Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2013  febbraio 26 Martedì calendario

IL MOTU PROPRIO DI RATZINGER. SI PUO’ ANTICIPARE IL CONCLAVE —

La data del Conclave e, sulla scorta dell’esperienza di Vatileaks, la minaccia di scomuniche a «collaboratori» dei cardinali e laici per garantire la riservatezza assoluta. L’essenziale è ciò che si prevedeva: se i termini per l’ingresso degli elettori nella Sistina restano gli stessi, 15-20 giorni da quando comincia la sede vacante, «lascio peraltro al Collegio dei Cardinali la facoltà di anticipare l’inizio del Conclave se consta della presenza di tutti i Cardinali elettori», scrive Benedetto XVI. Con il Motu proprio pubblicato ieri, insomma, il Papa non dispone l’anticipo del Conclave ma permette ai cardinali di deciderlo, se lo vorranno. Del resto ai cardinali è riconosciuta anche «la facoltà di protrarre, se ci sono motivi gravi, l’inizio dell’elezione per alcuni altri giorni», ma sempre entro il massimo di 20 da quando la Chiesa non avrà più un Papa, e cioè dalle otto di sera del 28 febbraio.
A scegliere la data, nelle «congregazioni» che si riuniranno all’inizio di marzo, sarà il Collegio cardinalizio al completo, elettori e anche non elettori ultraottantenni. È richiesta la maggioranza assoluta (50 più 1). Alcuni cardinali di Curia avevano «sollecitato» la deroga a un regolamento — la «Costituzione apostolica Universi Dominici Gregis» — che era stato pensato da Giovanni Paolo II nel caso di morte del Papa, e non di dimissioni: perché aspettare se Benedetto XVI ha annunciato la sua «rinuncia» l’11 febbraio ed è probabile che giovedì i cardinali siano già tutti a Roma per salutarlo? Si potrebbe fare il 10 o l’11 marzo. Altri, come l’arcivescovo di New York Timothy Dolan, non sembrano invece gradire l’anticipo: «Serve pazienza, ci sono tante questioni delicate da affrontare».
Il quorum dell’elezione resta fissato a due terzi, si aggiunge «almeno due terzi» dei «presenti e votanti» per precisione. Ma nelle pieghe del breve Motu proprio (datato 22 febbraio, festa della Cattedra di San Pietro) c’è dell’altro. Dettagli significativi. Il maggiordomo «corvo» non è un bel precedente. Così collaboratori dei cardinali, confessori, medici, addetti alla mensa e alle pulizie, tecnici incaricati di bonificare la Sistina da cimici e strumenti di registrazione audio e video e insomma tutte le persone «che per qualsivoglia motivo e in qualsiasi tempo venissero a conoscenza da chiunque di quanto direttamente o indirettamente concerne gli atti propri dell’elezione e, in modo particolare, di quanto attiene agli scrutini avvenuti nell’elezione stessa, sono obbligate a stretto segreto con qualunque persona estranea al Collegio dei Cardinali elettori», si legge. Con un’aggiunta significativa: se prima, anche nel giuramento che vincola al «segreto assoluto», si parlava di «sanzioni spirituali e canoniche» comminate dal Pontefice, ora si scrive nero su bianco che per chi infrange il segreto ci sarà «la scomunica latae sententiae riservata alla Sede Apostolica». Eventuali epigoni del corvo sono avvertiti: la scomunica è quella automatica, scatta senza bisogno che il colpevole sia scoperto.
La scomunica non è prevista «per rispetto» nei confronti dei cardinali, che semmai se la vedono direttamente col Papa. Del resto lo scrupolo di riservatezza c’è anche in un altro punto. La Costituzione dice che durante il Conclave «l’intero territorio della Città del Vaticano e anche l’attività ordinaria degli Uffici dovranno essere regolati in modo da assicurare la riservatezza e il libero svolgimento di tutte le operazioni». In particolare «si dovrà provvedere, anche con l’aiuto di Prelati Chierici di Camera, che i Cardinali elettori non siano avvicinati da nessuno durante il percorso dalla Domus Sanctae Marthae (dove alloggiano, ndr) al Palazzo Apostolico». Quel «durante il percorso» è stato aggiunto da Benedetto XVI: a scanso, spiegano in Vaticano, di «conciliaboli» e «saluti» potenzialmente pericolosi.
Gian Guido Vecchi