Elisabetta Ambrosi, il Fatto Quotidiano 23/2/2013, 23 febbraio 2013
CARO MASCHIO BYE-BYE
Fragili, disorientati, perennemente in fuga. Incapaci di accettare, e vivere come un’opportunità, la rottura dei vecchi ruoli sociali, e al tempo stesso non più in grado di svolgere le funzioni dei loro padri. Gli uomini di oggi appaiono, senza margini di dubbio, in crisi: “sul lavoro, con l’altro sesso, con se stessi”. Una crisi forse irreversibile, comunque preoccupante. È la tesi del nuovo libro di Simone Perotti, Dove sono gli uomini? Perché le donne sono rimaste sole (Chiarelettere), andato in ristampa dopo pochi giorni e che tanto clamore sta suscitando sul web. Attraverso un sondaggio sottoposto a centinaia di donne dai trenta ai cinquant’anni, lo scrittore, scultore e skipper, teorico del downshifting (l’arte di cambiar vita, raccontata nei best seller Adesso Basta e Avanti tutta) ha dato voce alla frustrazione di tante donne, incarnata dalla fatidica domanda di Bianca, una delle protagoniste del libro: “Ma gli uomini, quelli che venivano a salvarti quando avevi un problema, che fine hanno fatto?”. Perché, dicono in molte, “tra uomini che si dimenticano di farsi avanti, sensi di colpa verso le mogli, fughe rocambolesche e problemi di erezione” oggi anche una semplice uscita può diventare complicata. Figuriamoci una vita. Forse in questa chiave si spiega, secondo l’autore, il successo delle Cinquanta Sfumature: “Un uomo che la butta giù dura, io sono così e ti prendo così, genera un fascino straordinario”, dice.
IL LIBRO è nato da una constatazione: gli uomini sono diventati invisibili. Se volete cercarli, li troverete solo nei locali notturni per soli uomini, in ufficio per tutto il tempo che possono, nei pochi sport maschili rimasti, infine nelle chat. Al contrario, a frequentare corsi di vela, tango, yoga, ma anche free climbing, cucina e sommelier sono prevalentemente le donne. Le stesse che affollano, spesso da sole, ristoranti e cinema e oggi anche i negozi di bricolage. Insomma sono ovunque, viaggiano per piacere e amicizia, si incontrano, praticano mille hobby, vivono con passione.
“Una generazione di donne così autonome, coraggiose, piene di energia, noncuranti del giudizio sociale, pronte a percorrere strade nuove non si era mai vista”, sostiene l’autore. Donne che, di fronte al tracollo maschile, magari decidono che non vale più la pena di cercare: meglio vivere senza un compagno fisso, rinunciando al sesso. Oppure optare per altre strade, quelle che le protagoniste raccontano: scegliere la bisessualità, andare con ragazzi molti più giovani, decidere di condividere un uomo (ma senza la malinconia dell’amante), averne uno per ogni occasione.
Nel tentativo di superare modelli che vadano oltre i vecchi ruoli di moglie e di madre - portando silenziosamente fino in mondo le battaglie femministe delle madri - c’è anche la scelta, consapevole e non subita, di non fare figli. Ma il dinamismo del mondo femminile non resta confinato nel piano privato. Perché anche sul piano pubblico le donne non hanno smesso mettersi in discussione. Persino decidendo, una volta arrivate al potere, di abbandonarlo di nuovo. “Potere, intrighi, cordate, e poi ore e ore di lavoro, nessuno spazio per la creatività, le relazioni, la famiglia, i figli, l’amore, la vita”: non ci interessa, grazie.
Qualcuno potrebbe obiettare che lo schema raccontato dal libro è quello, lineare e già visto, che sociologi e sessuologi ripetono da qualche anno: il maschio ha perso la sua funzione e la sua virilità va in pezzi, e per questo, anche diventa violento. Ma le tesi di Perotti sono più raffinate e la faccenda più complessa (e tragica): come mai le donne riescono a trovare il coraggio di rompere - schemi, relazioni - e gli uomini no? Perché questa paura di esporre la propria vulnerabilità e manifestare emozioni troppo spesso represse? Possibile che gli uomini siano privi del “coraggio delle scelte in un mondo che cambia vertiginosamente, sempre in ritardo nella loro storia evolutiva”?
Qualcosa, però, si sta muovendo, se è vero che sempre più uomini cominciano ad affollare le anticamere degli psicoanalisti. Forse, ammette l’autore, le cose potranno cambiare, a patto che gli uomini imparino a “ammettere la loro condizione di spaesamento”, a “concedersi nuovi sogni e il coraggio per seguirli”.
SAREBBE stato interessante, da questo punto di vista, ascoltare direttamente le loro voci. Per scoprire magari che, dietro le apparenze, una nuova generazione di padri e compagni sta nascendo, nonostante le contraddizioni. Quelle contraddizioni da cui non è esente per nulla neanche il mondo femminile, probabilmente meno pacificato, e felice, di come Perotti lo racconta (specie di fronte alla rinuncia a un figlio). C’è poi un’altra domanda che resta senza risposta: se è vero che “gli uomini sono sempre meno pronti a rischiare l’osso del collo per arrampicarsi sulla torre”, se è vero cioè che i principi azzurri sono spariti, è possibile che il motivo stia nel fatto che le donne hanno smesso di desiderarli. E allora la questione da indagare diventa anche quella del reciproco disincanto.