Riccardo Luna, la Repubblica 26/2/2013, 26 febbraio 2013
WEB ECCO LA RETE WI-FI CHE SFIDA I DISASTRI NATURALI
Quando stavano realizzando Google, Larry Page e Sergey Brin scrissero un breve saggio intitolato
Cosa potremo fare con il web in tascaper
magnificare il giorno in cui avremmo avuto tutti i siti a portata di clic. Era il 1998 e quella visione oggi è ampiamente realizzata. Ma nessuno probabilmente allora aveva immaginato che un giorno avremmo avuto non un sito, non tutti i siti, ma addirittura una rete Internet a banda ultra larga così portatile che possiamo portarcela dietro e installarla dove ci pare. Anzi, dove c’è più bisogno. Per esempio in un campo sfollati, dopo un terribile terremoto: come è accaduto a Mirandola, in Emilia Romagna, il 30 maggio 2012. Il campo si chiamava “Friuli 1” e lì è stato sperimentata per la prima volta una tecnologia ancora mai vista. Una tecnologia
made in Italy,
progettata da due giovani cervelli in fuga che nel 2004 sono tornati in Italia per fare Athonet.
La loro invenzione si chiama PriMo ed è candidata al premio di innovazione dell’anno al Mobile
World Congress che si è aperto a Barcellona ieri: è il più importante evento mondiale dedicato alla telefonia e a Internet in mobilità e Athonet concorre nella categoria “miglior uso della tecnologia in situazione di emergenza o umanitarie”. Quando nel 2004 fondarono Athonet all’Area Science Park di Trieste, Gianluca Verin e Karim El Malki (madre veneta e padre egiziano) si conoscevano da cinque anni. Si erano incontrati a Stoccolma, dove lavoravano per la Ericsson e subito si erano convinti di una cosa: il giorno in cui Internet sarebbe arrivato nei cellulari ci sarebbe stato bisogno di una rete mobile molto più leggera per supportare l’esplosione del traffico di dati. Una rete decentrata che non rimandi sempre ai nodi di Roma o Milano dove si creano tanti colli di bottiglia. Ai tempi la saturazione delle reti sembrava un miraggio: «Magari » gli rispondevano gli operatori ai quali i due giovani
startupper
proponevano il progetto.
Fino a quando hanno trovato le porte aperte presso la protezione civile del Friuli Venezia Giulia. Merito del direttore, Guglielmo Berlasso e di Marco Tessarotto,
un ingegnere elettronico che era rimasto scottato da quello che era successo all’Aquila
dopo il terremoto. Un ponte radio ko, connettività impossibile con linee fisse spente e linee
mobili subito saturate. Quando c’è un terremoto tutti si attaccano al telefono del resto. E così i ragazzi di Athonet e l’ingegnere della Protezione Civile si sono messi a studiare un prototipo: un modo per compattare la rete Internet in un computer con un software in modo da poterla accendere dove serve. Costi bassi, rapidità di installazione massima, facilità d’uso: queste le caratteristiche del prodotto. E così quando è capitato il terremoto in Emilia, il progetto era maturo. Subito dopo la seconda scossa, l’ingegnere Tessarotto è andato a Vicenza a prendere Verin ed El Malki con un furgone: dentro hanno caricato un computer con una antenna (60 chili il peso totale) e sono andati a Mirandola, uno dei comuni più gravemente colpiti dal sisma. Quando sono arrivati in piedi restava praticamente solo la scuola accanto al comune: il tetto però era abbastanza alto per installare il sistema a microcella e issare un palo telescopico di nove metri. Appena due ore più tardi gli sfollati di Mirandola avevano di nuovo le linee telefoniche e l’accesso a Internet.
Un mese dopo il blitz di Athonet,
le squadre di soccorso di Telecom Italia avevano ripristinato le linee fisse e mobili, offrendo il wifi a tutti i circa 500 ospiti del campo. Ma la rete di Athonet è rimasta in funzione: è stata usata per attivare un sistema di videosorveglianza interna che è servito a limitare gli episodi di violenza o piccola criminalità che ogni tanto si verificavano. L’esperimento è finito nell’ottobre scorso, quando il campo “Friuli 1” è stato smantellato. Ma ha avuto un esito talmente positivo che la Protezione civile ha deciso di farne un format: serviranno frequenze dedicate, per questo pare che si ricorrerà alla rete satellitare. L’impatto di questa soluzione potrebbe essere davvero notevole. Perché quando c’è una sciagura come un terremoto o un alluvione, la cosa peggiore che ti può capitare è restare isolato e non poter comunicare. Non sarà più così pare. E tutto è partito in una camera di Stoccolma, nel 1999, dove due giovani ingegneri hanno deciso che avrebbero lasciato il posto fisso in una multinazionale per realizzare una idea per migliorare
il mondo.