F.G., Il Sole 24 Ore 24/2/2013, 24 febbraio 2013
NAZIONI SOBRIE O SPENDACCIONE
Nel Sole Junior del 9 dicembre scorso avevamo dato una risposta all’angosciosa domanda: Che cosa succede al Pil se un signore sposa la propria cuoca? E, in calce a quel pensoso articolo, avevamo approfittato dell’occasione per fare un ripasso di alcuni concetti di contabilità nazionale (della quale contabilità, e in particolare del Pil, avevamo scritto nel Sole Junior dell’inizio dell’anno scorso, l’8 gennaio 2012).
Dato che questa volta abbiamo parlato di uno dei padri fondatori della contabilità nazionale, il premio Nobel dell’economia Simon Kuznets, facciamo ancora un po’ di conti (nazionali). Ci sarà qualche formuletta, ma prometto che non andremo oltre le quattro operazioni.
Avete mai letto "David Copperfield", il famoso libro di Charles Dickens? C’è, in quel romanzo, un personaggio indimenticabile, Mister Micawber. Il quale ci dà una piccola lezione di economia: «Reddito annuo 20 sterline, spesa annua 19 sterline e sei scellini: risultato, felicità. Reddito annuo venti sterline, spesa annua 20 sterline e sei scellini: risultato, miseria».
La lezione è facile da capire. Ed è una lezione che vale sia per una famiglia che per un Paese intero. Come si fa, per un Paese intero, a capire se spende più di quel che guadagna, se vive al di sopra dei propri mezzi, come nel secondo caso della lezioncina di Mr. Micawber? Semplice, basta andare a vedere se i suoi conti con l’estero sono in surplus o in deficit. Ma perché questi conti con l’estero sono la "spia" di un reddito che eccede o meno la spesa?
Per capire questo punto bastano alcune espressioni. Non fatevi spaventare dai simboli: queste non sono neanche equazioni, sono identità contabili. Consideriamo dapprima il caso di un’economia chiusa, cioè senza rapporti con l’estero. In quel caso il reddito prodotto (Y) è utilizzato o per consumi (C) o per investimenti (I):
Y = C + I
Introduciamo poi i rapporti con l’estero: arrivano sulla scena le importazioni (M) e le esportazioni (X). A questo punto sappiamo che ciò che viene prodotto nel Paese può essere non solo consumi e investimenti destinati al Paese stesso ma anche beni destinati a essere esportati: quindi
Y = C + I + X
Però questa espressione non è ancora giusta. I beni consumati o investiti nel Paese potrebbero essere stati anche importati da altri Paesi. Quindi, perché quell’espressione sia giusta, bisogna togliere da consumi e investimenti (cioè da C+I) quei beni (M) che sono stati importati. L’espressione giusta allora è:
Y = C + I - M + X
Adesso spostiamo qualcosa da destra a sinistra e riscriviamo questa identità nel modo seguente:
Y - (C+I) = X - M
A sinistra c’è il reddito prodotto nel Paese (Y) e la spesa del Paese stesso: consumi più investimenti (C+I). A destra c’è il saldo dei conti con l’estero: X-M, esportazioni meno importazioni (tecnicamente si dice: saldo della bilancia corrente con l’estero). Si vede dunque che, quando la spesa (C+I) è più grande del reddito prodotto (il Paese "vive al di sopra dei suoi mezzi", cosa che secondo Mr. Micawber conduce prima o poi alla miseria), l’espressione a sinistra diventa negativa, e quindi deve essere anche negativa l’espressione a destra. Se questa espressione a destra (X-M) è negativa, allora vuol dire che le importazioni sono superiori alle esportazioni, e la bilancia corrente è in deficit. Ecco quindi che una bilancia corrente in deficit indica che un Paese spende più di quel che guadagna. E necessariamente dovrà indebitarsi se vuole mantenere quel "tenore di vita".