Enrico Currò, la Repubblica 1/3/2013, 1 marzo 2013
IL DOPPIO LAVORO DI GATTUSO VITA DA MEDIANO-ALLENATORE “CROLLEREBBE PURE RAMBO”
DAL NOSTRO INVIATO
MARTIGNY
Gli sms di Lippi e Ancelotti. Gli auguri di Galliani. Il profumo da regalare, come pegno, al compagno tunisino Darragi. E il primo successo da player-manager, la qualificazione del Sion alla semifinale della Coppa di Svizzera grazie al 2-0 in casa del Losanna, da archiviare subito: domani a Zurigo è campionato. L’ingresso di Gattuso nel mondo degli allenatori porta un miscuglio di sensazioni contrastanti. «Non ho fatto l’allenatore in senso stretto, ho giocato con la complicità dei compagni e di Gigi Riccio in panchina: autogestione vera. Ho dormito pochissimo».
Per la Coppa di Svizzera, con duemila spettatori, la stessa tensione della finale del Mondiale?
«Le sensazioni erano quelle: i crampi allo stomaco, l’adrenalina delle grandi partite».
Quando ha deciso che da grande avrebbe fatto l’allenatore?
«Quando sembrava che per la malattia agli occhi non avrei più potuto giocare. La mancanza dello spogliatoio sarebbe stata insopportabile».
È compatibile il doppio ruolo allenatore-giocatore?
«Alla lunga no. Prosciuga. Puoi essere Rambo, ma crolli».
Dovremo abituarci a non vederla più ringhiare in campo?
«Siamo quasi agli sgoccioli».
Si è autosostituito: non le è venuta la tentazione di automandarsi a quel paese?
«Non ce la facevo più. E comunque mai fatto gestacci per una sostituzione».
È cambiato il rapporto con i compagni?
«Non credo ai sergenti di ferro. Ma non transigo su orario e rispetto degli altri. In uno spogliatoio ci sono 24-25 teste, spesso di nazionalità diverse».
Si sente un cosmopolita?
«Mi sento un calabrese, che pensa ancora in calabrese e che non ha mai avuto paura di fare
nuove esperienze, dai 17 anni a Glasgow in poi».
Lì conobbe Gascoigne.
«Il video con lui devastato dall’alcol è una ferita al cuore.
Stiamo organizzando una partita per Gazza».
Il calabrese cosmopolita
pensa all’italiana: difesa e contropiede.
«Non c’era tempo per preparare altro. Il mio motto sarà: non prendere gol. Tra vittoria e sconfitta il filo è sottile».
La strada per diventare un grande allenatore?
«Devo migliorare sotto l’aspetto caratteriale: vedere gli allenatori sopra le righe non è bellissimo
».
I prossimi eroi di Berlino 2006 in panchina?
«Inzaghi. E Nesta: sa farsi volere bene dallo spogliatoio
».
A quale tra i suoi maestri si ispira?
«Ancelotti e Lippi sanno responsabilizzare i giocatori: il ct ti sapeva mettere
con le spalle al muro».
Il migliore oggi?
«Mourinho è carismatico e credibile. E Ferguson ha ancora il veleno addosso ».
Meglio Zamparini, 43 allenatori in 25 anni da presidente, o il suo Constantin, 29 allenatori in 10 anni?
«Ho un bel rapporto con Constantin, ma non posso mica pensare di durare all’infinito».
Non sta studiando da allenatore del Milan?
«Stupidaggini, non sappiamo nemmeno se domattina ci sveglieremo».
Confermerebbe Allegri?
«Sono tra quelli che hanno cambiato idea: era l’unico a potere mantenere il Milan in alto, nelle difficoltà».