Marco Sodano, La Stampa 2/3/2013, 2 marzo 2013
FRIGORIFERI E PICCOLI NEGOZI MAPPA DEL LAVORO CHE SPARISCE
Stoccolma, Volvo ridurrà la forza lavoro di mille posti. «Entro la fine del 2013 saremo certamente un migliaio in meno» ha dichiarato il portavoce dell’azienda, Per-Aake Frberg. Berlino, il colosso Siemens annuncia una cura dimagrante da settemila posti: la crisi è arrivata nel cuore dell’economia europea. Parigi, Danone prepara un taglio da 900 persone «tra personale amministrativo e dirigente», nonostante i conti siano buoni e i risultati migliorino. L’elenco si chiude qui per ragioni di brevità, ma potrebbe continuare: Jp Morgan prepara tagli per 4mila persone in tutto il mondo, Thompson Reuters ridurrà il personale di 2500 unità, Barclay’s di 4300, Deutsche Telekom 1200, Nokia 300 posti, Air Berlin 900. Tutti annunci degli ultimi due mesi.
Abbiamo imparato che la crisi è globale e dispiega i suoi effetti in tutto il mondo. Dall’Italia può essere istruttivo guardare all’estero: da noi l’effetto-licenziamento è ritardato per le tutele previste dallo Statuto dei lavoratori. I tagli impiegano più tempo a concretizzarsi con il passaggio attraverso cassa integrazione e mobilità. Nei paesi in cui il ricambio è più rapido (è anche più facile ritrovare lavoro dopo averlo perso) gli effetti si vedono subito.
I segnali sono chiari: le economie avanzate non riescono a tenere il passo. Tutto il sistema del manifatturiero è entrato in una crisi profonda. Ieri a Milano l’ufficio studi di Intesa Sanpaolo ha snocciolato una serie di dati impressionanti. Rispetto al 2009, anno di inizio della crisi, il manifatturiero italiano ha perso il 19% del suo valore. Di pari passo sono andati gli investimenti: -19,5%, il reddito delle famiglie e i consumi. Il clima non invoglia a fare spese, e la stretta al portafogli si ripercuote in negativo su tutte le altre grandezze della nostra economia.
Gli elettrodomestici Uno dei settori colpiti più duramente è quello degli elettrodomestici. Negli ultimi quattro anni in Italia il settore ha perso il 42% della produzione, quasi metà del valore totale. La crisi di Indesit non è che la punta di un iceberg che ha mietuto migliaia di posti sia tra i grandi nomi che nell’indotto. Nel 2002 tra piani cottura, lavastoviglie e lavatrici producevamo 30 milioni di pezzi l’anno, ora siamo a 15 e la parabola discendente non sembra essersi fermata. Il settore ha dimensioni importanti, 130 mila addetti (è secondo solo all’auto). Negli stabilimenti di Whirlpool, Electrolux e Candy, ormai da anni si va avanti con gli ammortizzatori sociali - dalla cassa integrazione ai contratti di solidarietà -, un fenomeno che attraversa mezzo paese dalle Marche al Friuli passando per Emilia, Veneto e anche Piemonte. E la domanda di nuovi prodotti è sottozero.
Il commercio La crisi è devastante anche per i piccoli negozi, dove il taglio della spesa per consumi delle famiglie italiane - nel 2012 è calata di circa due punti percentuali, ma nei piccoli negozi segna -3,9% - si trasforma rapidamente in saracinesche che si abbassano. La novità è che anche la grande distribuzione comincia a segnare il passo: vendite promozionali e prodotti offerti sottocosto non bastano più, gli unici commercianti che ancora riescono a incrementare le loro entrate sono i discount.
Le offerte e le domande A quattro anni dall’inizio della grande crisi è chiaro che non siamo di fronte a una crisi che tocca i fondamenti del sistema produttivo. Nei giorni scorsi a Londra una catena di caffetterie ha pubblicato una richiesta per otto baristi: si sono presentati 1710 candidati. E in Italia? Nel corso del 2012 Infojob, uno dei principali portali internet, ha messo in rete 240 mila annunci di ricerca personale. La rete lo ha letteralmente sommerso di candidati: sono arrivati 17 milioni di curriculum.
E le buone notizie? Arrivano dal settore più tradizionale, l’agricoltura, che «nel 2012 ha difeso i suoi posti di lavoro», fa sapere la Confederazione italiana agricoltori. «Il settore ha chiuso l’anno con un calo dello 0,2% degli occupati con l’aumento record del numero di lavoratori dipendenti (+3,6%), e un altrettanto pesante crollo degli autonomi (-3,7%)».