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 2013  marzo 04 Lunedì calendario

Cosa potrebbe succedere se domattina una banca, un’assicurazione, o una società di revisione dovesse impugnare davanti al Tar i provvedimenti di vigilanza della Consob nell’ultimo anno e mezzo in quanto potenzialmente illegittimi? La possibilità non è peregrina, poiché il direttore generale Gaetano Caputi ha una collezione di incarichi incompatibili con il suo ruolo

Cosa potrebbe succedere se domattina una banca, un’assicurazione, o una società di revisione dovesse impugnare davanti al Tar i provvedimenti di vigilanza della Consob nell’ultimo anno e mezzo in quanto potenzialmente illegittimi? La possibilità non è peregrina, poiché il direttore generale Gaetano Caputi ha una collezione di incarichi incompatibili con il suo ruolo. L’art.2 della legge 216/74 dice: «dal personale in servizio presso la Commissione è in ogni caso fatto divieto di assumere altro impiego o incarico o esercitare attività professionali, commerciali o industriali». La Consob è l’unica autorità ad avere per legge l’ordinamento della Banca d’Italia. Vi immaginate Visco o Saccomanni collezionare incarichi? Bene, Gaetano Caputi, stretto collaboratore di Tremonti nei governi Berlusconi, nel 2001 diventa professore ordinario alla scuola superiore dell’Economia e delle finanze (quella scuola dove insegna anche Marco Milanese, e i cui docenti sono stati parificati ai professori universitari per decreto). In data 6 aprile 2011 Caputi viene nominato segretario generale della Consob, e quindi questo incarico, secondo legge, lo dovrebbe perdere. Invece risulta che nel frattempo ne ha accumulati altri: dal 24 settembre 2009 è componente della Commissione di garanzia per l’attuazione della Legge sullo sciopero nei servizi pubblici essenziali. Vuol dire che il Prof. Caputi, oltre ad essere l’interfaccia fra i sindacati e i soggetti vigilati, da una parte è la naturale controparte dei dipendenti della Consob in caso di contrasti sindacali che possono sfociare anche in mobilitazioni ed in scioperi all’interno dell’Istituto, e dall’altra, come componente della Commissione sul diritto di sciopero, è chiamato ad accertarne all’interno le irregolarità, ed a comminare le relative sanzioni. Inoltre è stato fino a maggio 2012 consigliere della Difesa Servizi Spa, che tra le altre cose bandisce gare cui partecipano società quotate, cioè soggetti vigilati della Consob. Nel 2011 risultava socio della Geco S.r.l., e fondatore della GML, società private che dispensano consulenze anche in materia di riciclaggio (231/2007), che come noto riguardano una lunga lista di soggetti vigilati della Consob. La notizia però è trapelata sulla stampa e in tempo reale ha prima ceduto le quote di queste società alla moglie, e poi liquidate. Un’avidità che non gli ha impedito di proseguire la carriera visto che a luglio 2011 Caputi, cumula a quello di segretario generale l’incarico di direttore generale che poi assumerà a settembre dello stesso anno, con un emolumento di base di circa 300.000 euro, ma in molti sostengono arrivi a 400.000 euro, a cui si sono aggiunti i 180.000 euro per l’attività di professore, e 90.000 come componente della Commissione di garanzia sullo sciopero. Non è invece noto il compenso percepito come consigliere della Difesa Servizi Spa. Il problema è che il dipendente Consob può fare una cosa sola! Vegas, messo sotto pressione, in violazione della legge, cambia l’ordinamento interno, in modo che Caputi possa rimanere professore fuori ruolo alla scuola superiore dell’Economia e delle finanze, e pensa di risolvere la questione vietando a Caputi di percepire l’emolumento della Commissione sullo sciopero. Ma Caputi non rinuncia a nulla ed ha impugnato il provvedimento davanti al Tar. La Federconsumatori, preoccupata dell’inefficacia della vigilanza Consob e delle ricadute per il pubblico risparmio, intima al presidente e ai commissari di risolvere questa incompatibilità (anche se ha cambiato le regole interne, la legge dice che non puoi avere «nessun» incarico) e chiede di vedere gli atti della nomina di Caputi. La Consob ne nega l’accesso, in fondo la trasparenza è un optional ed è meglio non vederci chiaro. Federconsumatori ricorre al Tar, vedremo come si pronuncerà nell’udienza prevista il 6 marzo. C’è un incarico che però è sfuggito alla Federconsumatori, ma del resto come poteva saperlo visto che non sono disponibili informazioni in chiaro? Nel 2001 Caputi diventa componente della Commissione consultiva per le infrazioni in materia valutaria e di lotta al riciclaggio presso il ministero delle Finanze. In questa Commissione, composta da 4 membri più un segretario, l’incarico è di 3 anni, ma il nostro Caputi oggi è ancora lì, a ricoprire una funzione non solo illegittima, ma anche incompatibile con il suo ruolo in Consob. Cosa fa questa Commissione? Dispensa pareri obbligatori al ministero dell’Economia in merito ai provvedimenti sanzionatori relativi ad operazioni sospette, esportazione di contante, infrazioni valutarie, omesse segnalazioni, che provengono dall’Unità di informazione finanziaria, da Bankitalia, dalla Guardia di Finanza, dalla Consob, dalla DIA. Decide in pratica se è opportuno che il ministero dell’Economia archivi, o sanzioni, e in quale misura. Caputi quindi in qualità di direttore generale Consob potrebbe trovarsi a segnalare questioni da sanzionare su una società di revisione o un intermediario per questioni di riciclaggio o operazioni sospette, e dall’altra parte dover valutare se il tal soggetto merita la sanzione e quanto. Da anni l’Uif chiede di conoscere quanti provvedimenti, siano andati a buon fine, quali archiviati, quante sanzioni sono state irrogate e per quale ammontare. La risposta non è mai arrivata. Qual è quindi l’utilità di questa Commissione? Non pare quella di snellire l’azione amministrativa, molto più probabile il contrario, perché magari l’illuminato parere arriva fuori tempo massimo. In questa mansione «illegittima» Caputi si trova in compagnia di un altro collezionista di incarichi: Pasquale de Lise, nominato da Tremonti presidente della Commissione a giugno 2010, mentre era presidente del Consiglio di Stato. De Lise, in 50 anni di attività ha ricoperto tutti i ruoli apicali della giustizia amministrativa, è stato capo gabinetto presso il ministero del Bilancio, della Programmazione economica, dei Trasporti, per 3 volte al ministero del Tesoro; capo ufficio legislativo di una infinita lista di ministeri, è stato membro di tutte le Commissioni che contano, ha espresso pareri per la riforma del sistema delle Autorità indipendenti e le riforme istituzionali. Presidente di sezione della Commissione tributaria regionale del Lazio, presidente della Commissione istituita presso la presidenza del Consiglio dei ministri per l’attuazione delle direttive comunitarie che ha redatto il codice dei contratti pubblici. Giudice del Tribunale supremo militare, componente del Comitato per la pensioni privilegiate ordinarie, componente del Consiglio superiore dei lavori pubblici. Ha collezionato tutte le più prestigiose onorificenze al merito. Oggi il pensionato de Lise, a 76 anni, oltre a valutare chi sanzionare e chi no, è ovviamente presidente emerito del Consiglio di Stato, presidente della Commissione di garanzia per la giustizia sportiva presso la Federcalcio, componente del Comitato etico dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, della Commissione scientifica consultiva sul Codice della Pubblica Amministrazione. Cambiano i partiti, cambiano i governi, ma questi apparati dello Stato, formati da individui sconosciuti alla maggior parte della popolazione, sono sempre lì, sempre gli stessi, in spregio alle incompatibilità previste dalla legge e dal buon senso. Sono questi inamovibili direttori generali, segretari di Stato, presidenti di commissioni, che impediscono la costruzione di uno Stato moderno, efficiente, affidabile. È questa l’architrave del potere da smantellare. Milena Gabanelli