Nicola Porro, il Giornale 23/2/2013, 23 febbraio 2013
L’AGNELLI IN NERO E LA MARGHERITA
Oggi ci mettiamo nei pasticci. La zuppa si occupa dell’eredità dell’avvocato Agnelli. In questa storia c’è tutto. I conti segreti all’estero, gli odi tra madre e figlia e tra madre e figlio, il ruolo dei nipoti (John Elkann, oggi maggiore azionista della Fiat) e quello degli avvocati della real casa (Gabetti e Franzo Grande Stevens). Lo facciamo sentendo una parte, Emanuele Gamna, che per conto della figlia dell’Avvocato, trattò la spartizione del tesoretto: insomma è l’uomo che sa tutto. Andiamo al dunque. Secondo le carte, appena depositate, del pm milanese Fusco, Gamna, anche se solo in linea teorica, avrebbe complottato con la parte avversa (e cioè Marella vedova di Gianni Agnelli e mamma di Margherita) ai danni della sua assistita. Siccome da queste parti si tende a rifuggere l’ipocrisia, diciamo subito che piacerebbe anche a noi subire un complotto così favorevole. Che ha portato a una spartizione del tesoretto Agnelli tutto a favore della figlia ( assistita nella fase della divisione ereditaria appunto da Gamna) e a disfavore della moglie. Con una fondamentale postilla che riguarda il controllo della Fiat: di fatto già consegnato in mani sicure al nipote dell’Avvocato, John,dato che l’acquisto della quota di minoranza in mano a Margherita per 109 milioni, poco sposta il quadro. Sì, è un casino. Ma seguiteci ancora per un po’. Pochi mesi dopo la morte del proprietario della Fiat si arriva a un accordo tombale tra madre e figlia Agnelli, uniche due eredi. A Margherita sono concessi 1,2 miliardi di euro (compreso l’acquisto delle sue quote di minoranza nella società semplice Dicembre, cuore del controllo del Lingotto) e alla madre 250 milioni. Come è del tutto evidente alla figlia sono dunque arrivati 500 milioni in più rispetto a quanto le sarebbe spettato in una successione ordinaria. Un bell’affare. Anche se fin dal 2003 Margherita supponeva checi fosse stata una donazione monstre probabilmente di 600 milioni fatta dal padre in vita a terzi. E di cui non si è più trovata traccia.
Ciò però non porta la pace: la figlia dell’Avvocato, mesi dopo, sostiene che il tesoretto estero del padre era molto superiore e che dunque la sua quota di eredità, che sembrava molto generosa, era in realtà inferiore a quanto le sarebbe spettato.
«Per quanto riguarda le società offshore dell’Avvocato, più articoli affermano che sarei stato io ad averne riferito l’esistenza a Margherita, ma è vero il contrario» confessa alla Zuppa l’avvocato Gamna. Che continua: «Io non disponevo di alcun elemento al riguardo, dato che né Gabetti, né Grande, né John Elkann, accettarono mai di darmi lumi; fu invece il signor Maron che fornì a Margherita, già nella primavera 2003, tutte le indicazioni sulle strutture estere con esatta indicazione delle società e dei trust coinvolti, mentre Margherita già conosceva l’esistenza di Alkyone (Fondazione estera, nda ) da anni, dato che da quella società aveva ricevuto i primi 100 milioni neri già nel 1999. Quando io chiesi lumi a John Elkann nel dicembre del 2003, lui mi rispose che- dato che lui e sua nonna avevano accettato di attribuire a Margherita l’intero attivo contenuto nelle scatole estere di cui Marg herita, grazie a Maron, era venuta a conoscenza- si rifiutava di fornirci alcuna indicazione ulteriore sia sulla genesi di quegli attivi sia sui contenuti di quelle società e sui loro trascorsi. Questo silenzio giustificò in cambio la dazione a Margherita di 1.200 milioni e la rinuncia formale di Margherita a proporre ulteriori istanze». Avete capito cosa dice Gamna? In sintesi che gran parte dell’eredità Agnelli proveniva da fondi neri, che la figlia Margherita ne era perfettamente a conoscenza e che già aveva goduto di queste provviste prima della morte del padre.
Roba forte. Facendo i conti, ci dice Gamna, dei 1.450 milioni di eredità, circa mille provenivano da fondi esteri. La tesi di Margherita è che ce ne fossero molti altri, forse altrettanti, non dichiarati. E a questo fine chiese a Gamna di farsene portavoce e testimone con una serie di dichiarazioni scritte. Gamna era ricattabile, poiché parte della sua parcella (15 milioni)fu pagata all’estero e dunque in nero ( motivo per il quale è stato poi condannato per evasione fiscale). Nonostante ciò Gamna non poteva dire ciò che non sapeva e non lo fece. Anzi Gamna, allo scoppio dello scandalo, denunciò Margherita e il suo nuovo avvocato per estorsione: «Mi volevate far testimoniare su qualcosa che non è vero, usando l’arma della mia parcella in parte incassata all’estero». Da qui la denuncia per estorsione presentata da Gamna al Tribunale di Milano e poi, oggi, la decisione di Fusco di lasciar andare Margherita. Gamna spiega che «la Procura era interessata a scoprire ulteriori fondi all’estero degli Agnelli più che gli intenti estorsivi di Margherita.Forse per ottenere la collaborazione indispensabile di Margherita ha sacrificato le mie accuse sull’altare della collaborazione della figlia dell’Avvocato, anche se sono accuse assai ben documentate. Alla fine però è evidente che né Margherita né la Procura sono riusciti a trovare ulteriore nero rispetto a quello già accertato ed ecco che viene «supposto» questo doppio gioco che io avrei ordito e che avrebbe giustificato l’estorsione di Margherita nei miei confronti; solo che si tratta di una pura invenzione che serve a salvare Margherita e butta un altro po’ di fango gratuito su di me».
Ma la brutta storia dell’eredità Agnelli non è certo finita qui. L’agenzia delle entrate ha preteso (solidarmente) 40 milioni di euro per chiudere le pendenza da madre e figlia. Ma a pagare è stata solo Marella, anche se per l’intera cifra.E presso la cancelleria del tribunale del canton Vaud ( dove risiede Margherita) i legali di Marella hanno depositato un’ingiunzione di pagamento per il debito fiscale che Margherita si è finora ben guardata dal pagare.