Jacopo Iacoboni, La Sampa 28/2/2013, 28 febbraio 2013
PROTESTE TRA I MILITANTI MA LO STAFF: LA FIDUCIA LA CHIEDANO AL PDL
E’ un paradosso da cogliere, per capire: C’ tanti simpatizzanti di Beppe Grillo ieri lo hanno criticato per la scelta di rimpallare in malo modo la timida apertura di Pierluigi Bersani, ma queste critiche dov’è che le leggevamo? Sul blog gestito, tecnicamente, dai ragazzi della Casaleggio. Uno di quei casi in cui conosciamo il dissenso perché la voce ufficiale del movimento gli fa da megafono.
Riflettuto su questo, e evitando locuzioni stereotipate come «rivolta della base», molti elettori di Grillo la possibilità di un dialogo con il Pd non l’avrebbero scartata subito. Con un argomento tipo quello esposto da Marco Vallerga, torinese: «Cosa ci impedisce di votargli la fiducia (su un programma limitato che ci sta bene ovviamente) e in seguito di poter condizionare-votare ogni altra legge ?». O ancora, come Turi S. che scrive al leader «caro Beppe, mi ero illuso di aver votato un partito in cui anche io potevo dire la mia... invece dopo sole poche ore mi accorgo di essere stato solo un numero». Molti altri invece sono del tutto d’accordo con Grillo, e il motivo è quello che coglie Andy R., «no a Bersani, il M5S finirebbe per snaturarsi e per essere vampirizzato». Qualcuno propone addirittura una terza via, come Walter Uliano di Bologna, immagina che «la soluzione sia contro-proporre “un governo della società civile” o “dei cittadini”, guidato da personalità di alto valore morale (esempi: Stefano Rodotà, Davigo) per realizzare un programma semplice e di pochi punti».
La paura di snaturarsi è molto forte dentro il movimento; ci sono tante voci critiche, ma altrettanto e forse più verrebbe criticato Grillo se alla prima offerta parlamentare subito s’accodasse a pratiche di antica politica. Forse la vera mossa per sedurli non è proporgli impossibili manovre per far nascere un governo, ma fare leggi sul reddito di cittadinanza, o il taglio alla casta, cominciando con l’estrarre un uomo per il Colle rispettato, nel solco di Pertini. Loro non dicono nomi ma insomma, personaggi assai stimati ce ne sono, per esempio uno come Stefano Rodotà.
Grillo dice alla Bbc che ogni «tentativo di includerci nel governo è falso», che si farà un« patto BersaniBerlusconi, durerà un anno al massimo e poi ci saranno nuove elezioni». E lo staff, il team che davvero l’ha seguito durante lo Tsunami tour, fa capire anche di più; questi ragazzi stanno al movimento come un sistema nervoso sta a un corpo. I loro ragionamenti sono esposti in forme sempre assai soft, schive è dire poco: «E’ ovvio che per Bersani sarebbe molto più comodo avere la fiducia dal M5s invece che andarla a chiedere dalle forze politiche con cui hanno inciuciato per trent’anni». Invece, «dovranno chiedere la fiducia ai loro finti oppositori, in modo da inciuciare con loro alla luce del sole».
L’idea di un’uscita mirata dall’aula del Senato, per far comunque nascere un governo, è lunare. Tra l’altro le mosse di Bersani, animate da volontà di dialogo, non hanno centrato temi e lessico giusto. Ha dato fastidio quando l’altro giorno il segretario ha detto che «se poi non si fa un governo, andiamo a casa tutti, anche loro». Il punto è che «loro» non sono affatto atterriti da questa prospettiva. Non capirlo è un vero autogol.
Ecco perché «l’unico governo per cui il M5s darà la fiducia sarà un governo dei cittadini. Ma è un momento lontano. Ci vorranno altre elezioni». Tra parentesi, nel loro programma sta scritto chiaro che non si fanno alleanze con nessuno. Il Movimento 5 stelle si sente oggi come Liv Tyler nel film di Bertolucci, una che sa di avere la fila fuori, e balla da sola.