Gian Guido Vecchi, Corriere della Sera 24/02/2013, 24 febbraio 2013
IL VATICANO E IL TIMORE DI NUOVI CORVI: «NOTIZIE FALSE CONTRO IL CONCLAVE» —
L’ultima volta accadde il 2 agosto 1903, secondo giorno di conclave dopo la morte di Leone XIII. Il cardinale Mariano Rampolla del Tindaro, già segretario di Stato di papa Pecci, cresceva nelle votazioni e il cardinale di Cracovia e della corona d’Austria Jan Puzyna s’alzò dispiegando un foglietto: fino a pronunciare il «veto d’esclusione» contro Rampolla, considerato filofrancese, «in nome e con l’autorità di Sua Maestà Apostolica Francesco Giuseppe, Imperatore d’Austria e Re d’Ungheria». Gran parte del Sacro Collegio non la prese bene, al voto successivo Rampolla guadagnò un voto, ma il 4 agosto venne eletto Papa il patriarca di Venezia Giuseppe Sarto. E fu proprio Pio X ad abolire l’antico ius exclusivae dei sovrani cattolici. Uno spettro che la Chiesa, con una nota della Segreteria di Stato, torna ad evocare 110 anni più tardi, puntando il dito contro «la diffusione di notizie spesso non verificate e non verificabili o addirittura false» per «condizionare» il voto nella Sistina, e insomma contro l’uso dei mass media: «Nel corso dei secoli i cardinali hanno dovuto far fronte a molteplici forme di pressione, esercitate sui singoli elettori e sullo stesso Collegio, che avevano come fine quello di condizionarne le decisioni, piegandole a logiche di tipo politico o mondano». Ecco: «Se in passato sono state le cosiddette potenze, cioè gli Stati, a cercare di far valere il proprio condizionamento nell’elezione del Papa, oggi si tenta di mettere in gioco il peso dell’opinione pubblica, spesso sulla base di valutazioni che non colgono l’aspetto tipicamente spirituale del momento che la Chiesa sta vivendo».
Siamo ad una svolta della storia, dopo la «rinuncia» di Benedetto XVI — dalle 20 del 28 febbraio non sarà più Papa, oggi dirà l’ultimo Angelus — dichiarata la mattina dell’11. E storico è anche l’allarme a difesa della «piena libertà» dei cardinali lanciato dal Vaticano nel tempo dell’informazione globale. Il testo è un lavoro di équipe, dal cardinale Tarcisio Bertone (nella foto) al Sostituto Angelo Becciu, ed è stato sottoposto all’Appartamento, il Papa ne era al corrente. Gli elettori saranno «tenuti» a scegliere «in piena coscienza e davanti a Dio», si legge. Anche il lungo periodo di attesa del conclave — proprio domani uscirà il Motu proprio del Papa che ne permette l’anticipo nella prima metà di marzo — favorisce la diffusione di veleni. La faccenda è «molto seria», spiegano Oltretevere. «Immagini che un cardinale considerato degno di essere Papa sia vittima di una campagna stampa: c’è il rischio che alcuni elettori non lo votino paventando le conseguenze». Torna in forma nuova un problema antico. La Costituzione di Wojtyla che regola il conclave è frutto dell’esperienza di secoli per garantire l’indipendenza del Collegio. Al punto 80 c’è il divieto, pena la scomunica latae sententiae (automatica), di «ricevere l’incarico di proporre un veto» da «qualsivoglia autorità civile». E non basta: «Tale proibizione intendo sia estesa a tutte le possibili interferenze, opposizioni, desideri, con cui autorità secolari di qualsiasi ordine e grado, o qualsiasi gruppo umano o singole persone volessero ingerirsi nell’elezione del Pontefice».
Già ieri mattina padre Federico Lombardi, a Radio Vaticana, non l’aveva mandata a dire su chi «cerca di seminare confusione e gettare discredito sulla Chiesa e sul suo governo, ricorrendo a strumenti antichi — come la maldicenza, la disinformazione, talvolta la stessa calunnia — o esercitando pressioni inaccettabili per condizionare l’esercizio del dovere di voto da parte dell’uno o dell’altro membro del Collegio dei cardinali, ritenuto sgradito per una ragione o per l’altra». Dalla pedofilia a «retroscena» di lotte esiziali e ricatti sessuali, si è scritto di tutto. «Chi ha in mente anzitutto denaro, sesso e potere, ed è abituato a leggere con questi metri le diverse realtà, non è capace di vedere altro neppure nella Chiesa».
Non si pensa ai mass media in generale né solo a loro: ma anche, o soprattutto, a chi li «ispira». L’anno di Vatileaks e del «corvo» pesa. L’attenzione si è concentra sul «dossier» segreto della commissione cardinalizia incaricata dal Papa di indagare. Per mesi Julián Herranz, Jozef Tomko e Salvatore De Giorgi hanno sentito decine di cardinali, monsignori e laici in Curia e non. Tensioni, scontri sottotraccia. Ratzinger vuole trasmettere la pratica al successore perché prosegua la «riforma» interna e vedrà i tre porporati all’inizio della settimana: saranno i «garanti» del passaggio di consegne.
Ieri, al termine della settimana di esercizi spirituali predicati dal cardinale Gianfranco Ravasi al Papa e a tutta la Curia, Benedetto XVI ha parlato del «maligno che sembra voglia permanentemente sporcare la creazione», è tornato sulla necessità di «dare una chiara testimonianza di fede». E alla fine, forse come antidoto ai veleni, si è rivolto affettuoso ai curiali: «Cari amici, vorrei ringraziare tutti voi, e non solo per questa settimana, ma per questi otto anni, in cui avete portato con me, con grande competenza, affetto, amore, fede, il peso del ministero petrino».
Gian Guido Vecchi