Jeanette Winterson, D, Repubblica 23/2/2013, 23 febbraio 2013
DUE STORIE FORTI
A volte ci si conosce attraverso un’opera letteraria. Si scoprono affinità e connessioni molto intime, biografiche e non. E alla fine ci si incontra per davvero. Nel 1990, a 30 anni, “quando mi esaltavo nello scoprire le scrittrici contemporanee, smaniosa com’ero di costruirmi la biblioteca personale di cui avevo bisogno, come donna, come lettrice e come scrittrice”, Jeanette Winterson legge La sicurezza degli oggetti, racconto d’esordio di A M Homes, e ne rimane folgorata. “Gli uomini hanno sempre scritto sulle donne. Qui invece, c’era una donna che, utilizzando la prima persona maschile, scriveva in modo azzardato, provocatorio, di ragazzi e uomini. Intrigante”. Qualche anno fa le due si conoscono a New York e diventano amiche. Le unisce l’esperienza di essere state adottate, la militanza per i diritti dei gay, e una scrittura intensa che affronta temi dolorosi e difficili. In questo dialogo, condotto da Jeannette Winterson, discutono dell’ultimo libro di Homes Il giorno del ringraziamento (uscirà a maggio per Feltrinelli), di scelte di vita, di letteratura e sul perché c’è un pregiudizio maschile sui libri scritti dalle donne, soprattutto se sforano le 300 pagine e sono pieni di sense of humour.
Jeanette Winterson Perché scrivi quasi sempre dal punto di vista maschile?
A.M. Homes È la mia immaginazione. Dove mi sento così a mio agio da poter anche rinunciare a quell’agio. Parlare al femminile mi risulta più difficile, ne sono consapevole.
JW Che cosa pensano gli uomini di ciò che scrivi?
AM È interessante, ho un mucchio di lettori uomini (ovviamente non ho modo di saperlo con certezza, ma mi piace pensarlo). Ricevo spesso lettere di uomini che sono venuti alla lettura dei miei libri. Ai miei corsi ho studenti maschi (insegna a Princeton). Non dei dolci romanticoni, ma dei tipi fanatici di matematica.
JW Ha qualcosa a che vedere col tuo desiderio di allontanarti dagli stereotipi dei temi femminili, dai libri per donne? Utilizzi le iniziali, come JK Rowling. A lei avevano detto di farlo, altrimenti i ragazzi non l’avrebbero letta.
AM Non credo mi si possa chiamare Amy. Ho l’aria da Amy? Scrivo come una Amy? Se mi chiamassi Jonathan sarebbe più facile, visto il genere di cose che scrivo. Giudichiamo il contenuto degli scritti di uomini e donne in modo molto diverso. Molte donne non mi sopportano per via della violenza. Forse non hanno mai acceso la televisione.
Avevo incontrato AM Homes qualche anno fa a New York, dove abita con Juliet, la sua bambina e Lulu, la cagna. Ho trascorso un bel momento in compagnia della bambina e del cane e conversato a lungo con AM. Entrambe siamo state adottate e, come dice AM, è una specie di trauma cellulare che condividiamo. Nel libro La figlia dell’altra racconta la storia dei genitori biologici che la ritrovano. Quando scrivevo Perché essere felice quando puoi essere normale?, la mia storia di persona adottata in cerca della madre, AM mi avvertiva che le cellule hanno una memoria. Mi diceva: “Stai smuovendo delle cose profonde dentro di te. Stai facendo un’incursione sul tuo DNA”.
Le emozioni terribili, non quantificabili, innominabili sono il territorio di uno scrittore, ma averle in corpo è come essere il Dr. Jekyll che beve la pozione e diventa Mr. Hyde. Nei romanzi di AM si parla di rabbia, furia, violenza. La fine di Alice tratta di pedofilia, mentre in La figlia dell’altra l’attenzione è focalizzata sulla sua esperienza personale. È spietatamente chiara verso i propri sentimenti, soprattutto per il modo in cui i sentimenti possono essere poco chiari.
JW Ora hai pubblicato il tuo nuovo libro May We be Forgiven... (“Che possano perdonarci....”)
AM Ci ho messo sette anni.
JW Lo so. C’è un passaggio in cui Harry dice di voler diventare “una migliore versione di se stesso”. È ciò che ho sempre pensato facciano la letteratura e la poesia.
AM Sei ottimista.
JW Ma è proprio ciò che accade nel tuo romanzo Questo libro ti salverà la vita (1996), dove il narratore maschio non sente le proprie emozioni finché il suo corpo sfasciato non lo induce a farlo. La stessa cosa succede in May We be Forgiven, un romanzo veramente ottimista.
Abbiamo chiacchierato su un treno diretto a Manchester dove AM doveva parlare del suo nuovo libro. Io avevo appena preso il posto di Cólm Toibín e Martin Amis in qualità di professore di scrittura creativa all’Università di Manchester. La cosa più bella è che posso invitare gli scrittori che amo.
AM Per favore non interrompermi quando leggo.
JW Cosa intendi?
AM Ho preso lezioni serali di cabaret. Ero da sola in mezzo a un gruppo di adolescenti. Ora ogni volta che leggo, mi interrompo improvvisamente e mi metto a fare degli sketch.
AM è una delle scrittrici più divertenti, si ride di gusto. Tra le scene degli appuntamenti via internet nel suo nuovo romanzo ci sono bambini vendicativi che usano a modo loro le manette sadomaso di mamma. Riga dopo riga il suo umore raffinato e misurato costruisce la situazione comica. I critici spesso ignorano il suo umorismo forse perché presumono che le donne non siano divertenti.
AM Mi chiedo se si supponga che le donne siano diverse da ciò che dovrebbero essere.
Definisce May We be Forgiven un romanzo di seconde possibilità. È la storia di due fratelli nemici, il vecchio tema di Caino e Abele. Nella versione di Homes la storia inizia durante la festa del Giorno del Ringraziamento dove si scuciono orribili tensioni famigliari. Harry va a letto con Jane, la moglie del fratello George. George ammazza Jane e finisce in galera. I bambini rimangono da soli e allora Harry si occupa di loro mentre nel frattempo il suo matrimonio va all’aria. Nel cominciare a voler bene ai bambini riscopre allo stesso tempo un nuovo se stesso. Il sesso e la violenza della storia, l’umorismo, la tenerezza, sono ambientati nell’epoca di Nixon e della psicosi del sogno americano.
AM Se non avessero sparato a Kennedy non avremmo mai avuto Lyndon B. Johnson, e senza Johnson, Nixon non sarebbe arrivato. Mi affascinano le deviazioni, le opportunità, ma anche l’inevitabilità delle cose. Pensiamo alla successione di presidenti che abbiamo avuto, l’America riceve ciò che rispecchia, si spiega da sola.
JW Hai deliberatamente polarizzato i due fratelli Harry e George? Sono come Kennedy e Nixon?
AM No, non lo sono. Harry è fondamentalmente un buon tipo mentre George è uno stronzo manager facoltoso. Harry è più morbido, non è un eroe, è pieno di difetti, ma è uno che fa fronte al quotidiano.
JW Verso quella migliore versione di se stesso.
AM È un libro sull’America di oggi. Parte della storia è su come siamo giunti qui. Non mi aspettavo delle recensioni ostili negli Stati Uniti. Ma anche quelle buone sono in qualche modo ostili. È come se dicessero: non dovrebbe scrivere quelle cose.
JW È una questione di genere?
AM In Inghilterra le scrittrici serie se la passano meglio, possono permettersi di essere divertenti. Credo di essere stata criticata in America per aver scritto un libro grosso, un libro spiritoso, un libro violento. Un libro sul sesso, sulla razza. E sulla politica.
JW Non avresti dovuto mescolare tutto quanto. Il grande romanzo americano lo possono scrivere solo Tom Wolfe o Philip Roth, non è vero?
AM Non ho mai voluto credere alla questione del genere. Ho sempre pensato che le donne potessero scrivere qualsiasi cosa, ma ora credo ci sia una congiura di libri piccoli. Sottili, semplici, infantili. Va bene, ma io non voglio scrivere libri così.
JW May We be Forgiven è molto più grande ed è molto meglio di Libertà di Jonathan Franzen. Mi è piaciuto molto Le correzioni, ma Libertà avrebbe avuto successo se sulla copertina ci fosse stato un nome femminile? E in genere le donne ti sostengono? Violenza a parte.
AM Grace Paley, mia insegnante al Sarah Lawrence College dove ho studiato, è stata gentile e generosa. Ma le donne possono essere tremende. Le peggiori recensioni le ho avute da donne. Si sentono bene nel dire cose terribili, temono che la lode le eticherebbe come femministe.
JW Prendiamolo per femminismo. Recentemente ho letto un articolo su GQ (è sempre una buona cosa leggere ciò che gli uomini si dicono) sulle scelte letterarie degli uomini. Leggono molti meno romanzi, ma tra quelli che leggono solo l’11% è scritto dalle donne.
AW Ci saranno ancora romanzi? Cosa pensi del futuro? Del fatto di guadagnarsi la vita come scrittore?
JW Credo che non importi quanto uno scrittore sia bravo. Cinquanta sfumature fa soldi. E che cosa importa se sei un bravo minatore, che la tua miniera chiude? Se non ci sono editori, non ci saranno scrittori.
AM Sto scrivendo una serie per la televisione sugli Hamptons, un misto tra Desperate Housewives e Furore.
JW Hai scritto molti episodi di The L World (una serie tv su un gruppo di lesbiche, bisessuali, trans e i loro amici). Era fantastico.
AM Ma trovi sempre qualche dirigente che ti ostacola.
JW In questo momento non ho voglia di romanzi, sono stufa. Ho scritto un romanzo horror intitolato The Daylight Gate, era un lavoro commissionato e a me interessava scrivere un libro che si leggesse tutto d’un fiato. Ma il mio cuore non sta certo lì.
AM Mi preoccupo dei soldi, dell’assistenza sanitaria, ora ho una figlia. Se lavori per la televisione ti pagano l’assistenza sanitaria.
JW Avere una figlia ha cambiato il tuo modo di scrivere? In May We be Forgiven ho notato che il riscatto avviene attraverso i bambini, le possibilità che loro ci danno.
AM Non ho mai pensato che sarei diventata mamma. Ho pensato di adottare, ma volevo un mio eco biologico. Qualcosa che fosse più vicina a me, ma che non fosse me. Juliet ha cambiato il mio modo di scrivere? Un figlio cambia, profondamente, il senso del nostro essere.
JW Se fossi stata uomo, avrei fatto un figlio. Ma sono una donna ed è troppo tardi, suona un po’ come un rammarico, ma non lo è.
AM Juliet ha almeno tre mamme, forse quattro. Le piace.
AM è gay ma si definisce più onestamente bisessuale. Tutte e due siamo politicamente impegnate nella lotta per i diritti e l’uguaglianza dei gay, ma nessuna crede che la sessualità debba essere il fattore determinante della vita. Non sopportiamo che la nostra preferenza sessuale venga usata per definire il nostro lavoro. In ogni caso la maggior parte dei personaggi di AM sono etero, anche se non in modo semplice.
AM Sono una bugiarda a pagamento. Invento. Non posso scrivere su di me.
JW Ammesso che ci si aspetti che le donne siano autobiografiche, le tue scelte letterarie per lo meno non contemplano questo. Per me tutto passa attraverso ciò che siamo. Ma ho passato la vita a dire: non cercate di leggere me, leggete il mio lavoro.
AM Stai pensando d’insegnare?
JW Sì. Mi sembra interessante che in questo momento la scrittura creativa sia in auge mentre l’editoria ristagna. Le nuove generazioni dovranno trovare il modo di guadagnarsi da vivere con la cosa più folle che si possa fare: sedersi a scrivere.
AM Juliet rientra da scuola urlando: “Mamma dove sei?”. Io rispondo “Dove mi hai lasciato stamattina, alla mia scrivania”.
JW Se stare seduta non rende, puoi sempre alzarti e improvvisare sketch comici. Hai letto AL Kennedy? Fa cabaret. Forse andremo tutti per strada come i cantastorie e i vagabondi.
AM Bene. C’è materiale per una storia.