DAGOSPIA 22/2/2013, 22 febbraio 2013
RELATIONEM
È un sabato mattina di marzo, anno domini 2011, quando sul quotidiano italiano "Il Giornale" appare uno strano articolo, all’interno della inedita rubrica "Sotto La Cupola".
Ad un lettore poco attento il contenuto di quel articolo diceva poco, ma leggendo attentamente quanto diceva in Vaticano provocò una scossa sismica fortissima. L’articolo raccontava la storia di un alto Prelato, senza mai citarne il nome, che stava strutturando un servizio di sicurezza informativo parallelo all’interno dei Sacri Palazzi.
Nessuno avrebbe mai immaginato che da quel articolo si sarebbe arrivati fino al Corvo, ma l’agitazione che provocò nel monsignore interessato fu grande. Stranamente l’articolo non fu inserito nella rassegna stampa che giunge sul tavolo del Papa, attività monitorata da un Monsignore della Segreteria di Stato, nipote di quel monsignore Carlo Maria Viganò alto Prelato a cui si rivolgevano le accuse dell’articolo "Sotto la Cupola".
Come spesso avviene in Vaticano, qualcuno portò alla conoscenza del Papa il piano di Carlo Maria Viganò, che fu spedito a Washington, e che in risposta alle accuse di dossieraggio e spionaggio interno replicò con lettere che incolpavano di ogni tipo di reato i suoi presunti accusatori in particolare il direttore delle Ville Pontificie accusato di furto, il direttore Amministrativo dei Musei Vaticani Don Paolo Nicolini colpevole di voler rubare il posto a Viganò, uomini di finanza come Pellegrino Capaldo accusati di malagestione nelle finanze vaticane e Marco Simeon, quale regista dell’operazione di siluramento.
L’infuocata corrispondenza tra Viganò e Bertone non finirà mai sulla scrivania del Pontefice, nonostante non sia stata maneggiata dal Corvo Paolo Gabriele, aprirà lo scandalo di VatiLeaks.
Un tribunale interno aprì nella primavera del 2011 un’inchiesta per verificare le accuse di Viganò a quelli che erano tutti gli uomini del Segretario di Stato, tribunale presieduto da un amico di Viganò. Nonostante le accuse gli imputati vennero ritenuti tutti innocenti e vittime di fatti calunniosi.
È a questo punto che Viganò tenta l’ultimo appello al Papa, ormai determinato ad allontanarlo dalla Curia, e cioè invoca a sua difesa le deposizioni di tre Cardinali: Comastri, De Paoli, Sardi. Due di questi tre saranno citati dal Corvo, prima della condanna, come direttori spirituali dello stesso.
Il Papa chiede consiglio al Cardinale Lajolo, il quale emette un giudizio senza appello, Viganò non sarà dichiarato degno della porpora cardinalizia e verrà allontanato definitivamente dalla Curia Romana, con un piccolo strano particolare, non lascerà mai l’appartamento nella Città del Vaticano in dispetto al papa, che non volle mai agire con la forza per farlo liberare, minacciando di possedere casse di documenti da usare.
Come mai tra tutti i documenti sottratti al Papa, quelli da cui parte l’attacco a Bertone sono proprio a firma di Viganò? Se la fonte del libro scandalo di Nuzzi è Paolo Gabriele, perché vengono pubblicati documenti che mai furono sulla scrivania del Pontefice, ma appartenenti alla corrispondenza privata di Bertone?
Quale è la connessione tra i due cardinali citati a difesa di Viganò ed il fatto che gli stessi porporati furono indicati da Paolo Gabriele come sue guide spirituali?
Nella Relationem dei cardinali al Papa non si approfondiscono argomenti quali le divisioni della Curia, o come pubblicato da alcuni quotidiani la presenza di lobby, bensì la gestione delle informazioni ed il modo in cui furono divulgate. Gli argomenti scandalistici sono esclusivamente nel carteggio tra Viganò e Bertone.
Infine c’è da fare una valutazione finale. Come è possibile che il fratello gesuita di Viganò, ridotto su una sedia a rotelle a causa di un ictus, abbia denunciato il fratello per avergli sottratto l’eredità milionaria e per aver tentato di farlo passare come incapace di intendere e di volere, accusando anche la sorella di furto?
CARDINALE TARCISIO BERTONECARDINALE TARCISIO BERTONE CARLO MARIA VIGANOCARLO MARIA VIGANO
Risuonano ancora le dichiarazioni del fratello del Nunzio di America che afferma "non desidero che mio fratello faccia ad altri il male che ha fatto a me". Vedremo il tribunale di Milano cosa deciderà.
Alla fine le conclusioni che verranno fuori saranno ben diverse da come appaiono. Un piccolo gruppo di persone stava monitorando, spiando e derubando il Pontefice per gestire la fine del Pontificato e l’elezione del successore, con un’attività di dossieraggio destinata a colpire il Papato di Ratzinger; probabilmente il fatto che qualcuno avesse colpito il candidato più importante di questa "congregazione" senza farlo entrare in Conclave ha fatto esplodere prima le polveri.