Gianni Dragoni, Il Sole 24 Ore 26/2/2013, 26 febbraio 2013
IL GRUPPO METTE IN VENDITA L’«ARGENTERIA»
Alitalia-Cai mette in vendita l’argenteria per non sprofondare. Oltre allo scorporo del programma Millemiglia, un debito per i biglietti premio che, con un tocco magico, si è trasformato in una valorizzazione che sulla carta potrebbe essere di quasi 200 milioni (ma la compagnia non incassa un euro), Alitalia sta facendo cassa usando il tesoro che i Capitani coraggiosi, chiamati nel 2008 da Silvio Berlusconi, hanno trovato nella vecchia compagnia pubblica: gli slot, le bande di decollo e atterraggio negli aeroporti.
Un tesoro di almeno 7-800 milioni di euro, secondo stime prudenziali raccolte dal Sole 24 Ore, che è stato di fatto regalato ai «patrioti» della Cai nel contratto di compravendita firmato dal commissario Augusto Fantozzi. Adesso quegli slot vengono venduti o scambiati dall’Alitalia-Cai di Roberto Colaninno. O a pagamento oppure con altri accordi, in particolare intese commerciali di code sharing, attraverso le quali un’altra compagnia vola con propri aerei ma mette sul volo anche il codice di Alitalia: c’è una contropartita economica che maschera la cessione degli slot.
L’anno scorso Alitalia ha venduto tre-quattro slot nello scalo di Londra Heathrow, l’unico in Europa dove è legalizzato questo commercio, per una somma imprecisata. Alla fine del 2007 l’allora presidente dell’Alitalia pubblica, Maurizio Prato, vendette tre coppie di slot a Heathrow con un incasso di 92 milioni di euro.
Adesso Colaninno ripete l’operazione a Milano Linate, dove il commercio di slot non sarebbe consentito. Secondo indiscrezioni, almeno una coppia di slot di Alitalia a Linate verrà utilizzata dalla spagnola Air Europa, per voli in code sharing Linate-Madrid, dove i passeggeri possono trovare molti voli Iberia per il SudAmerica. Quest’operazione andrebbe a cannibalizzare il volo della brasiliana Tam da Malpensa a San Paolo.
Altri slot, nove coppie secondo indiscrezioni, sono stati trasferiti da Alitalia ai partner Air France e Klm, che hanno spostato a Linate voli che già facevano da Malpensa per Parigi e Amsterdam. E altri ancora potrebbero presto cambiare "proprietario".
Benché queste operazioni siano presentate come code sharing per apparire regolari, di fatto sono un aggiramento delle norme che, in Italia, prevedono che gli slot non utilizzati vengano restituiti e riassegnati da Assoclearance ad altri vettori.
Nel contratto di acquisto della vecchia Alitalia era previsto che, in caso di successive cessioni di slot, la Cai dei «patrioti» berlusconiani avrebbe dovuto restituire metà del ricavato all’Alitalia pubblica: ma solo per tre anni, e il termine è scaduto.
L’Alitalia fa cassa anche in un altro modo. Avrebbe raggiunto un accordo per vendere dieci jet regionali Bombardier Crj900: l’acquirente sarebbe il fondo Tpg (Texas Pacific), per 89 milioni di euro. Ci sarebbe una minusvalenza di 42 milioni rispetto al valore di carico da ammortizzare, ma un effetto tonificante per le esauste casse della Cai.