Gianni Mura, la Repubblica 24/2/2013, 24 febbraio 2013
IL DIO DELLE MAGLIE E IL RE DELL’AFFITTO
VENGHINO venghino siòri e siòre, approfittino dell’occasione. Questa è una rubrica da viaggio, itinerante, per chi ama più la geografia dell’agiografia. Italia, Giappone, Svizzera, Lituania, Francia, Polonia, Sudafrica, Germania, Brasile. Città, paesi e villaggi: Parigi, Obibi, Cagliari, Milano, San Paolo, Roma, Monaco, Pretoria, Mirano, Amburgo, Cordigliano. Non necessariamente in quest’ordine. Si parte da Milano, dal derby. Pronostico: no, grazie. Previsione: non lo finiranno in 22. Sempre a Milano, non s’è spenta l’eco suscitata dalle orribili maglie del Barça. Ricordavano cromaticamente il titolo di un lontano 33 giri di Ivan Della Mea (“Il rosso è diventato giallo”) e i tappini delle bottiglie di spuma. Poiché nemmeno uno stilista uzbeko imbottito di Lsd arriverebbe a tanto, la colpa è tutta del club. Che ha perso perché il Milan ha giocato meglio, ma con quelle maglie avrebbe meritato di perdere comunque, perché esiste un dio minore anche per le maglie e le scarpe. E non va contrariato. Quindi, 2 al Barça. E se poi il Barça si lascia imporre quelle maglie dallo sponsor, cosa dovrebbe fare il Cittadella? È più serio, semplicemente.
Non semplice, invece, spiegare alla casalinga di Voghera e anche a suo marito perché Cellino resta in carcere e Pistorius no. Ne sarebbe uscito Pistorius se avesse la pelle nera e non fosse famoso? Ne dubito. Ma questi sono i grandi casi di sangue. A me interessa molto di più sapere se e quando tornerà al lavoro Angela Bruno, la dipendente della Green Power costretta a subire le battute da caserma di Berlusconi a Mirano e poi a smentire un comunicato tarocco della ditta (1) in cui si dichiarava onorata delle attenzioni.
Attenzioni che merita Innocent Emeghara, che il Siena ha preso in prestito dal Lorient: 4 partite, 4 gol, voto 7.5. Complimenti a chi l’ha scoperto. Su Sw c’è la sua storia: cresciuto nel villaggio di Obibi, in Nigeria, poco cibo e tanto pallone, adolescenza a Zurigo. Episodi di razzismo da segnalare? Uno, classico: la polizia che ferma l’auto su cui viaggia con un amico svizzero. A Emeghara chiedono i documenti, allo svizzero no. A Siena i compagni hanno deciso di chiamarlo Cesare, Innocent non ci riescono. Potrebbero provare con Inno, suona bene. A proposito dell’opposto di top player, ho letto sulla Gazzetta che 7 degli undici del Corinthians di San Paolo che ha vinto il mondiale per club in Giappone sono tornati in Brasile perché in Europa non li voleva più nessuno, e uno (Danilo) stessa sorte in Giappone. Questa armata Brancaleone dei respintivincitori è composta da Cassio (Psv), Guerrero (10 anni in Germania tra Bayern e Amburgo), Alessandro (Dinamo Kiev), Paulo André (Le Mans), Fabio Santos (Monaco), Paulinho (Lituania e Polonia), Emerson (Rennes).
Dalla cruna dell’ego non è invece passato Oscar Giannino e un po’ mi dispiace, lo vedevo come un personaggio dei fumetti (Eta Beta) e non sono deluso dalle due lauree che s’è inventato (come il master). Nel campo delle invenzioni preelettorali molti lo superano. Di veramente grave c’è la partecipazione allo Zecchino d’oro, smentita dal Mago Zurlì in persona. Ma cos’è diventata la politica in Italia? Se io mi candidassi, ma non succederà, e tra i titoli di merito mettessi la vittoria in una corsa nei sacchi sul lungomare di Bellaria nel ’59, sarei più votato? O sarebbe meglio l’appartenenza al Circolo dei Castori? Meglio andare a Parigi, oggi Beckham scende in campo col Psg, partendo dalla panchina. Da quando è al Psg, in attesa di una degna dimora, dorme in una suite che costa 17mila euro al giorno, cioè 510mila al mese. Ecco, Ancelotti non si stupisca se tutti giocano la partita della vita contro il Psg e gli emiri che lo finanziano.
A ognuno il suo emiro. Quello che vuole entrare nella Roma si chiama Adnan Adel Aref Al Qaddum Al Shtewi. Già due anni fa voleva rilevare l’Acqua Marcia e non se ne fece nulla. Vive tra Ponte Pattoli e Montelaguardia, in una casa normale, per nulla lussuosa. Moglie impiegata comunale, figlio appuntato dei carabinieri in Toscana, figlia con lui nell’Amyga srl, società di intermediazione petrolifera. Gente che lavora, insomma, e che non merita ironie. Ma un emiro con un figlio carabiniere non sarebbe riuscito a inventarlo neanche Cesare Zavattini (8,5) uno che di storie strane ne ha raccontate tante. Nessuno sfoggio di ricchezze, più che agli emirati vien da pensare agli emigrati.