Fabio Monti, Corriere della Sera 28/02/2013, 28 febbraio 2013
DA SIVORI AL PIBE, DA HERIBERTO A VINICIO. TANTE STORIE NELLA STORIA DEL NOSTRO CALCIO
Ci sono storie e personaggi magnifici nella storia di Napoli-Juve, a cominciare dalla prima volta a Napoli, quella del 6 marzo 1927, 8-0 per i bianconeri, con tripletta di Antonio Vojak, che nel 1929 sarebbe passato al Napoli, per segnare 102 reti (dal 1929 al 1935). Ci sono anche i due 4-1 del 1939 (con un gol di Nereo Rocco per il Napoli) e del 1942, con Sentimenti II (Arnaldo, portiere del Napoli) contro Sentimenti III (centrocampista juventino).
Ma ci sono cinque partite che hanno fatto la storia di questa partita. Quella del 20 aprile 1958 è difficile da dimenticare, e non solo perché la Juve (prima) si presenta a Napoli (secondo e vincitore già all’andata a Torino) con dieci punti di vantaggio dopo 28 giornate. Segna subito Vinicio, o’Lione; pareggiano i bianconeri, dopo due minuti, con un autogol di Greco; il Napoli torna in vantaggio con Brugola; nella ripresa, pareggia Stacchini, segna ancora Vinicio il 3-2, la Juve pareggia con Montico. Mancano quattro minuti, ma c’è tempo per il gol del 4-3 di Bertucco. Tutti in campo, dietro al comandante Lauro, presidente del Napoli (e sindaco di Napoli), che improvvisa una specie di processione.
Passano gli anni; il Napoli affronta il campionato 1965-’66, da neo-promossa, con due acquisti clamorosi: dal Milan arriva Josè Altafini; dalla Juve nientemeno che Omar Sivori, mandato via da Heriberto Herrera perché non si allena abbastanza e non segue le indicazioni del famoso movimiento. Il genio di Sivori scatena enorme entusiasmo: il campione viene accolto al San Paolo dallo striscione «Vide quant’è doce ’o mar». Il Napoli pareggia all’andata a Torino (0-0) e il 6 febbraio 1966 la Juve si presenta al San Paolo. Segna Altafini, il Napoli vince 1-0 e Sivori calcia il pallone contro la panchina della Juve, con la volontà di colpire Heriberto. Gioca la sua ultima partita contro la Juve il 1° dicembre 1968, a 33 anni: espulso e squalificato per sei giornate, decide di chiudere la carriera.
Il 15 dicembre 1974, il Napoli di Vinicio è lanciatissimo: gioca un calcio all’olandese (l’Olanda ha appena sfiorato il titolo mondiale), con pressing e fuorigioco; la Juve si presenta al San Paolo con due punti di vantaggio in classifica e stravince in contropiede 6-2, con i gol di Altafini e una doppietta di Damiani nel primo tempo; poi tocca Bettega, Causio e Viola, mentre per il Napoli è Clerici a segnare una doppietta (ma sbaglierà un rigore). Però il pubblico regala un lungo applauso agli uomini di Vinicio, usciti stremati dal campo, anche per aver giocato in Coppa Uefa il mercoledì precedente contro il Banik Ostrava su un campo fradicio d’acqua.
Il prato del San Paolo è pesantissimo anche il 3 novembre 1985. La Juve arriva a Napoli, dopo aver vinto le prime otto partite del campionato. I bianconeri si difendono, cercando il contropiede con Platini; il Napoli, allenato da Bianchi, non smette mai di spingere. A metà ripresa c’è una punizione indiretta poco fuori area; la barriera della Juve è a non più di sette metri. Non si vede come si possa fare gol, perché non c’è spazio per niente. Invece Maradona con un tocco di sinistro mette il pallone nell’angolo alla destra di Tacconi. Più che una prodezza una magia. È contro la Juve una delle ultime grandi partite di Maradona. Il 1° settembre 1990, si gioca la Supercoppa fra il Napoli campione d’Italia e la Juve, che ha vinto la Coppa Italia. È il debutto in partite ufficiali di Maifredi sulla panchina della Juve: il Napoli di fronte a una squadra che fa il fuorigioco a metà campo stravince (5-1) con doppietta di Careca e Silenzi, gol di Crippa e Baggio. Una storia di 23 anni fa.
Fabio Monti