Fabrizio Galimberti, Il Sole 24 Ore 24/2/2013, 24 febbraio 2013
IL NOBEL CHE SMONTÒ IL MOTORE DELL’ECONOMIA [
Boom e grandi crisi: Kuznets ha studiato gli alti e bassi della crescita] –
«Dati, dati, dati! Non posso fare i mattoni senza l’argilla»!, esclama Sherlock Holmes, in "The Adventures of the Copper Beeches". Quello di cui aveva bisogno il grande detective per le sue investigazioni - i dati, con cui costruire i mattoni che andassero a sorreggere l’edificio delle sue deduzioni - è qualcosa di cui ha bisogno anche l’economista. Per capire come funziona il sistema economico c’è bisogno innanzitutto di dati: quanto si produce, si consuma, si investe, prezzi, tassi di interesse, cambi, quotazioni di Borsa e così via. E non c’è bisogno solo di fotografare i dati. C’è bisogno della cinematografia, di seguirli nel tempo, di vedere come crescono e come scendono, di collegare gli uni agli altri per stabilire chi determina che cosa...
Simon Kuznets, un economista russo-americano (era nato in Bielorussia ed emigrò in America a 21 anni) ricevette il premio Nobel dell’economia nel 1971. Che contributi diede all’economia? Kuznets avrebbe fatto sua l’esclamazione di Sherlock Holmes. Il professore di Harvard fu uno di quegli economisti che si pongono le domande fondamentali - cos’è che fa muovere l’economia, perché cresce o non cresce - e vanno a cercare la risposta solo dopo aver accumulato i dati e creato una "scacchiera" concettuale in cui collocarli.
Kuznets cominciò col raccogliere "l’argilla". A 24 anni, come ricercatore presso il Social Science Research Council, si dedicò a spulciare i dati sui prezzi per cercare schemi e regolarità nella loro evoluzione e a 29 anni pubblicò un libro sulla "Evoluzione secolare della produzione e dei prezzi". Era affascinato dagli alti e bassi dell’economia, dai boom e dalle crisi: perchè questi su e giù, che cosa determina il "ciclo" dell’attività produttiva?
Di cicli ce ne sono tanti, ce ne sono di brevi e di lunghi. Raccoglieva i dati e talvolta li creava, cioè riempiva i vuoti con tecniche di interpolazione o ipotizzando che i numeri mancanti si muovessero con lo stesso passo di un’altra variabile conosciuta. Kuznets trovò una regolarità, un ciclo che si ripeteva ogni 15-20 anni: divenne il "ciclo Kuznets".
Ma queste erano ancora regolarità meccaniche. Che cosa c’era dietro, che cosa muoveva il ciclo? La domanda è importante, ma bisogna prima di tutto dire che il metodo di Kuznets era quello giusto. Prima bisogna andare a cercare i dati, osservandoli con la freddezza di un entomologo che guarda la frenetica attività di un formicaio. Poi, dopo aver raccolto un buon magazzino di numeri, cercare le regolarità (o la mancanza di regolarità!) in queste evoluzioni. Solo dopo essersi "sporcate le mani" con questo faticoso lavoro di statistica, ci si può sedere sulla poltrona del filosofo e cominciare a teorizzare. Questo ciclo si comporta così perché... e giù una teoria che deve essere coerente con i fatti.
Nel suo discorso di accettazione del premio Nobel Kuznets parlò appunto della crescita economica, dei fattori che la muovono, dei vantaggi e degli svantaggi che comporta. Oggi molte "anime belle" dicono che la crescita economica è andata troppo in là, ci ha portato congestioni e inquinamenti, sete di guadagni e materialismo. Kuznets già quarant’anni fa non era ignaro degli svantaggi della crescita, ma dava una risposta che vale ancora oggi: soppesando vantaggi e svantaggi, vale la pena di crescere: la "decrescita" non risolve i problemi. E l’unica cosa da fare è continuare a crescere cercando allo stesso tempo di minimizzare gli svantaggi. Così come una medicina che è efficace ma comporta effetti collaterali negativi non è da sospendere: bisogna continua a somministrarla per guarire il malato, ma allo stesso tempo preoccuparsi di contrastare con altri mezzi gli effetti collaterali.
La fama di Kuznets è specialmente legata ai "conti di casa". Tutti sappiamo cosa sono i conti di una famiglia e possiamo immaginare il padre e la madre che si siedono attorno a un tavolino e mettono giù le entrate e le spese. Ma i "conti della nazione" come si fanno? Ci sono analogie ma anche differenze fra i conti della famiglia e i conti della nazione, e Kuznets, se non fu il primo a "far di conto", lo fece con tale meticolosità e originalità che merita di essere ricordato come il "padre della contabilità nazionale".
Crescere è bello, ma come dividere la torta è altrettanto importante di come farla lievitare. Kuznets fu sempre attento ai problemi della diseguaglianza nella distribuzione dei redditi. Anche qui, il suo approccio fu quello di mettere assieme prima di tutto l’argilla dei dati, e fu sua la scoperta di un andamento a "U rovesciata" della disparità dei redditi lungo lo sviluppo dell’economia (abbiamo parlato di questo aspetto della diseguaglianza il 18 novembre, guardando agli spunti economici offerti dal "Mastro don Gesualdo" di Giuseppe Verga). Dapprima, quando un Paese decolla, la diseguaglianza cresce: chi si avventura nell’intrapresa si arricchisce, chi crea ricchezza la crea prima per sè e solo dopo per gli altri, il passaggio dall’agricoltura all’industria significa un passaggio dalla povertà a redditi più alti. Poi, col crescere dell’economia, si mettono a disposizione le risorse per l’istruzione di massa, mentre, gli "ex poveri" acquistano più potere e possono influenzare le politiche del governo in favore di una maggiore eguaglianza dei redditi.
Così, come in una U rovesciata, Kuznets osservò che la diseguaglianza, lungo il sentiero di sviluppo di un’economia, prima aumenta e poi diminuisce. Ma lui disse queste cose molti anni fa. Ora, negli ultimi lustri, la diseguaglianza ha ripreso a crescere, per le ragioni menzionate il 18 novembre. Che strumenti ha a disposizione lo Stato per ridurre le diseguaglianze? Ce ne sono parecchi, e uno di questi sta nelle imposte. Di tasse e imposte parleremo domenica prossima.