Massimo Gramellini, La Stampa 1/3/2013, 1 marzo 2013
Da Montanelli all’ultimo pennivendolo, parlare del nulla non è mai stato un problema per i giornalisti, costretti dalle esigenze del mestiere a intervistare ministri gassosi e terzini laconici, o a improvvisare un reportage dieci minuti dopo essere arrivati sul posto
Da Montanelli all’ultimo pennivendolo, parlare del nulla non è mai stato un problema per i giornalisti, costretti dalle esigenze del mestiere a intervistare ministri gassosi e terzini laconici, o a improvvisare un reportage dieci minuti dopo essere arrivati sul posto. Ma da qualche giorno la faccenda si è complicata. Ieri, per esempio, un lancio dell’agenzia Ansa annunciava: «Elezioni, colf: il signor Grillo non è in casa». E nelle redazioni è sceso il gelo. Sarà a fare la spesa con la moglie o con Bersani? Il lancio successivo non ha migliorato le cose. Segnalava l’arrivo di un pacco sospetto a casa del signore che non era in casa. Attimi di tensione e inviati sguinzagliati ai cancelli del villone di Sant’Ilario presidiato dalla colf, fino alla smentita rassicurante: erano pacifiche bottiglie di mirto. Servirebbero a noi per ubriacarci: magari ci verrebbe un’idea su come trattare un fenomeno politico che rifiuta i canali tradizionali della comunicazione. I talk show sono diventati surreali, con il bersaniano che parla di Grillo, il berlusconiano che parla di Grillo e il montiano che vorrebbe parlare di Grillo ma nessuno l’ascolta. Grillo, lui parla solo con gli stranieri e sul suo blog, che le televisioni inquadrano come se fosse una persona. Ogni frase riportata lì sopra suscita bisticci interpretativi, dischiude e richiude scenari. Ieri a un certo punto sembrava che Grillo avesse chiesto Palazzo Chigi. Bersani gli ha pure risposto, poi si è capito che non era Grillo ad avere scritto ma un suo amico. Chissà le risate che si starà facendo. Da pennivendolo affiliato alla Casta non dovrei dirlo, ma ogni tanto mi scopro a sorridere anch’io.