. Questo sovrapprezzo nasconde una tangente? Secondo filone: le operazioni successive – derivati e un prestito da un miliardo mascherato da aumento di capitale – configurano o no il reato di falso in bilancio e di ostacolo alla vigilanza, dato che furono fatte soprattutto per abbellire il bilancio, nascondere lo stato reale dei conti e garantire ai padroni un qualche dividendo? Terzo filone: è vero o non è vero che all’interno del Monte operava un gruppo che costruiva operazioni tra Londra e la Svizzera concepite in modo che nelle tasche degli stessi funzionari finissero tangenti pari al 5% dei capitali mobilitati?
Lutifin Il testimone-chiave su quest’ultimo punto si chiama Antonio Rizzo, è un funzionario della Dresdner Bank, avrebbe registrato le conversazioni con la controparte italiana e sarebbe pronto a consegnare i nastri agli inquirenti. Gli affari che producevano tangenti ruotavano intorno a una finanziaria di Lugano chiamata Lutifin e spesso si realizzavano secondo il più semplice dei sistemi: si vendeva alla Lutifin un qualsiasi prodotto derivato e dopo un po’ lo si ricomprava a prezzo più basso, spartendosi la differenza rimasta in Svizzera. Dalla provvista così costituita si sarebbe ricavato il 5% per gli impiegati felloni di Siena. Costoro negano tutto, ma la Guardia di Finanza sostiene che, anche per le operazioni mascherate da semplici consulenze, la Lutifin risulta troppo insignificante per poter essere presa in considerazione da colossi come il Monte o la Dresdner. Pure, andando a curiosare al suo interno, risulta che Lutifin, posseduta al 95% dal residente monegasco Giuseppe Dolicardi e al 5% da un altro signore che si chiama Paolo Nalesso e ne è il direttore, ha intermediato per un mucchio di altri colossi, per esempio (secondo l’elenco che ne ha fatto Luigi Ferrarella) 3.500 volte con Ubm/Hvb, 1.141 con Centrobanca, 1.069 con Nuovi Inv Sim Biella, 398 con Banca Popolare Alto Adige, 308 con Bnp Paribas, 182 con Deutsche Bank, 81 con Lehman Brothers e con Bnl, 59 con Banca Imi, 49 con Intesa Bci, 37 con Hsbc, 29 con Jp Morgan, 25 con San Paolo Bank Lux, 22 con Dresdner, 17 con Merrill Lynch, 15 con Citibank, 11 con Ubs, 5 con Mediobanca. Siamo a un nodo imprevisto della corruzione mondiale? Il pm Roberto Pellicano lo pensa e sta per mettere a processo funzionari che avrebbe voluto anche arrestare e lavorano per Royal Bank of Scotland di Londra, Unicredit Hvb di Milano, Banca Cassa Lombarda, Banca Popolare di Lodi, Bnp Paribas, Banca di Credito Cooperativo di Roma, Campisi & C. Sim, Equita Sim. Costoro, a parte le eventuali tangenti, avrebbero agito molte volte con gli stessi obiettivi dei loro colleghi del Monte: truccare i conti per far risultare le rispettive banche più sane di quello che erano. Secondo il rapporto della Finanza, questo secondo tipo di operazioni è ancora più pericoloso di quelle messe in atto solo per intascare denaro: «questi volumi fittizi alterano il corretto andamento del mercato, creano un’apparenza di liquidità artefatta in quanto svincolata da vere logiche di scambio, coinvolgono necessariamente dirigenti delle diverse banche non solo nei servizi finanziari, non di rado in posizione di vertice». Notiamo in conclusione che Lutifin è anche, nella sua attività di intermediazione, abusiva e che, nonostante le dimensioni casalinghe, risulta aver movimentato «34 miliardi di euro in 6 mesi» naturalmente senza possedere minimamente quei soldi, ma solo operando allo scoperto attraverso un conto Unicredit.
Campagna elettorale L’ultima promessa di Berlusconi è quella di restituire agli italiani l’Imu sulla prima casa, un’operazione da almeno 8 miliardi, quattro per la restituzione vera e propria e altri quattro per trovare i soldi che non entrerebbero più nelle casse dello Stato. Si potrebbero mettere insieme questi denari stipulando, tra l’altro, un accordo con gli svizzeri che farebbe recuperare un po’ dell’evasione prodotta dagli italiani che depositano i loro soldi imboscati oltre frontiera. Ma gli esperti dicono che per arrivare a un’intesa del genere ci vogliono cinque anni. E poi non è stato lo stesso Berlusconi a confessare in tv che nulla è possibile per i governi nostrani bloccati come sono da alleati infidi, lungaggini procedurali, leggi e regolamenti impossibili, Tar e giudici costituzionali interventisti, lobbies troppo potenti? E dunque a che serve promettere ciò che non potrà mai essere mantenuto? A recuperare qualche punto sul Pd, evidentemente, in chiara difficoltà di fronte alla campagna fiammeggiante del Cavaliere e al crescere di giorno in giorno della propaganda di Grillo, impegnato adesso in un tour nelle piazze di un’ottantina di città. I sondaggisti dànno oggi il Movimento 5 Stelle nuovamente in recupero, al terzo posto nelle preferenze degli italiani, ma capace forse di installarsi in seconda posizione nell’ultimo tratto di campagna elettorale. Giovedì 21 marzo, a tre giorni dal voto, Grillo sarà quasi sicuramente ospite di Santoro. E il giorno dopo parlerà in piazza San Giovanni a Roma, all’ultimo momento soffiata al Pd dai suoi attivisti.
Alitalia Sabato scorso, 2 febbraio, un aereo Alitalia proveniente da Pisa è finito fuori pista a Fiumicino per 300 metri. Due feriti seriamente, e una trentina di passeggeri contusi per via dei bagagli precipitati dalle cappelliere. Una piccola cosa, se si vuole, ma il giorno dopo dalla carcassa del velivolo – un Atr 742 – sono sparite le insegne tricolori Alitalia (la compagnia credeva di evitare così un danno alla propria reputazione) ed è rimasta visibile solo una piccola scritta YR-ATS piazzata vicino a una bandierina blu-giallo-rossa, il tricolore rumeno. Dal settembre 2011 infatti Alitalia lascia che a coprire le tratte Pisa-Roma-Pisa e Ancona-Roma-Ancona sia la Carpatair, con i suoi velivoli, i suoi piloti e le sue hostess, tutti travestiti però da velivoli, piloti e hostess Alitalia. L’incidente sarebbe avvenuto proprio perché chi guidava e la torre di controllo non si capivano. Carpatair – alla fine protestata - faceva risparmiare, e l’incidente ha perciò nuovamente fatto concentrare i riflettori sui conti poco buoni della nostra ex compagnia di bandiera: passivo di 750 milioni, in cassa talmente pochi soldi che i soci stanno discutendo la possibilità di prestar loro, all’azienda, duecento milioni. Air France sarebbe forse disponibile a comprare, ma, a quanto pare, per non più di un euro.