Laura Galvagni, il Sole 24 Ore 28/2/2013, 28 febbraio 2013
IL GESTORE USA CHE FA L’ATTIVISTA IN EUROPA
La madre, Ella Vinke, ha origini olandesi e discende da una nota famiglia di broker marittimi, mentre il padre, Carlo Knight, è uno scrittore napoletano con radici giamaicane,rampollo di una famiglia con ascendenze inglesi e francesi. Lui, Eric Raimondo Knight, è nato ad Amsterdam nel 1959, parla un italiano perfetto e un inglese senza inflessioni e la formazione, sulla carta, è di assoluto prestigio: una parentesi all’Eton College, una laurea in Economia a Cambridge e un MSc in Management alla Sloan School of Management del Mit. A quarantanni prende la residenza a Napoli ma in Campania ci va solo per le ferie. Preferisce, piuttosto, frequentare la Svizzera. E qui, pare, incontra Tito Tettamanti con il quale sviluppa un rapporto di «cordialità», come lui stesso riferisce in un’intervista. Una relazione che, secondo alcuni, potrebbe aver aiutato il giovane finanziare a inserirsi nello Sterling Investment group, con sede alle Isole Vergini. L’arrivo nel paradiso fiscale è infatti uno snodo cruciale per la carriera di Eric Knight. Ha modo infatti di conoscere quelli che poi saranno i suoi principali finanziatori e anche i suoi primi compagni di avventura. Con i colleghi Louis Curran e Patrick J. Dewez, entrambi oggi non più partner, fonda Knight Vinke Asset Management. È il 2003 e i denari per lanciare il fondo attivista, di tasca sua avrebbe messo 5 milioni di dollari, li riceve dal banchiere francese Edouard Stern (morto assassinato a Ginevra nel 2005) che investe 100 milioni di dollari e dal fondo pensionistico dello Stato della California (CalPers) che mette sul piatto 200 milioni di dollari. Una dotazione sufficiente, oggi probabilmente molto ma molto più rotonda ma sulla quale non è possibile far luce visto che Kvam è registrato nel Delaware e quindi non è sottoposto a obblighi informativi, per dar vita alle prime battaglie da paladino degli azionisti. Ma al di là dei denari è la presenza tra i soci del potentissimo fondo pensione a fare la differenza. Una presenza che accompagna Eric Knight in buona parte delle sue battaglie. E non sono poche.
È decisamente una strana storia quella di questo fondo attivista che raccoglie i soldi dei fondi pensione nordamericani e li investe in large cap dell’energia e della finanza della Vecchia Europa, dove ha condotto con discreti successi le sue battaglie, intervenendo nella fusione tra Royal Dutch e Shell Transport, nel take-over di Electrabel da parte di Suez, nel successivo merger tra Suez e Gaz de France e nel cambio di governance e strategia di Hsbc. Oltre che, ovviamente, nella "separazione" di Eni da Snam.