Alessandro Merli, Il Sole 24 Ore 22/2/2013, 22 febbraio 2013
BCE: ITALIANI LA METÀ DEI BOND ACQUISTATI
Quasi la metà dei titoli pubblici acquistati dalla Banca centrale europea per calmare i mercati finanziari fra il 2010 e il 2012, al culmine della crisi dell’Eurozona, sono obbligazioni italiane, secondo le cifre diffuse ieri per la prima volta dalla Bce. Questa ha rivelato anche, nei suoi conti per il 2012, che mostrano un utile di 998 milioni di euro, di aver guadagnato interessi per 555 milioni di euro dai titoli greci in portafoglio e questi, dopo diversi passaggi, dovrebbero essere ripassati al Governo di Atene.
L’istituto di Francoforte aveva in cassa alla fine del 2012 titoli del debito pubblico italiano per un valore nominale di 102 miliardi di euro su un totali di acquisti per 218 miliardi. Molto inferiore l’intervento sui titoli spagnoli (44 miliardi) e sui tre Paesi colpiti più direttamente dalla crisi e costretti a ricorrere agli aiuti internazionali (Grecia, Portogallo e Irlanda). L’importanza degli acquisti di titoli italiani riflette ovviamente le dimensioni del mercato del debito pubblico del nostro Paese (la Bce, come mostra la cartina a fianco, detiene infatti solo il 6% dei quasi 1.700 miliardi di titoli italiani in circolazione contro il 20% di titoli greci e portoghesi), ma anche la convinzione delle autorità che impedire il collasso del debito italiano fosse l’elemento decisivo per evitare la rottura dell’euro.
Gli acquisti sono stati compiuti in base al programma Smp (Securities Market Programme), avviato per la prima volta nel 2010 a favore della Grecia, allargato poi a Portogallo e Irlanda, e riattivato su scala maggiore nell’estate del 2011, quando la crisi ha investito Italia e Spagna. In seguito a una certa normalizzazione dei mercati, è stato poi progressivamente lasciato languire.
Dal suo insediamento alla presidenza della Bce, nel novembre 2011, Mario Draghi ha mostrato di non essere un grande fan del programma. Nel marzo 2012 gli acquisti sono stati di fatto sospesi. Quando la crisi ha colpito nuovamente, nell’estate dell’anno scorso, Draghi ha optato per lanciare il nuovo programma Omt (Outright Monetary Transactions), che prevede un impegno dei Paesi a riforme economiche prima dell’acquisto di titoli da parte della Bce, anche per rispondere alla critiche più pesanti nei confronti dell’Smp, secondo cui agli interventi a favore dell’Italia nell’estate del 2011 era corrisposta una paralisi delle riforme dopo che i mercati si erano calmati.
Con l’annuncio dei dettagli dell’Omt, che finora non è stato utilizzato, l’Smp è stato soppresso formalmente, ma la Bce è impegnata a tenere in portafoglio i titoli acquistati fino alla scadenza. La vita media dei titoli italiani detenuti dall’istituto di Francoforte è di 4,5 anni (leggermente superiore alla media totale di 4,3).
Nel 2012, la Bce ha ottenuto un profitto di 2,16 miliardi di euro (contro 1,9 del 2011), che, dopo accantonamenti contro rischi valutari, sui tassi d’interesse, di credito e sul prezzo dell’oro, si traduce in un utile netto di 998 milioni di euro, in aumento del 37% sull’anno precedente. Come da statuto della Bce, l’utile viene distribuito alle 17 banche centrali nazionali che fanno parte dell’Unione monetaria: a loro è già stato versato un acconto di 575 milioni il 31 gennaio, il resto verrà corrisposto il 25 febbraio, lunedì prossimo.
I 555 milioni di euro ottenuti dagli interessi sul debito greco verranno distribuiti alle banche centrali nazionali e sulla base degli accordi con le autorità europee e il Fondo monetario nel novembre scorso, dopo che la Bce non aveva partecipato con i titoli in suo possesso alla ristrutturazione del debito greco, gli importi dovrebbero essere trasmessi a loro volta dalle banche dei singoli Paesi ai rispettivi Governi per essere poi ripassati ad Atene. Le banche centrali nazionali dovrebbero a loro volta aver riportato degli utili sul debito greco che hanno acquistato per il proprio portafoglio e questi utili andranno trasmessi alla Grecia, ma l’entità non è ancora nota.