Mario Ajello, Il Messaggero 4/3/2013, 4 marzo 2013
MARZIANI A ROMA, COME I PROTOLEGHISTI DEL ’92
San Giovanni ed Esquilino, lontano dalla Roma barocca della politica di Palazzo. Lì dove s’accamparono i lanzichenecchi del Sacco di Roma nel 1527. E dove i leghisti, che pure volevano espugnare l’Urbe come prima i luterani tedeschi e ora i grillini di re Beppe, non si sono mai spinti. Per non dire, altra ondata di alieni, con il blazer aziendale come divisa, dei berlusconiani sbarcati a Roma nel ’94, e attirati fin da subito dai Parioli. Ora, come i dirigenti di Stato piemontesi che dopo il 1870 si piazzarono a vivere tra Santa Maria Maggiore e San Giovanni, l’armata di Grillo - che non somiglia in nulla a quella dei burocrati sabaudi, incravattati, anti-spettacolari e se chiedi a un 5 Stelle «facce Tarzan» magari quello lo farebbe ma si frena perchè sennò il leader lo scomunica - ha esordito per la conquista di Roma proprio in questa zona. Il bunker è l’hotel Saint John, che appartiene a uno di loro, non conosce sfarzo e punta ad essere anonimo e qualunque perchè «noi siamo i qualunque».
IL CONCLAVE
L’atmosfera del conclave dei 163 parlamentari è un po’ da zucchina biologica - sembra che ognuno di loro ne porti una in tasca ma non della camicia perchè sono pochi a indossarla - e un po’ da grido di battaglia, suggeritogli da Grillo e che loro trasmettono più educatamente nei loro silenzi e nelle loro fughe lessicali: «Non vogliamo rimpiazzare, vogliamo distruggere tutto».
Non hanno le lance dei lanzichenecchi, hanno i pizzetti equo-solidali. Riccioli in abbondanza, sia maschili che femminili. «Abbiamo facce pulite», dice il neo-parlamentare Alessandro Di Battista, ex cooperatore sulle Ande («Lassù mi chiedevano tutti del bunga bunga»), e sono facce pulite ma poco rasate. Qualcuno sembra un chitarrista grunge, come il neo-deputato napoletano Fico. «Lei è Fico?», gli chiedono. E lui: «Io non sono Fico». Che avete da dire? «Tanto da fare e poco da dire».
DISORIENTATI
Gli assiepati di San Giovanni sono gentili ma combat. Pronti a farsi una doccia dopo il conclave, ma dove? C’è chi ha trovato una casa in cui essere ospitato da un’amica della madre ai Parioli. «Ai Parioli non ci vado. O forse, sì? Ma dove stanno questi Parioli?!». Magari vicino al Senato. Va forte una citazione di Gandhi che scagliano addosso alla Roma barocca: «Prima ti ignorano, poi ti deridono, poi ti combattono, infine vinci». Oppure, qualcuno di loro s’è portato nel bunker il libriccino di Simone Weil, «Manifesto per la soppressione dei partiti politici», appena ripubblicato da Castelvecchi, editore alternative-chic e alternative-choc che i grillini prediligono.
Accampati nell’altra Roma, lontana dal potere, da qui non vedono l’ora di godersi tra pochi giorni la scenetta delle consultazioni al Quirinale. Quando il responsabile del cerimoniale telefonerà nella stanza di Napolitano per dire: «Presidente, sta salendo il signor Grillo. E’ arrivato in bicicletta ed è vestito come si sospettava, da astronauta. Giacca e cravatta sono di latta». E speriamo non si buchi il divano Luigi XVI della sala alla Vetrata. Sempre da qui, da questa sala d’albergo che è la loro Cappella Sistina ma il conclave grillesco un Papa già ce l’ha e deve solo scegliere o farsi dettare una linea, osservano Montecitorio e Palazzo Madama che sono ai loro occhi un po’ una scatoletta di tonno da aprire con i denti e un po’ il set di un nuovo Grande Fratello versione radical.
PERSONAGGI E INTERPRETI
Sappiamo quello che non siamo, è l’impressione che danno. «Ci atterremo al programma», è il mantra che dalla giovanissima Marta Grande (possibile presidente della Camera) a Vito Crimi (simpatico Dottor Sottile del grillismo) viene ripetuto sempre. Avverte Donatella Agostinelli, 38 anni: «Non siamo studenti fuorisede». Però lo sembrano. «Non siamo le docili pecorelle di Grillo», aggiunge la neo-parlamentare marchigiana. Però questo lo devono ancora dimostrare. E soprattutto, a questi marziani, toccherà smentire la maledizione della normalizzazione, che faceva dire a Ennio Flaiano: «Roma mischia i destini più diversi in un giro materno implacabile».