Giampaolo Visetti, D, Repubblica 23/2/2013, 23 febbraio 2013
L’INSOSTENIBILE PREZZO DEI FIGLI STUDENTI ALL’ESTERO
La Cina vuole attirare cervelli stranieri per trasformarsi nel nuovo laboratorio globale dell’innovazione. Per ora sono però i giovani cinesi a emigrare, per fare soldi e carriera. Pechino ha messo sul piatto un miliardo di euro in cinque anni per convincere un milione di ricercatori a sviluppare in Cina progetti e brevetti. Le famiglie cinesi però sembrano non fidarsi dell’istruzione nazionale. Lo scorso anno 370 mila adolescenti si sono iscritti in istituti occidentali e la Cina è il primo fornitore di studenti all’estero. Poi c’è l’università. In Inghilterra i cinesi costituiscono il 68% degli iscritti stranieri nei college. Negli Usa sono 56%. Negli atenei più economici il boom è ancora maggiore. Nell’università del North Dakota si è arrivati al 95%. Studiare in un Paese straniero alza il punteggio degli iscritti cinesi alle superiori, che dopo il diploma sono attesi dallo psico-dramma del test di ammissione all’università. Chi non passa la selezione non può proseguire gli studi, deve trovare un lavoro e il sogno di una vita leggera svanisce. La laurea all’estero diventa dunque un miraggio. La crescita cinese frena, i posti alla scrivania calano e studiare lontano in inglese moltiplica le possibilità di trovare lavoro. Dietro l’ambizione emerge però un dramma nazionale. Le famiglie, per mandare i figli all’estero, finiscono sul lastrico e spesso si riducono alla fame. “Hanno per legge un solo figlio - spiega Zhou Xiaozheng, docente di sociologia dell’università Renmin di Pechino - e da lui dipende la loro sopravvivenza quando saranno vecchi. Puntano tutto sul suo successo, ma quando perdono la scommessa, anche loro sono perduti”.
Una famiglia cinese arriva a spendere fino a 90 mila euro all’anno per mandare un giovane in Svizzera, in Inghilterra o negli Stati Uniti. Nelle campagne e nelle città di seconda fascia il reddito medio annuo oscilla però tra i 4 e i 10 mila euro. Molti si impegnano la casa e i campi, altri fanno un mutuo, oppure cadono nelle mani degli usurai. Il Quotidiano del Popolo ha raccontato la storia di Qiao Bin, 55 anni, impiegato di Shanghai. Quando il figlio è arrivato al liceo e ha chiesto di frequentare l’ultimo anno in Svizzera, per tentare poi il test cinese per Giurisprudenza, era appena andato in pensione. Ha investito tutti i suoi averi, più i soldi di amici e parenti: 100 mila dollari. Il figlio non ha passato la selezione e Qiao Bin, assieme alla moglie, per ripagare il debito ora digiuna quattro giorni alla settimana.
Sacrifici come questi in Cina sono milioni. Famiglie sul lastrico, genitori alla fame, rapporti distrutti, padri suicidi pur di concedere al figlio o alla figlia unica la chance della vita. Quasi sempre i ragazzi nemmeno lo sanno, non vengono informati delle difficoltà di casa e si fanno travolgere dalla voglia di lasciare la Cina con gli amici, per dare un’occhiata fuori e provare a diventare ricchi come si vede al cinema. Un fenomeno tanto massiccio pone alla nuova leadership del partito qualche interrogativo sull’adeguatezza del sistema d’istruzione nazionale. Alcuni casi-limite, con un padre che ha venduto un rene per pagare la retta del campus statunitense al figlio e la madre di uno studente a Oxford finita prostituta a Manchester, hanno scatenato il dibattito tra i cinesi che chiedono al governo una selezione studentesca interna meno feroce e definitiva, oltre che un sostegno economico per gli universitari che si impegnano a rientrare in patria. Sono emersi i casi di istituti superiori, a Wuhan o a Shanghai, dove il 100% dei diplomati si dice pronto a tutto pur di lasciare la Cina.
Non sono spinti solo dalla voglia di libertà: sanno che senza il loro stipendio i genitori hanno la prospettiva di una vecchiaia in miseria. Emigrare, per molti, è un obbligo. “I fallimenti scolastici - ha spiegato il sociologo Zhou Rong - spesso non sono colpa di nessuno. Non risultare all’altezza delle attese, dipende da più fattori, anche estranei alla volontà. Il problema è che una situazione globalmente accettata, in Cina si trasforma nella tragedia di una generazione”. La crescita cinese rappresenta un miracolo irripetibile nella storia. Ma se il partito non comincia a risolvere i problemi delle persone, gli indici economici non potranno compensare la rabbia e la delusione di chi ancora crede nella “missione cinese”.