Aldo Cazzullo, Corriere della Sera 24/02/2013, 24 febbraio 2013
LE IENE NEL LICEO MILANESE DOVE SI DROGA UN RAGAZZO SU DUE
«Prima andammo in una delle discoteche più famose di Milano, e scoprimmo che più della metà dei maschi aveva preso droga. Il servizio andò in onda e nessuno protestò. Così ci riprovammo con i parlamentari: su 50, sedici avevano assunto stupefacenti, in un caso l’eroina. Ma quel servizio non l’ha mai visto nessuno. Mi arrivò in casa la Guardia di Finanza alle 4 di mattina. Mi condannarono a 5 mesi e 20 giorni per nocumento alle istituzioni, poi commutati in 15 mila euro di ammenda. Nel frattempo ci era passata la voglia di mandare in onda le altre due inchieste che avevamo preparato: tra i piloti d’aereo, scoprimmo che uno su 4 — quando non era in servizio, tra un volo e l’altro — aveva fumato cannabis; e fuori da un liceo scientifico milanese. Qui la percentuale saliva parecchio: più della metà...».
Davide Parenti, 56 anni, è l’inventore delle Iene. E anche il curatore del libro-inchiesta che esce la prossima settimana e si intitola appunto «Droga», con la postfazione di don Gino Rigoldi. «Dentro ci sono le storie che abbiamo raccolto nei sedici anni in cui ci siamo occupati dell’argomento, e quel che abbiamo capito. Per scriverlo abbiamo incontrato il capo dipartimento Politiche antidroga Giovanni Serpelloni. Siamo andati a trovare i finanzieri che combattono il narcotraffico a Malpensa, uno pneumologo dell’Istituto dei tumori, un capo del Sert di Milano, uno psichiatra specialista delle tossicodipendenze, un genetista che lavora con i semi di marijuana che fanno da base anche a molte medicine. Ci siamo letti tutte le cose più recenti uscite nel mondo: manuali di pronto soccorso, opuscoli underground, ricerche sugli animali, libri di storia, articoli di neuroscienze. Siamo andati alle riunioni degli alcolisti anonimi e nei luoghi dove le persone consumano la droga».
Conclusione: «La droga è davvero molto più diffusa di quel che si pensi e soprattutto stanno cambiando i consumi. La cocaina non è più la droga dei ricchi ma imperversa dove c’è il disagio, il vuoto, la povertà di prospettive. La si compra al bar dove si prende l’aperitivo. In ogni discoteca ci sono almeno cinque o sei spacciatori che vendono di tutto. I prodotti più pericolosi sono le pastiglie che escono da laboratori improvvisati: neanche chi le vende sa cosa c’è dentro. I nostri ragazzi muoiono così. E muoiono dentro quelli che dalla droga non sanno ritrarsi».
Dice Parenti di non voler «fare il moralista. Stabilire cosa sia droga e cosa non lo sia è una convenzione culturale: alcol e caffè sono socialmente accettati, ma hanno comunque effetto sul sistema nervoso; la percezione del consumo del tabacco è cambiata completamente, una volta la sigaretta era un elemento di seduzione, ora è un vizio. Io come molti qualche droga l’ho provata. Non è sfiga; è curiosità. Quando facciamo le interviste doppie che mandiamo in onda alle Iene chiediamo sempre: vi siete mai fatti uno spinello? Tutti rispondono di sì, persino Casini, che però da buon democristiano precisò di non aver aspirato... Sono molti meno quelli che hanno il coraggio di ammettere di aver provato altre droghe. Nel nostro programma c’è anche lo "Sconvolt-quiz", in cui ai ragazzi in discoteca alle 4 di mattina vengono fatte le domande più banali: quanti mesi ci sono in una stagione? Quanto fa 3 per 2? Non sanno rispondere, perché sono completamente sconvolti».
«Ci sono quelli che passano oltre. Ci sono quelli che ci restano impigliati. "Farsi" diventa l’unico orizzonte, l’unica ragione di vita. Perdono la socialità, diventano aggressivi, violenti, infelici. Per non parlare della dipendenza fisica. Peggio della cocaina è il crack: dà un effetto che finisce in un attimo, e ti spinge a ricominciare; come un motore che non parte mai. Ce l’ha raccontato un dipendente da crack: "Ogni volta che ci pensi ti dai del pirla da solo, però ogni cinque minuti ti viene voglia di fumare"».
Come funzionano i test antidroga delle Iene? «La prima volta abbiamo usato un meccanismo ingegnoso ma scomodo — risponde Parenti —. Abbiamo applicato uno spugnetta negli orinatoi di una celebre discoteca, e ogni volta la sostituivamo e la analizzavamo. Poi siamo passati a un sistema più semplice. Si simula un’intervista su qualsiasi argomento. Con il pretesto di asciugare la fronte dell’intervistato, si preleva un campione di sudore con un DrugWipe, un rilevatore che ci dice se la persona ha preso droghe — e quali — nelle ultime 48 ore. Tengo a precisare che non abbiamo elenchi di nomi, solo dati di gruppo. I liceali li abbiamo scelti tra gli allievi degli ultimi due anni, e i dati in effetti sono impressionanti. Anche se basta poco per arginarli: una ricerca condotta in India dimostra che i controlli in famiglia funzionano; se anche solo il padre chiede ogni volta al figlio dove va la sera e cosa fa, la percentuale di rischio che diventi un tossico si dimezza. Quanto ai piloti, ci aspettavamo che prendessero cocaina per stare svegli; invece fumano hashish tra un turno e l’altro, per rilassarsi».
Aldo Cazzullo