Roberto D’Alimonte, Il Sole 24 Ore 2/3/2013, 2 marzo 2013
Pd, Sel e Monti hanno i numeri per scegliere il successore al Colle Bersani, Monti e Vendola non hanno i voti per fare insieme un governo
Pd, Sel e Monti hanno i numeri per scegliere il successore al Colle Bersani, Monti e Vendola non hanno i voti per fare insieme un governo. Ma hanno i numeri per eleggere il presidente della Repubblica. È uno dei risultati della recente tornata elettorale. In un quadro molto confuso e instabile questo esito è uno dei pochi elementi di certezza. Il presidente della Repubblica è eletto dal Parlamento in seduta comune dei suoi membri. All’elezione partecipano tre delegati per ogni regione eletti dal consiglio regionale in modo che sia assicurata la rappresentanza delle minoranze. La Valle d’Aosta ha un solo delegato. Per le prime tre votazioni è necessaria la maggioranza dei due terzi dell’assemblea. Dopo la terza votazione è sufficiente la maggioranza assoluta. Queste solo le regole fissate nell’articolo 83 della Costituzione. Dalle regole ai numeri. Alla Camera la coalizione che ha vinto il premio di maggioranza, Pd-Sel, ha 345 deputati. I suoi senatori sono 121. Il totale fa 466 voti nella assemblea che eleggerà il nuovo presidente. A questi vanno aggiunti i 49 deputati dei partiti collegati a Monti e i 22 senatori della sua lista civica. Il nuovo totale fa 537. I delegati regionali sono complessivamente 58. Non sono stati ancora eletti. Ma dato che si conosce il colore politico delle maggioranze consiliari e tenendo conto del dettato costituzionale che impone la rappresentanza delle minoranze, si può concludere con ragionevole certezza che tra i 58 delegati 30 saranno di centro-sinistra, 26 di centro-destra, uno del Movimento Cinque Stelle e uno della Valle d’Aosta. Fatti tutti i conti il totale dei voti di cui dispone la coalizione Bersani-Monti-Vendola per eleggere il nuovo presidente è 567. Senza contare i senatori a vita il corpo elettorale è di 1.003 grandi elettori. In conclusione, i voti di Pd, Sel e liste Monti rappresentano il 56,6% dell’assemblea. Quindi, dopo il terzo scrutinio sono sufficienti. La ragione di tutto ciò sta nel sistema elettorale. Quello della Camera non è un sistema proporzionale. Con il 29,5% dei voti la coalizione di Bersani ha ottenuto il 54,8% dei seggi. Al Senato non è andata così. In questo ramo del Parlamento il leader del Pd ha preso il 31,6% dei voti e il 38,4% dei seggi. Ma è bastato il premio alla Camera, combinato con i 30 delegati regionali, a creare le condizioni per cui esiste una maggioranza ragionevolmente affidabile per l’elezione del nuovo Presidente. Noi ci auguriamo che questa maggioranza non debba essere utilizzata e che si possa eleggere il sostituto di Napolitano con un consenso che vada oltre i numeri che abbiamo indicato qui. In una fase così difficile per il Paese sarebbe un bene che i partiti diano prova di saper collaborare sulla scelta di una figura istituzionale che, date le attuali difficili circostanze, sarà chiamata necessariamente a giocare un ruolo delicatissimo e decisivo nei prossimi mesi e forse anni. Ma è un fatto da non sottovalutare che, se un largo consenso non si trovasse e quindi non fosse possibile mettere insieme una super-maggioranza, esiste comunque una maggioranza per superare una eventuale pericolosa impasse che finirebbe per destabilizzare ancora di più un quadro politico così incerto.