Francesco Grignetti, La Stampa 25/2/2013, 25 febbraio 2013
ECCO COME PARTE LA XVII LEGISLATURA
Oggi si vota ancora per mezza giornata. I seggi chiudono alle 15 e subito dopo comincerà lo spoglio delle schede e presto avremo l’identikit della nuova legislatura. Che sarà la XVII della Repubblica. Ma come comincia questo calcolo?
La prima legislatura iniziò i suoi lavori nel 1948. Non rientra nel conteggio l’Assemblea costituente, l’organo legislativo elettivo che discusse e approvò la Costituzione della neonata Repubblica. Alle elezioni per la Costituente per la prima volta in Italia ebbero diritto di voto tutti gli italiani maggiorenni (allora a 21 anni di età), maschi e femmine. Le sedute della Costituente si svolsero fra il 25 giugno 1946 e il 31 gennaio 1948. Da quel momento inizia il conteggio delle legislature che arriva fino a oggi.
Per la prima volta nella storia della Repubblica si vota in pieno inverno, con inediti problemi di maltempo. Perché?
Colpa degli automatismi. Quando il premier uscente Mario Monti diede le dimissioni, l’8 dicembre scorso, è iniziato un conto alla rovescia che ha portato alle date di ieri e oggi. Come recita l’articolo 61 della Costituzione, le elezioni delle nuove Camere hanno luogo entro 70 giorni dalla fine delle precedenti. La prima riunione ha luogo non oltre il ventesimo giorno dalle elezioni. Finché non siano riunite le nuove Camere sono prorogati i poteri delle precedenti.
Le legislature durano cinque anni, salvo scioglimento anticipato. Ma non è sempre stato così. Com’era in passato?
Fino a una legge di modifica costituzionale del 1963, che ha riscritto gli articoli 56, 57 e 60 della Costituzione, la Camera dei deputati era eletta per cinque anni, il Senato per sei. I costituenti avevano dibattuto a lungo e scelto scadenze sfalsate. È soltanto dal febbraio 1963 che la durata delle legislature di Camera e Senato è stata equiparata.
Qual è l’unico caso previsto dalla Costituzione, in cui si potrebbe rinviare il voto alla scadenza naturale di una legislatura?
La durata di ciascuna Camera può essere prorogata solo attraverso una legge specifica e soltanto in caso di guerra. L’Italia infatti ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali (articolo 11 della Costituzione), ma allo stesso tempo, con amaro realismo, prevede che, in caso di conflitti, le Camere deliberino lo «stato di guerra» e conferiscono al Governo i poteri necessari (articolo 78). Spetterà poi al Presidente della Repubblica, che ha il comando delle Forze armate e presiede il Consiglio supremo di difesa, dichiarare lo stato di guerra deliberato dalle Camere.
Come si sa, gli eletti della Camera sono 630 e quelli del Senato sono 315. Ma non è sempre stato così. Come è andata nei primi quindici anni di vita della Repubblica e peché si è deciso di cambiare?
Dal 1948 al 1963, il numero dei parlamentari eletti è stato variabile. La Costituzione prevedeva a Montecitorio un deputato ogni ottantamila abitanti o per frazioni superiori a quarantamila. Quanto ai numeri di Palazzo Madama, a ciascuna Regione era attribuito un senatore per duecentomila elettori o per frazione superiore a centomila. Nel 1963 si decise di fissare i numeri una volta per tutte, prevedendo che i seggi sarebbero stati distribuiti in proporzione alla popolazione.
Come vengono calcolati i parlamentari eletti all’estero?
Dodici deputati e sei senatori vengono eletti dagli italiani residenti all’estero, secondo la riforma costituzionale del 2001, ma senza toccare i numeri complessivi. Per accogliere e scrutinare le schede che stanno affluendo da tutto il mondo, oggi si aprono anche i seggi straordinari di Castelnuovo di Porto, presso Roma, ospiti di una struttura della Protezione civile: sono stati mobilitati circa 8.200 scrutatori, 900 rappresentanti di lista e circa 250 dipendenti delle più varie Pubbliche Amministrazioni. Dovranno esaminare le schede di 4.208.977 potenziali elettori, distribuiti in 1.361 seggi della circoscrizione Estero. Il sistema è però farraginoso e si presta a brogli: gli elettori spediscono la loro scheda elettorale ai consolati, che poi le inviano in Italia. In Sudafrica, per colpa di uno sciopero delle Poste, sono in forse ben venticinquemila voti.
Occhi puntati sui prossimi parlamentari, dunque. È un tema spesso dibattuto, la fedeltà o meno al proprio partito. La Costituzione, però, al riguardo è molto chiara. Che cosa si legge infatti all’articolo 67?
Ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato. Non essendo vincolato, quindi, il parlamentare, una volta eletto, risponde solo alla sua coscienza e allo scopo generale di rappresentare il bene comune della Nazione.