Steano Lepri, La Stampa 28/2/2013, 28 febbraio 2013
Ma che vogliono davvero i grillini? All’inizio, c’era il programma del Movimento 5 stelle, una prolissa lista di buone intenzioni - quindici pagine - che mischiavano un po’ di tutto, liberismo tipo Partito radicale, dirigismo tipo Rifondazione comunista, no-Tav, ecologia e «chilometro zero», talvolta con una pignola attenzione a questioni minime
Ma che vogliono davvero i grillini? All’inizio, c’era il programma del Movimento 5 stelle, una prolissa lista di buone intenzioni - quindici pagine - che mischiavano un po’ di tutto, liberismo tipo Partito radicale, dirigismo tipo Rifondazione comunista, no-Tav, ecologia e «chilometro zero», talvolta con una pignola attenzione a questioni minime. Dopo è venuta la travolgente campagna elettorale, con una lista secca, prima di 10 punti poi di 16 infine di 20, che nelle aggiunte finali inseguivano alcuni cavalli di battaglia di Silvio Berlusconi e della Lega Nord. In più ci sono le parole del leader. Ad esempio l’abolizione dell’Irap, sporadicamente agitata nei comizi, manca sia dal programma sia dai punti. L’abolizione del redditometro, anche. Sull’euro, nei 20 punti compare la richiesta di un referendum. In un’intervista alla Cnn Beppe Grillo si è espresso in modo un po’ diverso: «Non chiedo di lasciare l’euro ma di mettersi attorno a un tavolo e chiederci se è meglio con o senza». Forse attorno al tavolo qualcuno gli potrebbe far notare che i greci pur se esasperati da un’austerità molto peggiore della nostra l’euro vogliono tenerselo, oppure che il default l’ha rischiato anche l’Ungheria con una moneta propria. Il punto primo tra i 20 è il «reddito di cittadinanza», ovvero i mille euro al mese a ognuno che sia senza lavoro, perlomeno 25 miliardi all’anno: trovarli forse dall’evasione fiscale, ma come, dopo aver abolito Equitalia? Ha scritto Grillo sul suo blog ieri che a votare per lui sono stati «milioni di giovani senza futuro, spesso laureati» trascinando con loro altri esclusi più anziani, più «piccoli e medi imprenditori che vivono sotto un regime di polizia fiscale»: sarà possibile contentare gli uni e gli altri insieme? E che significa che il reddito di cittadinanza dovrà «sostituire» le spese per pensioni e dipendenti pubblici? Le cifre quadrano poco. Ma se deve soprattutto «tornare di moda l’onestà» si possono prendere dal programma 5 stelle un sacco di innovazioni che non costano nulla. Ci sono tra i primi punti una nuova legge anticorruzione, una legge sul conflitto di interessi (sempre che ci si intenda su che significa) cancellando invece la Gasparri; nell’economia, impedire il controllo azionario a «scatole cinesi», vietare la nomina di condannati al vertice di aziende pubbliche. Ci sono per di più misure che fanno risparmiare, come l’abolizione totale delle province e l’accorpamento dei Comuni sotto i 5.000 abitanti. Attenzione invece alle ingenuità da principianti, come reintrodurre i consigli di amministrazione delle Asl, negli Anni 80 luogo di orride lottizzazioni e ruberie partitiche; oppure abolire le Authority di controllo in favore di una più efficace class action, soluzione all’americana che non funziona nemmeno là, vedansi i mutui subprime e i «titoli tossici».