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 2012  novembre 19 Lunedì calendario

Anno IX – Quattrocentocinquantunesima settimana Dal 12 al 19 novembre 201210 marzo Il prossimo 10 marzo si voterà certamente per rinnovare i consigli regionali di Lazio, Lombardia e Molise

Anno IX – Quattrocentocinquantunesima settimana
Dal 12 al 19 novembre 2012

10 marzo Il prossimo 10 marzo si voterà certamente per rinnovare i consigli regionali di Lazio, Lombardia e Molise. E quasi certamente si voterà anche per le politiche. Il “quasi” dipende da due condizioni poste da Napolitano: deve prima essere approvata la legge di stabilità; deve prima essere approvata la riforma della legge elettorale. Il centro-destra voleva e vuole assolutamente che si voti in un solo giorno (election day): teme che la notizia delle due sconfitte certe in Lombardia e nel Lazio peggiori poi il suo risultato alle politiche («effetto trascinamento»). Napolitano, dopo un incontro al Quirinale con Schifani e Fini, presidenti di Senato e Camera, ha concesso la data del 10 marzo come “election day” a patto che il Parlamento approvi quello che deve approvare. Se per esempio la legge elettorale non fosse riformata, non ci sarebbe election day e le politiche si terrebbero il 7 aprile. La scadenza naturale della legislatura è al 15 aprile, quella del settennato di Napolitano al 15 maggio.

Montezemolo Sapere la data delle elezioni ha messo le ali a partiti e movimenti. L’iniziativa più vistosa l’ha presa Montezemolo. Convocata sabato 17 novembre una kermesse a Roma del suo movimento “Italia futura”, ha reso esplicito il suo appoggio a Monti: «Noi non stiamo più in tribuna, ma scendiamo in campo per la ricostruzione del Paese: Monti può fare il lavoro di ricostruzione in Italia e in Europa meglio di chiunque altro. Ammetterlo non è un segno di debolezza ma un’assunzione di responsabilità. Chi meglio del premier? [Noi siamo qui] per dare fondamento democratico ed elettorale al percorso iniziato dal governo Monti». Casini, sostenitore di Monti fin dal primo minuto, ha apprezzato senza annunciare convergenze (c’è un problema di leadership). Monti ha risposto in due tempi: prima, parlando alla Bocconi, ha detto: «Nessuno mi domanda impegni e oggi non do nessun impegno», dichiarazione in cui la parola chiave è “oggi”. Poi, dal Kuwait dove si trovava domenica scorsa, ha sostenuto di «non poter garantire per il futuro»: cioè non può giurare che il governo futuro, formato dai partiti, sarà in grado di «continuare a garantire crescita, giustizia, lotta a corruzione e lotta all’evasione». I sondaggisti concordano nella previsione che un movimento politico “Per Monti premier” potrebbe raccogliere il 20 per cento dei consensi.

Israele Da molte settimane, ogni giorno, i palestinesi di Hamas sparano da Gaza missili contro le città israeliane di Sderot, Ashkelon, Ashdod. In genere senza riuscire a colpire nessuno, ma seminando il panico tra la popolazione e costringendo decine di migliaia di persone a vivere nei rifugi. Mercoledì 15 novembre gli israeliani hanno reagito: un’incursione mirata sulla Omar al-Muktar, il corso principale di Gaza, ha centrato la Kia grigia su cui viaggiavano Ahmed al-Jabari, suo figlio di 12 anni e due miliziani islamisti. Tutti inceneriti. Al Jabari era un guerrigliero mitico dei palestinesi: aveva tra l’altro custodito per quasi sei anni, riuscendo a non farsi mai localizzare, il soldato israeliano Shalit. Questa esecuzione clamorosa è stata accompagnata da una ripresa dei bombardamenti sulla Striscia, avente lo scopo chiaro di distruggere gli arsenali missilistici che Hamas ha riempito in questi anni soprattutto con razzi passatigli da Teheran. Il bombardamento continua mentre scriviamo e ha provocato finora una sessantina di vittime, tra cui – secondo fonti palestinesi – molti bambini, donne, anziani. È in corso un’intensa attività diplomatica per ricomporre il conflitto, ma si teme che il premier israeliano Benjamin Netanyahu dia da un momento all’altro l’ordine di invadere la Striscia con i carri armati. Trentamila soldati sono stati ammassati sul confine, 75 mila riservisti sono stati richiamati alle armi. Il Cairo ha richiamato il suo ambasciatore a Tel Aviv, lo stesso hanno fatto gli israeliani con il loro rappresentate nella capitale egiziana.

Ragioni Per capire quanto sta accadendo in Medio Oriente, si tenga conto di quanto segue:

• Da Gaza si va in Egitto attraverso il valico di Rafah. Mubarak lo teneva chiuso, l’attuale presidente Morsi lo ha fatto riaprire. Potremmo considerare la Striscia di Gaza una sorta di provincia egiziana, e infatti è al Cairo che si svolgono anche adesso le trattative per arrivare a una qualche pacificazione. La primavera araba ha spazzato via la dittatura di Mubarak, che era un freddo amico di Israele, e l’ha sostituita con un presidente eletto, Morsi, che viene dalle fila dei Fratelli musulmani e non ha per definizione simpatia per gli ebrei. La palestinese Hamas, che di Israele vuole l’annientamento, può essere considerata una filiazione dei Fratelli musulmani egiziani. I quali, in quel contesto, sono addirittura da considerare moderati: c’è un’ala salafita che li spinge a denunciare i vecchi accordi di Camp David e a riaprire il fronte di guerra. I salafiti sono la longa manus di Teheran, che infatti regala missili ad Hamas. Per gli ayatollah, una guerra nell’area sembra la garanzia più certa di sopravvivenza. Gli ayatollah hanno problemi economici seri, per via delle sanzioni, del divieto occidentale di comprar petrolio da loro eccetera. Una guerra nell’area sembra a portata di mano con quello che sta succedendo in Siria e con le inevitabili ricadute di quella guerra civile in Libano. Una parte consistente dei ribelli siriani è formata da fondamentalisti islamici, tanto decisi quanto feroci.
• D’altra parte il presidente egiziano Morsi ha un disperato bisogno di soldi, e questi soldi non possono venire, almeno a breve, che dagli americani. A una serie di dichiarazioni roboanti contro Israele non può far seguito, di fatto, che una politica di pacificazione. Obama, mentre vieta a Tel Aviv di attaccare Teheran, esige che la tensione nell’area cali il più velocemente possibile.
• In Israele si vota a gennaio, e a Netanyahu i bombardamenti su Gaza – approvati anche dagli intellettuali del Paese generalmente pacifisti come Yehoshua e Amos Oz – servono per concentrare intorno a sé il sentimento patriottico del Paese e rendere più difficile il formarsi di una coalizione alternativa (in Israele, cinque milioni e mezzo di abitanti, l’opposizione è molto frantumata).
• I palestinesi sono di fatto divisi in due nazioni: la Striscia di Gaza, controllata da Hamas, e la Cisgiordania, nelle mani del Fatah e di Abu Mazen. Queste due fazioni sono nemiche tra di loro. Abu Mazen sta per ottenere dall’Assemblea dell’Onu il riconoscimento, come stato, della Palestina (la Palestina come stato formalmente non esiste). Appuntamento previsto per il 29 novembre. Sarà un grande successo per il Fatah, che quelli di Hamas hanno assolutamente bisogno di oscurare.

Manifestazioni Aderendo a un’iniziativa europea contro l’austerità, mercoledì 14 novembre la Cgil ha promosso manifestazioni in 87 città a cui hanno partecipato però soprattutto studenti, e spesso studenti minorenni facilmente infiltrati da male intenzionati. I numerosi tentativi di uscire dai percorsi stabiliti – con lancio di oggetti contro gli agenti - sono stati bloccati dalla polizia anche a manganellate e fumogeni, specie a Roma, Milano, Torino. Parecchi feriti, otto arresti. Foto di ragazzi con le facce piene di sangue hanno fatto il giro del web. Sabato, al Palazzetto dello Sport di Rimini, il ministro dell’Interno Anna Maria Cancellieri è stata fortemente contestata da 1.500 studenti. Intanto, fuori dalla Bocconi, altri esponenti dei centri sociali contestavano Mario Monti. “La Repubblica” ha creduto di mettere sotto accusa la polizia mostrando che durante la manifestazione di Roma erano stati sparati candelotti dalle finestre del ministero della Giustizia in largo Arenula, insinuazione smontata poi dai filmati e dai carabinieri: le scie di fumo dalle finestre erano dovute a proietti in caduta che erano stati sparati per errore troppo in alto.