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 2013  febbraio 22 Venerdì calendario

ITALIANI DA SALOTTO


È solo un modesto negozio lungo Boulevard Montmartre quello che Adolphe Goupil e il mercante tedesco Rittner inaugureranno nel 1829, ma che a partire dalla seconda metà del secolo si trasformerà in un vero e proprio impero commerciale, in una multinazionale dell’arte con prestigiosi spazi espositivi a Parigi e succursali di vendita in tutta Europa, a New York, in Egitto, in Sudafrica, in Australia. Proprio negli anni in cui nella Ville Lumière inizia a divampare il fuoco impressionista la Maison Goupil diventa la protagonista d’eccezione di un altro racconto, di un momento particolare e fino ad oggi non compiutamente indagato della grande storia dell’arte che vede la nascita di un nuovo gusto collezionistico di respiro internazionale e la diffusione all’estero delle opere italiane.
Con abile strategia commerciale Goupil asseconda i gusti e le mode di quei ceti borghesi ormai presenti in ogni campo dell’economia e della finanza che chiedono scene di un genere più facile e accattivante, in costume settecentesco o di soggetto galante, i boulevard animati, le corse dei cavalli, il piacere della villeggiatura, immagini di vita famigliare ambientate in giardini o interni eleganti che possano offrire una visione più briosa e leggera, più incantata, dell’esistenza. E tra le decine e decine di artisti di diversa provenienza e formazione chiamati a collaborare con la galleria parigina saranno proprio gli italiani a rispondere con altissimi esiti pittorici a queste esigenze. Grazie a lunghe ricerche condotte negli archivi del Museo Goupil di Bordeaux e del Getty Research Institute di Los Angeles, oltre cento opere provenienti da collezioni di tutto il mondo sono oggi per la prima volta riunite a Palazzo Roverella a ripercorrere la vicenda che legò un gruppo straordinario di pittori italiani al celeberrimo «marchio».
«Goupil è stato un antesignano delle più moderne tecniche commerciali, capace di registrare le preferenze del pubblico e addirittura di alimentarle, di indirizzarle. Non solo offriva ai pittori più importanti contratti di esclusiva, ma ne sponsorizzava le opere, presentandole in quegli spazi considerati il palcoscenico più prestigioso dove farsi conoscere, come il Salon, con cui aveva un rapporto privilegiato e di cui pubblicava i cataloghi», ha evidenziato Paolo Serafini, curatore della rassegna. «Naturalmente dai suoi artisti pretendeva qualcosa in più. Il diritto di riprodurne le opere con le tecniche più diverse, dall’incisione alla stampa, alla fotografia, per raggiungere più ampie fasce di mercato e di intervenire direttamente sul loro lavoro. Oltre 1.200 sono state le opere italiane trattate dalla Maison».
Se il contratto con De Nittis ebbe vita breve, per il rifiuto dell’artista pugliese di adeguarsi ai modelli richiesti (da ammirare a Palazzo Roverella quella Strada da Napoli a Brindisi presentata al Salon del 1872), altri rimasero legati a Goupil per anni, come il livornese Vittorio Corcos, raffinato interprete della bellezza e della sensualità femminili. Ma anche Giovanni Boldini, a cui è riservata un’apposita sezione, realizzerà per la Maison alcuni dei suoi più celebri dipinti, tra cui i rarissimi Indolence e Confidences di collezioni private americane e il ritratto di Martha Regnier affiancato in mostra — così come per le scene in costume di Raffaello Sorbi e per opere di altri artisti, tra cui Domenico Morelli — dalle incisioni che ne trasse Goupil, a documentare la diffusione del gusto collezionistico francese nel mondo. Molti altri ancora sono gli artisti italiani che a Parigi trovarono la via del successo grazie al grande editore e mercante, conquistato dalle ambientazioni orientali di Alberto Pasini, dalla magnifica serie dei Saltimbanchi di Antonio Mancini, dai capolavori di Francesco Paolo Michetti e di Rubens Santoro come dalla rappresentazione di vivaci episodi di vita popolare, La visita elettorale di Alceste Campriani vibrante della luce e dei colori del Sud o Uno sposalizio in Basilicata di Giacomo Di Chirico, ritrovato in Messico ed esposto dopo quasi 140 anni. Interessante anche la vicenda del bellissimo dipinto di Edoardo Tofano raffigurante una coppia di giovani sposi che si abbraccia e il cui titolo Seuls venne modificato da Goupil nel più intrigante Enfin...seuls!. Richiestissimo, fu riprodotto in ben dodici tecniche diverse diventando ben presto una delle icone della Maison.
È un’altra forza in campo quella che emerge dalla mostra di Rovigo. Un nuovo, luminoso tassello a comporre il quadro di un’epoca, di una società che ha guardato alla vita in modo più romantico, forse idealizzato, ma che ha saputo aprirsi al progresso tecnologico, a un’arte finalmente alla portata di tutti.