Marco Zatterin, La Stampa 25/2/2013, 25 febbraio 2013
NEFERTITI, LA REGINA NON E’ PIU’ UN MISTERO
Nessun complotto o morte prematura. Nefertiti, moglie del rivoluzionario faraone Akhenaton, donna misteriosa e per quanto ne sappiamo bellissima, fu con ogni probabilità reggente del trono egizio se non regina a pieno titolo.
Successe intorno al 1330 avanti Cristo, mentre sulla terra del Nilo governava la XVIII dinastia. Le fonti sono incerte, ma fra il grande re che introdusse il popolo al culto monoteista del globo solare (Aton) e l’altrettanto celebre Tutankhamon, sul trono di Tebe ci furono uno o due sovrani. Un gruppo di archeologi belgi è giunto alla conclusione che la figura di collegamento sia stata Nefertiti. Ovvero, come recita il nome, «La bella è arrivata».
Harco Williams, 56enne professore di Egittologia alla Cattolica di Lovanio, è sicuro di avere le prove. Durante una sessione di scavi in Egitto, una sua ricercatrice - Athena Van der Pierre - ha trovato una preziosa iscrizione in una cava di arenaria a nord di Amarna, la capitale di Akhenaton, che parla di Nefertiti ancora quale prima moglie del faraone nel penultimo anno di regno.
La terza riga dell’iscrizione cita la «grande sposa reale, sua amata, signora delle due terre, Neferneferuaten Nefertiti» e precisa una data che colloca l’iscrizione al sedicesimo anno (terzo mese di Akhet, giorno 15, dunque settembre) dell’era di Akhenaton. Non una cosa di poco conto. Perché, sinora, la più avanzata citazione della regina risaliva al dodicesimo anno.
Proprio questa circostanza ha in passato alimentato le speculazioni sul destino della donna. Gli archeologi hanno scritto che a un certo punto Akhenaton scelse un co-reggente, più o meno nel momento in cui di Nefertiti si perdeva ogni traccia. Era morta? Le era stata preferita un’altra delle moglie dell’harem? Entrambe le soluzioni sono sempre state considerate poco probabili, anche perché la coppia di Amarna ha una fisionomia del tutto speciale tanto nella storia quanto nell’arte egizia.
Akhenaton, re difforme per malattia o gusto estetico, amava farsi ritrarre con moglie e figli. Ha fatto di tutto per tramandare il senso dell’amore per la sua regina e per la sua prole. L’archeologo John Harris, negli Anni Settanta, ha teorizzato che che Nefertiti non solo non era morta, ma aveva cambiato nome e rinunciato al ruolo di sposa reale a fianco del marito. Si sarebbe chiamata Neferneferuaten e quindi Smenkhkare, poi avrebbe lasciato il trono a Tutankhamon, figlio di Akhenaton e di una moglie secondaria, morto giovanissimo, di cui non sapremmo molto se l’inglese Carter non avesse trovato la sua magnifica tomba nel 1922. Ricca al punto da far ritenere che fosse stata allestita con i tesori destinati a un re.
«Ci sono chiare indicazioni che Nefertiti cambiò nome - assicura Willems -. Adesso sappiamo che rimase la moglie del faraone e che fu elevata al grado reale dopo il sedicesimo anno di regno del consorte». L’archeologo di Lovanio pensa che questi sveli il mistero dei due fantomatici successori di Akhenaton. Il cartiglio di Neferneferuaten, tra l’altro, si traduce come «efficace per suo marito». Le nuove informazioni, aggiunge Willems, indicano che Nefertiti regnò per un numero di anni sino a Tutankhamon (da sola, come la grande Hatshepsut, ndr) o ne sia stata una sorte di regina madre». La sua conclusione è ora «che si deve riscrivere la storia della XVIII dinastia». Almeno sino alla prossima scoperta.