Dino Martirano, Corriere della Sera 23/02/2013, 23 febbraio 2013
SHOWGIRL E RECLAMI. IL REBUS IRRISOLTO DELLE «URNE ESTERE» —
SHOWGIRL E RECLAMI. IL REBUS IRRISOLTO DELLE «URNE ESTERE» — Il senatore uscente Esteban Juan Caselli, già ambasciatore argentino presso la Santa Sede tra il 1997 e il 1999, ci riprova a fare il senatore. Ma stavolta il parlamentare fedele a Silvio Berlusconi ha organizzato una lista fiancheggiatrice del Pdl: «Italiani per la Libertà», appunto. La stessa lista che, nella circoscrizione America Meridionale, candida alla Camera la soubrette Ileana Ethel Calabrò molto popolare in Argentina perché nei talk show, oltre a mimare un orgasmo, impartisce lezioni su come si lecca un cono gelato. L’imprenditore Giuseppe Angeli (Pdl), approdato nel 1950 in Argentina, ci riprova pure lui a tornare alla Camera ma senza la casacca di finiano di ferro qual è stato fino al 2010: «Piaccia o no, Berlusconi qualcosa per l’Italia la sta facendo...». Per il resto, la battaglia del voto all’estero in Sud America è caratterizzato da molte riconferme: Riccardo Merlo (centrista sponsorizzato dall’Udc), Fabio Porta del Pd (eletto nel 2008 con 17 mila preferenze), mentre la vera new entry è il manager Francesco Tripodi (M5S) che vive e lavora a Belo Horizonte in Brasile.
Anche in occasione delle elezioni del 24 e 25 febbraio, la circoscrizione estero «America Meridionale» è comunque una sorvegliata speciale perché già nel 2006 e nel 2008 si parlò di brogli e di schede comprate. Tant’è che, stavolta, in Argentina i consolati italiani hanno deciso di inviare una sola volta il plico con le due schede a casa degli elettori: «Se però il postino non ha trovato nessuno in casa, e nell’emisfero australe ora è estate, quella busta è tornata al consolato, magari a migliaia di chilometri di distanza», segnala da Roma lo staff del candidato centrista Riccardo Merlo. E anche se all’estero si è già votato — infatti le schede inviate per posta saranno ritenute valide solo se giunte nelle sedi consolari entro e non oltre le 16 di giovedì scorso — nei comitati dei candidati continuano ad arrivare a valanga le mail di protesta a causa del materiale elettorale non recapitato.
Nella circoscrizione estero (un milione e 100 mila elettori) si eleggono 12 deputati e 6 senatori col sistema delle preferenze (due). E anche nella circoscrizione Europa (che ha perso un deputato a favore del Sud America) i partiti puntano sulle riconferme: Laura Garavini, Gianni Farina, Franco Narducci corrono per il Pd, mentre il Pdl schiera il deputato uscente Guglielmo Picchi, l’imprenditore «greco» Massimo Romagnoli (commercio macchine agricole) che nel 2006 fu eletto con Forza Italia e la new entry Simone Billi. I grillini puntano sul consulente informatico Filippo Burnelli mentre per il Senato la Lista Monti presenta il deputato uscente Aldo Di Biagio (Fli).
Anche quest’anno il sistema del voto per posta ha dimostrato di essere farraginoso e inaffidabile. Spiega Laura Garavini del Pd: «Almeno un quinto degli aventi diritto non avrebbero ricevuto a casa il plico con le schede e il materiale informativo: molti di questi connazionali ci scrivono e ci dicono che nei consolati neanche hanno risposto al telefono... Fortunatamente, però, ci sono state le eccezioni: a Bedford, non lontano da Londra, il personale diplomatico è riuscito a risolvere l’emergenza dovuta al mancato recapito del materiale elettorale». La deputata democratica, che è anche componente uscente della commissione Antimafia, segnala anche altre situazioni anomale: «Purtroppo non ho le prove, altrimenti presenterei una denuncia alle autorità competenti, però mi è stato segnalato che alcuni pensionati sono stati contattati da persone che hanno fatto incetta di buste. Credo che la legge attuale non dia sufficienti garanzie di sicurezza per il voto all’estero: in particolare controlli più stringenti vanno adottati anche per gli appalti esterni che i consolati e le ambasciate danno agli stampatori del materiale elettorale e ai corrieri privati che si occupano di far viaggiare le valigie diplomatiche con le schede fino a Roma». È quindi arrivato il momento, conclude Garavini, di «varare una anagrafe unica degli aventi diritto per superare le differenze tra gli elenchi degli Esteri (Aire) e quello del Viminale».
Dino Martirano