Giornali vari, 7 gennaio 2013
ANNO X
Quattrocentocinquantasettesima settimana
Dal 31 dicembre 2012 al 7 gennaio 2013
Bersani I sondaggi dicono che Bersani, alleato con Vendola, vincerà le elezioni. I consensi sono in crescita, la quota del 40% appare raggiungibile. Per il 90% i candidati al Parlamento (elezioni il 24-25 febbraio) sono stati scelti col metodo delle primarie, e i risultati hanno favorito per il 60% uomini e donne dell’ala sinistra del partito, quelli che si riconoscono nelle posizioni della Cgil e di Stefano Fassina. Per il segretario, che dovrà attuare per forza una politica gradita anche all’Europa, è un problema. La prima mossa per riequilibrare il partito è stata quella di offrire candidature certe a candidati moderati come il professor Carlo Dell’Aringa, economista e docente alla Cattolica di Milano, Massimo Mucchetti, vicedirettore del Corriere della Sera (ha già lasciato l’incarico), il procuratore antimafia Piero Grasso, che promette di riformare la giustizia, la professoressa Maria Chiara Carrozza, rettore della scuola Sant’Anna di Pisa (è il più giovane rettore d’Italia).
Berlusconi Anche i consensi per il Pdl sono in crescita: Berlusconi impazza in televisione, dove maltratta quelli che a suo giudizio non lo fanno parlare (scontro con Massimo Giletti a Domenica in, rimbrotti a Gianluca Semprini su SkyTg24) e in questo modo ha riportato il partito in zona 20%, con qualche speranza, sempre secondo i sondaggisti, di salire al 22. Aggiungiamo un paio di punti della nuova formazione messa in campo da Ignazio La Russa, Giorgia Meloni e Guido Crosetto (si chiama “Fratelli d’Italia”) e un altro paio di punti de La Destra di Storace. Il centro-destra senza Lega potrebbe quindi puntare a un 26% e con la Lega potrebbe aspirare a un 30-32% (Berlusconi grida che arriverà al 40). Le quotazioni della Lega oscillano al momento intorno al 4%, il che significa che il Carroccio senza Berlusconi potrebbe restar fuori dalla Camera. La base non vuol sentir parlare del Cav, d’altra parte c’è da prendere anche la Lombardia (si vota, sempre il 24 e il 25 febbraio per il rinnovo del consiglio regionale): Maroni punta alla carica di governatore, ma Berlusconi, per appoggiarlo, vuole in cambio l’alleanza alle politiche. Il segretario leghista sta mediando con i suoi e a un accordo, a quanto pare, si arriverà.
Monti Il presidente del Consiglio ha una sua lista che si chiama “Lista civica – Monti per l’Italia” (sono in pratica quelli di Montezemolo, che non si presenta). I sondaggi la accreditano di un 8-10%. È alleata con l’Udc di Casini (4-5%) e con il Fli di Fini (1-2%). Siamo dunque intorno a un consenso complessivo del 15, massimo 17%. Irrilevante alla Camera, ma forse decisivo al Senato se il Pd-Sel, qui, non arriverà a mettere insieme una maggioranza sicura. A Bersani l’alleanza con Monti tornerebbe utile per equilibrare le spinte radicali di Vendola e dei parlamentari filo-Cgil. Monti – che impazza in tv come Berlusconi, al punto da aver provocato un intervento di Sergio Zavoli, presidente in quota Pd della commissione parlamentare di Vigilanza – ha invitato il centro-destra e il centro-sinistra a “silenziare” le estreme, beccandosi repliche risentite da tutt’e due gli schieramenti. Pure, un asse Bersani-Monti pare in prospettiva inevitabile, tanto più che le agende dell’uno e dell’altro si somigliano parecchio (secondo Scalfari sono identiche). Il ministro Passera, al momento cruciale delle trattative, s’è chiamato fuori: non è d’accordo sul fatto che alla Camera il “nuovo soggetto” proceda in ordine sparso, cioè con tre liste, invece che sotto un’unica bandiera.
Grillo I consensi per il Movimento 5 Stelle sono in calo, si parla adesso di una quota dell’11-13%. Non è piaciuto, si dice, l’atteggiamento dittatoriale con cui il comico genovese ha creduto di sanzionare Federica Salsi, rea di andare in tv, e altri che fanno cose che a lui non piacciono («chi non è d’accordo, fuori dalle balle»). Dubbi anche sui destini dei molti soldi del rimborso elettorale.
Ingroia Il giudice Ingroia, che si candida con una lista detta “Rivoluzione civile”, accredita se stesso di un 4-5 per cento dei consensi, ma i sondaggi lo dànno ampiamente sotto la soglia di sbarramento. Potrebbero rinforzarlo Antonio Di Pietro, che i sondaggisti collocano comunque su un binario morto, dissidenti di Grillo, estremisti della Fiom che non si riconoscono nel Pd-Sel. Appena saputo che il procuratore nazionale antimafia Pietro Grasso era entrato nella lista di Bersani, Ingroia ha gridato che si tratta di un uomo di Berlusconi, dato che fu Berlusconi, nel 2005, a nominarlo a quel posto.
Depardieu Il Consiglio costituzionale francese ha bocciato l’idea di Hollande di tassare per il 75% la quota di reddito eccedente il milione di euro l’anno. Due motivazioni: a questo livello di aliquota si tratta non di una tassa, ma di una confisca; in Francia si prende in considerazione di preferenza il reddito famigliare, mentre il meccanismo del 75% era stato pensato per colpire i ricchi individualmente. Cioè: un singolo con un milione e duecentomila euro di reddito sarebbe stato tartassato, una coppia formata da marito e moglie con 600 mila euro di reddito ciascuno se la sarebbe cavata. Il ministro del Bilancio francese, Jérôme Cahuzac, ha detto tuttavia che in settembre la tassa sarà ripresentata, con un’aliquota inferiore al 75% e una struttura che la renda digeribile per il Consiglio costituzionale. Resterà in vigore, però, per tutta la legislatura, mentre prima era stata concepita per durare due anni. Intanto Putin ha offerto a Depardieu, che per non pagare se n’era già andato a Néchin in Belgio, il passaporto russo, e Depardieu, insultato in patria per il suo presunto egoismo, ha accettato con entusiasmo la cittadinanza di quel paese prendendo casa a trenta chilometri da Mosca. Il numero di francesi che ha cambiato cittadinanza, rifugiandosi in Belgio o in posti con un fisco meno esoso, si è quintuplicato.
Patrimoniale È possibile che l’esempio di Parigi spinga il prossimo governo Bersani a un minimo di prudenza. Si sa già che il vincitore probabile delle prossime elezioni vuole mettere una patrimoniale e, stando a quello che ha fatto capire Stefano Fassina, responsabile economico del partito, già collaboratore del ministro Vincenzo Visco e supervotato alle primarie del Lazio, si tratterà di un appesantimento progressivo di uno 0,7% dell’Imu sugli immobili che valgano minimo un milione e 200 mila euro. A un milione e mezzo l’Imu subirebbe un +1% e così via. Sotto la quota del milione e due l’Imu sarebbe completamente abolita. Si parla di esborsi, per i colpiti, di 10-15 mila euro, non si sa se per sempre o una tantum.
Redditometro È stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il decreto relativo al redditometro, cioè alla possibilità per il fisco di incrociare i dati provenienti dalle banche, dal Catasto, dal Demanio, dall’Inps, dalla Motorizzazione, dall’Inail, dalle Dogane eccetera, e verificare se il nostro tenore di vita è compatibile con la nostra denuncia dei redditi. Si dice che, attraverso la rete di computer detta Serpico, l’Agenzia delle Entrate saprà anche se ci siamo iscritti a una palestra o se abbiamo comprato una batteria di pentole di rame. Soprattutto saprà se possiamo permetterci di vivere come viviamo. Dedotto dalle nostre spese un reddito presunto, e verificato che è diverso per almeno un 20% da quello dichiarato, quelli del Fisco ci chiameranno per spiegazioni e se non avremo sufficienti pezze d’appoggio procederanno. Si cominciano a scandagliare redditi e tenori di vita del 2009. Befera, il direttore dell’Agenzia delle Entrate, promette che ci andrà con mano leggera.