Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2013  marzo 02 Sabato calendario

IL RADUNO DEI PARLAMENTARI "PRONTI A GUIDARE IL PAESE"

Strategie. Il papa di Genova e il suo Spin Doctor sono attesi a Roma domani pomeriggio per aprire il loro inedito conclave. Riunione fiume con i 162 parlamentari 5 Stelle. La tabella - elastica - prevede un incontro di un giorno e mezzo e la diretta streaming. Nessuno si può avvicinare, ma tutti devono sapere. Il mondo esterno è contaminato e il MoVimento si protegge con la sua cupola di cristallo virtuale.

Prima le presentazioni molti di loro non si sono mai incontrati - poi il dibattito. Grillo e Casaleggio a capotavola, gli altri intorno a discutere e integrare le proposte. Che sono sostanzialmente due. La più forte, è quella sostenuta dal papa ligure e dallo Spin Doctor. Semplice da descrivere. Complicata da realizzare. Titolo: governiamo noi. «Se il Presidente della Repubblica ci indicasse per la guida del Paese non ci tireremmo indietro», conferma il napoletano Roberto Fico, da sempre in sintonia col Capo-Megafono-GaranteGuida. Tre i presupposti.

Il primo: il MoVimento è l’entità elettorale più votata della Camera, staccato nel numero di parlamentari soltanto a causa di una legge elettorale che nessuno vuole più.

Il secondo: la paura dell’effetto Lega Nord, che incardinando il proprio destino a quello di Berlusconi, e lasciando a lui lo scettro, ha finito per mancare il proprio obiettivo originario, cioè il federalismo reale. Per dare la fiducia a qualcuno bisogna credere nella sua lealtà e il MoVimento del Pd non si fida (eufemismo). Regolamenti, inghippi parlamentari, misteri da commissioni. Troppi angoli bui . Una palude che può inghiottire qualunque buona intenzione senza lasciare tracce oggettive delle responsabilità.

Il terzo: chi governa scrive il programma non può essere ingannato. Niente sotterfugi, niente ambiguità. I punti fondamentali sono noti. Abolizione del finanziamento pubblico ai partiti, abbattimento dei costi della politica, dimezzamento dei parlamentari, nuova legge elettorale, legge anti-corruzione, legge sul conflitto di interessi. Il resto del Parlamento non ci sta? Si torna a votare. Ma le responsabilità dell’ennesimo collasso a questo punto sarebbero incontestabili. Dalle urne future Grillo si aspetta un’ulteriore valanga di voti e la pietra tombale su un sistema comatoso. Chi guiderebbe oggi l’esecutivo? Non lui. Che pure, in quanto capo legale dei 5 Stelle, vorrebbe partecipare alle consultazioni col Quirinale e che inevitabilmente manterrebbe un potere di influenza decisivo. Alternative? Decide l’assemblea. Fico è uno dei papabili. Lo ha fiutato anche l’ex parlamentare Idv Francesco Barbato, che ieri ha dichiarato: «Ho dato la mia disponibilità al capolista del MoVimento in Campania a utilizzare la mia esperienza per fare da apripista in Parlamento. Fico ne è stato ben felice». Evidentemente a sua insaputa. «Non ho dato alcuna disponibilità a Barbato, con cui non ho niente in comune. Quanto a una mia candidatura a Palazzo Chigi è fantapolitica. Non c’è stato nessun confronto nel merito. Siamo tutti pronti. Dalla riunione usciranno ruoli e modalità di comportamento». Ultra-ortodosso.

Il piano B. Quello più debole. Sostenuto al momento da una minoranza. Prima di descriverlo vale la pena ricordare le parole pronunciate da Gianroberto Casaleggio nell’intervista al Guardian. La terra di confine tra due orizzonti alternativi. «Il Presidente della Repubblica deciderà a chi dare il mandato». Non è un’ovvietà. Ma un’apertura di credito. Un attestato di stima.

La conferma che è il Quirinale l’unico tramite dal quale il MoVimento 5 Stelle intende passare per eventuali mediazioni. Possibile immaginare un appoggio esterno al Pd? Possibile, improbabile, ma comunque ipotizzabile solo a due condizioni. «Né Bersani né Renzi alla guida dell’esecutivo. E nel governo nessuno degli eletti scelti dal segretario del Pd senza passare dalle parlamentarie», chiarisce Alfondo Bonafede, un altro dei fedelissimi del papa ligure.

Premesse che rischiano di sbriciolare alla radice il vulnerabile ottimismo del vertice piddino. Quello che Grillo è pronto a guidare è un conclave pensato per dare una spallata a un Paese che per non soffrire era diventato un pezzo di roccia. La tomba di se stesso. È possibile riuscirci senza farlo esplodere?