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 2013  febbraio 24 Domenica calendario

SCORSESE, IL MAGO DIETRO LE QUINTE

Svelare le radici dell’ispirazione di un grande autore. Scavare nei ricordi, nelle fissazioni, negli incontri cruciali che hanno contribuito a farlo entrare nel mito. Ma anche guardare oltre lo schermo, scoprire i meccanismi della messa in scena, la cura artigianale profusa nei più minimi particolari, la costruzione delle immagini, i rapporti con gli attori e i collaboratori, le manie, i temi ricorrenti, i grandi amori. Martin Scorsese ai raggi X, in una mostra che è una radiografia emozionante del suo talento, ma anche la confessione, mai così aperta, mai così diretta, di una passione esistenziale irrinunciabile: «L’intensità per me è sapere che vale la pena fare i film in un certo modo e sapere che là fuori c’è qualcuno a cui tutto ciò può dire qualcosa». Fino al 12 maggio (e poi da giugno al Museo Nazionale del Cinema di Torino) il mondo di Scorsese è protagonista, al Film Museum di Berlino, di un’esposizione divisa in tre parti che ne scandaglia l’anima raccontando la storia dall’inizio, a Little Italy dove un ragazzino di salute cagionevole trascorreva infiniti pomeriggi al cinema, nutrendo una curiosità affascinata che lo avrebbe accompagnato sempre. Dalle foto in bianco e nero di Elizabeth Street, dove abitava la famiglia Scorsese, dalla figura della madre impegnata a cucinare piatti della tradizione italiana, viene fuori il primo capitolo, «Fratelli», e i primi film, come Mean Streets , con le esistenze in bilico di quelli che stavano intorno a Martin adolescente, alcuni già sbilanciati verso gli orizzonti della criminalità, altri ancora in tempo per la scelta giusta.

Il palcoscenico più importante è la città di New York, ricostruita in un grande plastico dove sono segnalati i luoghi cardine nella narrazione dell’autore, poi, man mano che ci si addentra, prendono corpo i personaggi. Si vede Robert De Niro che si allena a sparare in uno dei monologhi più furiosi di Taxi driver , riappare Jodie Foster prostituta bambina fotografata in mezzo al regista e al protagonista, e poi Liza Minnelli, scintillante nelle musiche di New York New York , omaggio dell’autore all’epoca del musical: «Non volevo che la vecchia Hollywood morisse, anche se, naturalmente, noi eravamo la nuova Hollywood, e quindi eravamo in parte responsabili di averla liquidata. Era l’ordine naturale delle cose». Nessuno, prima di Scorsese, aveva descritto la boxe con la violenza epica di Toro scatenato , di cui sono conservati pantaloncini e guantoni indossati sul set dal protagonista nonchè una lettera di Jack La Motta, e nessuno aveva raccontato, nelle sue pratiche più efferate, la routine quotidiana dei mafiosi di Goodfellas o gli sporchi doppi giochi di Departed . Brani di sceneggiature, carteggi privati, lettere agli attori, vecchie Polaroid, bozzetti, disegni e soprattutto particolareggiati storyboard di film celeberrimi, oltre a 120 minuti estratti da 32 opere del regista, conducono attraverso le altre sezioni della Mostra curata da Kristina Jaspers e Nils Warnecke: «Alcuni oggetti - ha detto il regista - sono stati letteralmente tolti dalle pareti della mia casa e del mio ufficio». Nella zona «Uomini e donne» si vedono gli schizzi firmati da Gabriella Pescucci per i costumi dell’ Età dell’innocenza dove l’impossibile amore tra Michelle Pfeiffer e Daniel Day-Lewis è lo specchio delle rigide differenze di classe su cui era stata edificata la nascente società americana. Le invenzioni scenografiche di Dante Ferretti accompagnano le foto della lavorazione di Gangs of New York e di Hugo Cabret . Ai film fatti e documentati, nella loro genesi e realizzazione, insieme a insostituibili bracci destri come la montatrice Thelma Schoonmaker e il regista e sceneggiatore Paul Schrader, corrispondono i film amati e citati, raccolti in un filmato che va da Hitchcock a Marilyn Monroe nella sequenza degli Uomini preferiscono le bionde in cui canta «I diamanti sono i migliori amici delle ragazze».

Per Scorsese il cinema non è solo gratificazione autoriale o realizzazione di una propria visione artistica. Il cinema è tutto, conoscenza del passato, come nel Mio viaggio in Italia in cui si riallacciano i legami con i maestri del neorealismo, e militanza fattiva, come la creazione della fondazione che si occupa del restauro delle pellicole per «cercare di conservare quella storia e quei film che mi hanno comunque cambiato la vita... perché possano continuare a cambiare la vita di qualcun altro, in futuro». Un ritratto immenso occupa una parete della Mostra nell’area dedicata a agli interessi musicali del regista. Si vede Scorsese in mezzo ai Rolling Stones. Il suo sorriso, mentre scorrono spezzoni del documentario Shine a light e Bob Dylan canta in un video Blowin’ in the wind , è identico a quello del bambino italo-americano che passava i pomeriggi al cinema. Realizzare la passione della vita fa restare giovani per sempre.