Camilla Conti e Malcom Pagani, il Fatto Quotidiano 26/2/2013, 26 febbraio 2013
COM’È GRIGIO QUELLO SCEICCO BIANCO
[Facciata a parte, cresce il sospetto che dietro il misterioso acquirente della Roma si celino altri nomi] –
Civitavecchia, dove il suo grande amico Luciano Moggi nei primi anni 60 recitava da capostazione, è stata solo una tappa intermedia vista dal finestrino di una macchina tra un viaggio e l’altro. Perché Michele Padovano, in attesa di arrivare a Roma come nell’allucinazione cantata da Venditti, negli ultimi due anni ha incasellato chilometri e frequentato misteriosi finanziatori con buen retiro maremmano e attività di famiglia nel cuore della Capitale. Non Francesco Angelini, l’imprenditore farmaceutico di casa in zona, 3000 dipendenti, un capitale solido. Il signor Tachipirina, come con poca fantasia era stato soprannominato ai tempi in cui aveva detto di sentirsi pronto a intervenire per dare una mano alla squadra della sua vita. Angelini, nonostante l’entusiasmo di UniCredit fu persuaso dalla sua famiglia a rinunciare e si fece da parte. Padovano, invece, è emerso dal nulla, trovando tra i butteri un anonimo benefattore dalla tasca generosa pronto a finanziare un’avventura nel pallone che vede l’ex attaccante al centro della tela. Ora che il momento sembra arrivato, Padovano non ha mostrato impreparazione.
PROMETTENDO “bombe” e lavorando sottotraccia per rientrare nel mondo che – lamentava dopo la recente condanna in primo grado per associazione a delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti – lo trattava da lebbroso . Ingaggiando per lo sceicco un portavoce, il vivace Gigi Moncalvo che a tarda sera dice: “Sono un professionista e un uomo libero, e nella mia vita non sono stato solo amico di Moggi o direttore de La Padania, per ora aspetto di vedere il seguito della vicenda. Da juventino dico forza Roma e poi faccio una domanda, siete sicuri che Moggi e Padovano si vogliano così bene?”. Il progetto di Padovano, legarsi allo sceicco Adnan Al Qaddumi, colpito da improvviso benessere e passato grazie a un’eredità miliardaria da squattrinato imbianchino perugino a Pinturicchio dei sogni dei tifosi, è un’iperbole che lascia senza parole. La As Roma Spv Llc che dagli Usa sta trattando con Qaddumi protetta dalle larghe, paradisiache oasi del Delaware, studia le carte da un anno, ritiene che i soldi ci siano e non sembra esserne impressionata. E anche l’emissione di un comunicato ufficiale: “il potenziale partner è stato oggetto di un’attività di due diligence con riferimento alla disponibilità di risorse finanziarie idonee...” e la data del 14 marzo come ultimo termine fanno pensare che i passi maldestri dello sceicco e i dubbi dei media non abbiano imposto nessun reale stop alla transazione.
IN QUESTA storia fumosa e di non semplice lettura l’apparenza inganna in proporzione contraria al nervosismo dei protagonisti. I soci italiani, ad esempio. La banca che continua a pagare, vorrebbe sfilarsi e fa sapere a gamba tesa di non aver gradito il colpo di scena in salsa araba. L’intervento del direttore operativo di UniCredit Paolo Fiorentino (sorprendentemente netto se si pensa ai concetti felpati dell’istituto): “Siamo scettici e agli americani l’abbiamo detto” e la notizia dell’apertura di un fascicolo in Procura, a Roma, con Orano e Rossi (gli stessi magistrati che indagarono sul tentativo di scalata di Fioranelli) a chiedere delucidazioni alla Consob per verificare l’eventuale sussistenza di illeciti dopo il rialzo in Borsa dei giorni scorsi, hanno impresso accelerazioni, anche scomposte, al quadro d’insieme. Con lo sceicco di Ponte Pattoli che giura la sua buona fede, glissa sui bilanci delle sue società, nega che la modesta abitazione di Cordigliano crudamente mostrata al mondo da Umbria 24 sia davvero il suo rifugio, promette buoni esiti per la squadra, si reca in noti studi di notai per (sic) far controllare i conti della Roma, rilascia interviste, fa sospettare che dietro la sua ambigua figura si nascondano altri nomi. Strani soci (l’addetto di una società di security). Incerte nazionalità. Sul tema, disegnando un passato di cui non si trova traccia, lo sceicco si è confuso più volte. Prima era giordana, poi palestinese, infine diretta discendenza della famiglia reale saudita (di solito si chiamano Al-Saud).
UNO SCEICCO che discetta di fondazioni che portano il suo cognome ignorando come le brochure deputate mostrino nomi di eredi di un lontano patriarca di Nablus, Nabil e Sa’ad. Ma non Adnan. Dimenticato. Cancellato. Alla fondazione Qaddumi sostengono di non conoscerlo. Uniti, nel destino, ad altri 4 milioni di romani.